Sul modello di analoghe esperienze internazionali, anche in Italia la produzione della soap opera televisiva – una “fabbrica a ciclo continuo” che richiede ritmi sostenuti di scrittura, ripresa e montaggio, oltre al pieno controllo dei fattori ambientali – si è strutturata (fin dagli anni Novanta) mediante la creazione di centri di produzione appositi, o la riconversione (spesso esclusiva) di spazi già esistenti. Sono nati alcuni “micro-mondi” produttivi, innervati da routine e culture professionali che si ripetono per anni, in stretta integrazione tra una forma “all’italiana” di studio system e le necessità di approvvigionamento delle reti. Attraverso l’analisi dei principali casi nazionali – i Telecittà Studios di San Giusto Canavese, dove sono prodotti Vivere (Canale 5, 1999-2008) e Centovetrine (Canale 5, 2001-in corso); il Centro di Produzione Rai di Napoli, sede di Un posto al sole (Raitre, 1996-in corso); gli studi di Termini Imerese realizzati (tra le polemiche) per Agrodolce (Raidue, 2008-09) –, il saggio intende affrontare uno dei caratteri ricorrenti di questi centri produttivi: l’occupazione di luoghi marginali nelle geografie dell’audiovisivo italiano, tra insularità produttiva, relazioni tra centro (mediale e politico) e periferia, e un pur minimo allargamento degli immaginari spaziali televisivi con l’uso accorto e parsimonioso di location e riprese in esterna.

Barra, L., L'Italia in vetrina. Spazi e modelli produttivi della soap opera televisiva, <<BN>>, 2014; LXXV (578): 55-65 [http://hdl.handle.net/10807/59640]

L'Italia in vetrina. Spazi e modelli produttivi della soap opera televisiva

Barra, Luca
2014

Abstract

Sul modello di analoghe esperienze internazionali, anche in Italia la produzione della soap opera televisiva – una “fabbrica a ciclo continuo” che richiede ritmi sostenuti di scrittura, ripresa e montaggio, oltre al pieno controllo dei fattori ambientali – si è strutturata (fin dagli anni Novanta) mediante la creazione di centri di produzione appositi, o la riconversione (spesso esclusiva) di spazi già esistenti. Sono nati alcuni “micro-mondi” produttivi, innervati da routine e culture professionali che si ripetono per anni, in stretta integrazione tra una forma “all’italiana” di studio system e le necessità di approvvigionamento delle reti. Attraverso l’analisi dei principali casi nazionali – i Telecittà Studios di San Giusto Canavese, dove sono prodotti Vivere (Canale 5, 1999-2008) e Centovetrine (Canale 5, 2001-in corso); il Centro di Produzione Rai di Napoli, sede di Un posto al sole (Raitre, 1996-in corso); gli studi di Termini Imerese realizzati (tra le polemiche) per Agrodolce (Raidue, 2008-09) –, il saggio intende affrontare uno dei caratteri ricorrenti di questi centri produttivi: l’occupazione di luoghi marginali nelle geografie dell’audiovisivo italiano, tra insularità produttiva, relazioni tra centro (mediale e politico) e periferia, e un pur minimo allargamento degli immaginari spaziali televisivi con l’uso accorto e parsimonioso di location e riprese in esterna.
2014
Italiano
BN
Barra, L., L'Italia in vetrina. Spazi e modelli produttivi della soap opera televisiva, <<BN>>, 2014; LXXV (578): 55-65 [http://hdl.handle.net/10807/59640]
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