I più longevi ricorderanno forse, con una punta di nostalgia come si conviene per tutte le cose sulle quali si è deposta la polvere del tempo, la perplessità che ci coglieva quando, da studenti o neospecialisti in medicina del lavoro, scorrendo la tabella delle malattie professionali, alla voce “rumore”, ci si imbatteva in una lavorazione alquanto improbabile, la “ribattitura dei bulloni”. In quegli anni di Prima Repubblica, la fiducia nella legge era tanta, che nessuno pensava ad un refuso, ribattitura per ribaditura. L’idea che sulla Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, sulla prevenzione, fosse piombato un errore, appariva blasfema.Ma perché mai, ci si chiedeva, questi benedetti operai si mettono a ribattere i bulloni? Non gli basta tutto il rumore industriale che c’è? (e allora ce ne era molto!).Mah, valli a capire! Altri tempi! Ma non così lontani dalla logica che sempre ha affidato, nel nostro paese, la redazione di norme cogenti in tema di salute e sicurezza sul lavoro a commissioni composte da membri che non appartengono all’accademia, né alla pratica della sorveglianza, e neppure alla vigilanza, ma sono sufficientemente introdotti in quello strano mondo delle Commissioni Permanenti. Dopo quei mitici bulloni, infiniti sono stati gli esempi di questa bizzarra legislazione, che non origina dai problemi reali del mondo del lavoro, né tanto meno dalla ricerca scientifica, ma da sorgenti inattingibili ai più e del tutto misteriose. Un esempio è la raccolta dei dati ex Art.40 del D.Lgs 81/08, della quale ci siamo già occupati in passato (3) per segnalare le incongruenze del procedimento proposto dalla Commissione (2) ed invocare una attenta e approfondita riflessione. Dopo che tutti i medici competenti sono stati sottoposti nel marzo 2009 ad una frenetica quanto inutile raccolta di dati, sotto la fantasmagorica minaccia di una sanzione amministrativa di €10.500,00 ed utilizzando un bislacco modello che avrebbe reso del tutto inutilizzabili i dati forniti, come in effetti è stato. Da quella infruttuosa esperienza sono passati due anni. Molte cose sono cambiate. Nel mondo, i popoli hanno sostenuto una delle più gravi crisi economiche che si ricordino, la prima di portata globale. Ma nulla ha toccato gli imperturbabili membri della Commissione, che ripropongono oggi un modello che del precedente conserva tutti i difetti (4). I lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria sono suddivisi in venti categorie, fin qui niente di male. Ma quale sarà stato il criterio che ha ispirato la scelta di queste venti categorie, visto che esse non corrispondono né a leggi specifiche, né a precise definizioni? Osserviamo che tutti i lavoratori esposti alle diverse migliaia di agenti chimici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro dovranno essere classificati in un’unica casella. Al contrario, per gli agenti fisici è previsto un elevato dettaglio. Gli anonimi autori dello strumento di rilevazione chiedono di indicare, distinguendoli per sesso, il numero di lavoratori esposti a campi elettromagnetici, a radiazioni ultraviolette naturali (a quelle artificiali evidentemente ci si può esporre senza rischi), a radiazioni ottiche artificiali, a vibrazioni mano braccio e corpo intero, a sovraccarico biomeccanico arti superiori, a movimentazione manuale carichi, a rumore, a ultrasuoni, a infrasuoni. Gli infrasuoni! Quanti saranno i lavoratori italiani sottoposti a sorveglianza per il rischio professionale da infrasuoni? Quindici? Venticinque? E quanti di questi sono maschi, e quante femmine? Per rispondere a questo interessante quesito forse sarebbe bastato consultare i dati che tutti noi medici competenti abbiamo fornito due anni fa. Ma nel caso qualcuno avesse cambiato nel frattempo profilo di rischio o occupazione, eccoci tutti pronti di nuovo ad un nuovo censimento. Peccato solo che gli autori della scheda abbiano dimenticato, tra i rischi fisici, le radiazioni ionizzanti. E’ vero che abbiamo chiuso le centrali nucleari, ma forse ancora qualcuno esposto a radiazioni nel nostro paese c’è, o sbaglio? Per fortuna, le commissioni generate dal federalismo preventivo ci soccorrono in riferimento ad altri rischi. Il microclima, ad esempio, deve essere indicato solo se è “severo”. Già, ma che cos’è un microclima severo? In cosa il termine “severo” differisce da altre possibili aggettivazioni, ad esempio rigido, moderato, modesto, lieve, grave, serio? In questo caso il riferimento è all’opera dello stesso Coordinamento (1): “Gli ambienti nei quali specifiche ed ineludibili esigenze produttive o condizioni climatiche esterne determinano la presenza di parametri termoigrometrici stressanti vengono definiti severi”. Bene, a questo punto basta definire cosa si intenda per parametri termoigrometrici stressanti, ed il gioco è fatto! Anche per il lavoro notturno, la commissione generata dal federalismo preventivo ci informa che il lavoratore deve essere sorvegliato e visitato solo se ha effettuato più di 80 turni notturni in un anno. Interessante.Ma come la mettiamo con tutti i lavoratori sottoposti a sorveglianza perché la legge prevede che, al di là del limite generale di cui sopra, la qualifica di “lavoratore notturno” sia riferita al disposto dei contratti collettivi nazionali? Si tratta, in fondo, solo di poche centinaia di migliaia di persone: i lavoratori della sanità, i custodi, e gli addetti a impianti e servizi continui con orario di servizio su tre turni…bazzecole. L’argomento più serio è un altro. Perché accettare la continua ingerenza di presunti organismi tecnici, in realtà cieco strumento di volontà inquisitorie e demagogiche? Quale altra branca della medicina è oggetto di altrettanta attenzione sanzionatoria, di tanti vincoli burocratici, di così pesanti condizionamenti metodologici? In quale altra parte del mondo si pretende di guidare per decreto ogni singolo atto professionale di un medico del lavoro? Cerchiamo insieme una risposta, ma soprattutto, facciamo quanto in nostro potere per impedire questa deriva che non può risolversi in altro che in gravi danni per la salute e sicurezza dei lavoratori.

Magnavita, N., [From bolts to the re-writing of infrasound], <<LA MEDICINA DEL LAVORO>>, 2011; 102 (2): 216-217 [http://hdl.handle.net/10807/5968]

[From bolts to the re-writing of infrasound]

Magnavita, Nicola
2011

Abstract

I più longevi ricorderanno forse, con una punta di nostalgia come si conviene per tutte le cose sulle quali si è deposta la polvere del tempo, la perplessità che ci coglieva quando, da studenti o neospecialisti in medicina del lavoro, scorrendo la tabella delle malattie professionali, alla voce “rumore”, ci si imbatteva in una lavorazione alquanto improbabile, la “ribattitura dei bulloni”. In quegli anni di Prima Repubblica, la fiducia nella legge era tanta, che nessuno pensava ad un refuso, ribattitura per ribaditura. L’idea che sulla Gazzetta Ufficiale e, di conseguenza, sulla prevenzione, fosse piombato un errore, appariva blasfema.Ma perché mai, ci si chiedeva, questi benedetti operai si mettono a ribattere i bulloni? Non gli basta tutto il rumore industriale che c’è? (e allora ce ne era molto!).Mah, valli a capire! Altri tempi! Ma non così lontani dalla logica che sempre ha affidato, nel nostro paese, la redazione di norme cogenti in tema di salute e sicurezza sul lavoro a commissioni composte da membri che non appartengono all’accademia, né alla pratica della sorveglianza, e neppure alla vigilanza, ma sono sufficientemente introdotti in quello strano mondo delle Commissioni Permanenti. Dopo quei mitici bulloni, infiniti sono stati gli esempi di questa bizzarra legislazione, che non origina dai problemi reali del mondo del lavoro, né tanto meno dalla ricerca scientifica, ma da sorgenti inattingibili ai più e del tutto misteriose. Un esempio è la raccolta dei dati ex Art.40 del D.Lgs 81/08, della quale ci siamo già occupati in passato (3) per segnalare le incongruenze del procedimento proposto dalla Commissione (2) ed invocare una attenta e approfondita riflessione. Dopo che tutti i medici competenti sono stati sottoposti nel marzo 2009 ad una frenetica quanto inutile raccolta di dati, sotto la fantasmagorica minaccia di una sanzione amministrativa di €10.500,00 ed utilizzando un bislacco modello che avrebbe reso del tutto inutilizzabili i dati forniti, come in effetti è stato. Da quella infruttuosa esperienza sono passati due anni. Molte cose sono cambiate. Nel mondo, i popoli hanno sostenuto una delle più gravi crisi economiche che si ricordino, la prima di portata globale. Ma nulla ha toccato gli imperturbabili membri della Commissione, che ripropongono oggi un modello che del precedente conserva tutti i difetti (4). I lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria sono suddivisi in venti categorie, fin qui niente di male. Ma quale sarà stato il criterio che ha ispirato la scelta di queste venti categorie, visto che esse non corrispondono né a leggi specifiche, né a precise definizioni? Osserviamo che tutti i lavoratori esposti alle diverse migliaia di agenti chimici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro dovranno essere classificati in un’unica casella. Al contrario, per gli agenti fisici è previsto un elevato dettaglio. Gli anonimi autori dello strumento di rilevazione chiedono di indicare, distinguendoli per sesso, il numero di lavoratori esposti a campi