Nel corso degli anni, la pirateria audiovisiva, e televisiva in particolare, si è imposta tra le modalità attestate di fruizione dei contenuti del piccolo schermo. Da un lato, giustificata nelle pratiche e nei discorsi come modo di colmare le “lacune” dell’editoria e della distribuzione televisiva, per consentire la fruizione anticipata e filologicamente corretta di serie tv altrimenti destinate a marcire nei magazzini o a essere rovinate dal doppiaggio: basti pensare alla visione in streaming o al download sincronizzati alla messa in onda americana, o alle comunità di fansubbing. Dall’altro, penetrata in modo più o meno consapevole nelle diete di consumo degli utenti, giovani e meno giovani, attraverso strumenti pervasivi come YouTube o le condivisioni sui social network. In questo panorama, peraltro in continua evoluzione (ed espansione), l’industria televisiva – al di là delle dichiarazioni enfatiche e delle battaglie legali – non è rimasta a guardare, ma ha provato attivamente a contrastare il fenomeno: l’anticipazione delle date di messa in onda dei telefilm, la trasmissione di versioni in lingua originale sottotitolate, la maggiore attenzione nello sfruttamento della library, la disponibilità e l’anteprima di contenuti online sono tutti passi in quella direzione. Una necessità di riacquisire il controllo di ciò che si è perso, a volte con tentativi maldestri, altre volte con successo, a testimoniare come le ragioni della pirateria siano spesso non tanto ideali, ma di semplice comodità di fruizione. Attraverso alcuni risultati tratti da una lunga ricerca sulla televisione convergente nel contesto italiano, il saggio – da un lato – affronterà le evoluzioni del consumo televisivo, le specificità della pirateria dei prodotti tv (e in particolare dei telefilm), le conseguenze sulla loro circolazione e successo. E – dall’altro lato – racconterà le strategie dell’industria televisiva per “anticipare” la pirateria e per riportare questi consumi su un terreno legale (e, soprattutto, redditizio). In una lotta tra gatto e topo dove spesso è il broadcaster a dover inseguire e “venire a patti” con i pirati, mentre questi trovano nuove strade.

Barra, L., Scaglioni, M., Come il gatto e il topo. L’impatto della pirateria nei consumi televisivi e le reazioni dei broadcaster, in Braga, R., Caruso, G. (ed.), Piracy Effect. Norme, pratiche e studi di caso, Mimesis, Milano 2013: 115- 123 [http://hdl.handle.net/10807/48832]

Come il gatto e il topo. L’impatto della pirateria nei consumi televisivi e le reazioni dei broadcaster

Barra, Luca;Scaglioni, Massimo
2013

Abstract

Nel corso degli anni, la pirateria audiovisiva, e televisiva in particolare, si è imposta tra le modalità attestate di fruizione dei contenuti del piccolo schermo. Da un lato, giustificata nelle pratiche e nei discorsi come modo di colmare le “lacune” dell’editoria e della distribuzione televisiva, per consentire la fruizione anticipata e filologicamente corretta di serie tv altrimenti destinate a marcire nei magazzini o a essere rovinate dal doppiaggio: basti pensare alla visione in streaming o al download sincronizzati alla messa in onda americana, o alle comunità di fansubbing. Dall’altro, penetrata in modo più o meno consapevole nelle diete di consumo degli utenti, giovani e meno giovani, attraverso strumenti pervasivi come YouTube o le condivisioni sui social network. In questo panorama, peraltro in continua evoluzione (ed espansione), l’industria televisiva – al di là delle dichiarazioni enfatiche e delle battaglie legali – non è rimasta a guardare, ma ha provato attivamente a contrastare il fenomeno: l’anticipazione delle date di messa in onda dei telefilm, la trasmissione di versioni in lingua originale sottotitolate, la maggiore attenzione nello sfruttamento della library, la disponibilità e l’anteprima di contenuti online sono tutti passi in quella direzione. Una necessità di riacquisire il controllo di ciò che si è perso, a volte con tentativi maldestri, altre volte con successo, a testimoniare come le ragioni della pirateria siano spesso non tanto ideali, ma di semplice comodità di fruizione. Attraverso alcuni risultati tratti da una lunga ricerca sulla televisione convergente nel contesto italiano, il saggio – da un lato – affronterà le evoluzioni del consumo televisivo, le specificità della pirateria dei prodotti tv (e in particolare dei telefilm), le conseguenze sulla loro circolazione e successo. E – dall’altro lato – racconterà le strategie dell’industria televisiva per “anticipare” la pirateria e per riportare questi consumi su un terreno legale (e, soprattutto, redditizio). In una lotta tra gatto e topo dove spesso è il broadcaster a dover inseguire e “venire a patti” con i pirati, mentre questi trovano nuove strade.
2013
Italiano
Piracy Effect. Norme, pratiche e studi di caso
978-88-5751-706-3
Barra, L., Scaglioni, M., Come il gatto e il topo. L’impatto della pirateria nei consumi televisivi e le reazioni dei broadcaster, in Braga, R., Caruso, G. (ed.), Piracy Effect. Norme, pratiche e studi di caso, Mimesis, Milano 2013: 115- 123 [http://hdl.handle.net/10807/48832]
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10807/48832
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact