La povertà educativa è un problema sociale che esiste da sempre. Tuttavia, solo recentemente ha iniziato ad essere oggetto di approfondimento non solo nel dibattito pubblico ma anche attraverso studi scientifici: è, infatti, a partire dagli anni ’90 che il tema ha finalmente iniziato a essere oggetto di ricerche e approfondimenti di carattere sociologico, economico e pedagogico che hanno così permesso di mettere sotto i riflettori il tema per i governi, l’associazionismo no-profit ed alcune organizzazioni non governative. Si tratta di un fenomeno più ampio della povertà economica poiché spesso coinvolge minori che non sono in condizione di povertà materiale ma che sono, invece, limitati nella libertà di accesso e di scelta in differenti ambiti di esperienza culturale. La povertà educativa non è nemmeno solo povertà scolastica. In fondo, si tratta di più ampia impossibilità di accedere a risorse economiche, cognitive e culturali per la promozione della propria libertà individuale, ossia esperienze educative di vario genere offerte dal territorio in cui i ragazzi e le ragazze vivono. Questa è la convinzione anche di Save the Children che, nel suo rapporto del 2022 sulla povertà educativa in Italia non manca di citare fattori “a maglie larghe”: il 68% dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 63% non ha mai visitato un sito archeologico e il 50% non è mai entrato in un museo, il 22% non ha praticato sport e attività fisica e solo il 14% dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido. Questo articolo vuole fare luce su alcune dimensioni della povertà educativa in Italia attraverso l’uso congiunto di indicatori costruiti attraverso i dati raccolti da INVALSI durante le Rilevazioni Nazionali che annualmente vengono svolte.

Barabanti, P., La lettura dei dati INVALSI 2023 e la povertà educativa, <<SCUOLA ITALIANA MODERNA>>, 2024; 2024 (6): 21-28 [https://hdl.handle.net/10807/305237]

La lettura dei dati INVALSI 2023 e la povertà educativa

Barabanti, Paolo
Primo
2024

Abstract

La povertà educativa è un problema sociale che esiste da sempre. Tuttavia, solo recentemente ha iniziato ad essere oggetto di approfondimento non solo nel dibattito pubblico ma anche attraverso studi scientifici: è, infatti, a partire dagli anni ’90 che il tema ha finalmente iniziato a essere oggetto di ricerche e approfondimenti di carattere sociologico, economico e pedagogico che hanno così permesso di mettere sotto i riflettori il tema per i governi, l’associazionismo no-profit ed alcune organizzazioni non governative. Si tratta di un fenomeno più ampio della povertà economica poiché spesso coinvolge minori che non sono in condizione di povertà materiale ma che sono, invece, limitati nella libertà di accesso e di scelta in differenti ambiti di esperienza culturale. La povertà educativa non è nemmeno solo povertà scolastica. In fondo, si tratta di più ampia impossibilità di accedere a risorse economiche, cognitive e culturali per la promozione della propria libertà individuale, ossia esperienze educative di vario genere offerte dal territorio in cui i ragazzi e le ragazze vivono. Questa è la convinzione anche di Save the Children che, nel suo rapporto del 2022 sulla povertà educativa in Italia non manca di citare fattori “a maglie larghe”: il 68% dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 63% non ha mai visitato un sito archeologico e il 50% non è mai entrato in un museo, il 22% non ha praticato sport e attività fisica e solo il 14% dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido. Questo articolo vuole fare luce su alcune dimensioni della povertà educativa in Italia attraverso l’uso congiunto di indicatori costruiti attraverso i dati raccolti da INVALSI durante le Rilevazioni Nazionali che annualmente vengono svolte.
2024
Italiano
Barabanti, P., La lettura dei dati INVALSI 2023 e la povertà educativa, <<SCUOLA ITALIANA MODERNA>>, 2024; 2024 (6): 21-28 [https://hdl.handle.net/10807/305237]
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