elettromagnetici, a radiazioni ultraviolette naturali (a quelle artificiali evidentemente ci si può esporre senza rischi), a radiazioni ottiche artificiali, a vibrazioni mano braccio e corpo intero, a sovraccarico biomeccanico arti superiori, a movimentazione manuale carichi, a rumore, a ultrasuoni, a infrasuoni. Gli infrasuoni! Quanti saranno i lavoratori italiani sottoposti a sorveglianza per il rischio professionale da infrasuoni? Quindici? Venticinque? E quanti di questi sono maschi, e quante femmine? Per rispondere a questo interessante quesito forse sarebbe bastato consultare i dati che tutti noi medici competenti abbiamo fornito due anni fa. Ma nel caso qualcuno avesse cambiato nel frattempo profilo di rischio o occupazione, eccoci tutti pronti di nuovo ad un nuovo censimento. Peccato solo che gli autori della scheda abbiano dimenticato, tra i rischi fisici, le radiazioni ionizzanti. E’ vero che abbiamo chiuso le centrali nucleari, ma forse ancora qualcuno esposto a radiazioni nel nostro paese c’è, o sbaglio? Per fortuna, le commissioni generate dal federalismo preventivo ci soccorrono in riferimento ad altri rischi. Il microclima, ad esempio, deve essere indicato solo se è “severo”. Già, ma che cos’è un microclima severo? In cosa il termine “severo” differisce da altre possibili aggettivazioni, ad esempio rigido, moderato, modesto, lieve, grave, serio? In questo caso il riferimento è all’opera dello stesso Coordinamento (1): “Gli ambienti nei quali specifiche ed ineludibili esigenze produttive o condizioni climatiche esterne determinano la presenza di parametri termoigrometrici stressanti vengono definiti severi”. Bene, a questo punto basta definire cosa si intenda per parametri termoigrometrici stressanti, ed il gioco è fatto! Anche per il lavoro notturno, la commissione generata dal federalismo preventivo ci informa che il lavoratore deve essere sorvegliato e visitato solo se ha effettuato più di 80 turni notturni in un anno. Interessante.Ma come la mettiamo con tutti i lavoratori sottoposti a sorveglianza perché la legge prevede che, al di là del limite generale di cui sopra, la qualifica di “lavoratore notturno” sia riferita al disposto dei contratti collettivi nazionali? Si tratta, in fondo, solo di poche centinaia di migliaia di persone: i lavoratori della sanità, i custodi, e gli addetti a impianti e servizi continui con orario di servizio su tre turni…bazzecole. L’argomento più serio è un altro. Perché accettare la continua ingerenza di presunti organismi tecnici, in realtà cieco strumento di volontà inquisitorie e demagogiche? Quale altra branca della medicina è oggetto di altrettanta attenzione sanzionatoria, di tanti vincoli burocratici, di così pesanti condizionamenti metodologici? In quale altra parte del mondo si pretende di guidare per decreto ogni singolo atto professionale di un medico del lavoro? Cerchiamo insieme una risposta, ma soprattutto, facciamo quanto in nostro potere per impedire questa deriva che non può risolversi in altro che in gravi danni per la salute e sicurezza dei lavoratori.
2011
Italiano
Magnavita, N., [From bolts to the re-writing of infrasound], <<LA MEDICINA DEL LAVORO>>, 2011; 102 (2): 216-217 [http://hdl.handle.net/10807/5968]
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