Negli ultimi dieci anni il settore sportivo è stato oggetto di attenzione e di cambiamento. Si pensi alle perdite d’immagine e di credibilità nei confronti di alcune discipline sportive agonistiche in seguito ai reiterati scandali come il doping, gli arbitraggi e le partite truccate, o all’esistenza di sistemi o logge che, in barba ai valori dello sport, condizionavano i risultati. Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la struttura voluta appositamente dallo stato per gestire e dirigere lo sport in Italia, ha dovuto riorganizzare se stesso nel momento in cui il sostegno economico statale ed i fondi provenienti dal sistema pubblico sono venuti a mancare. Le federazioni e gli enti di promozione sportiva si sono trovate da un giorno all’altro a risanare i debiti accumulati ed a trovare forme di sostentamento alternative. Il sistema sport in Italia è stato duramente messo in discussione e in alcune situazioni è venuta meno la fiducia degli utenti, degli operatori, delle aziende ed il sostegno dell’opinione pubblica. Nel settore delle attività da palestra è trascorso invece un arco di tempo più lungo da quando si è assistito alla nascita ed alla progressiva implementazione del body building – negli anni ’80 – e successivamente delle varie forme di movimento del fitness; a partire dall’ aerobica nei dieci anni successivi e così via con lo step, lo spinning, il walking, il cardio-fitness, l’aerobox, il cardioweave etc. Oggi il settore del fitness (trad. lett.“essere in forma) e del wellness (trad. let.“stare bene/ benessere”) vanta nel nostro paese un numero di 12.000 palestre, e di 10.000.000 di utenti ed un trend di incremento annuo medio che oscilla su valori compresi tra il 8 ed il 10%1. Questi dati, importanti per avere un’idea del fenomeno, sono però associati ad una ancora alta percentuale di utenti che abbandonano le palestre da fitness per varie motivazioni per lo più riconducibili alla mancanza di capacità, in questi ambienti, di individualizzare le proposte motorie e di adattarle ad ogni singolo utente per genere, età e grado di abilità. Ciò è confermato dal fatto che in questo settore, quando nasce una nuova forma del movimento, i sistemi di comunicazionepubblicizzazione, sospinti da interessi commerciali, propongono la stessa al giovane di 18 anni così come all’adulto con problemi di colonna vertebrale o all’anziano promettendo effetti benefici per l’uomo di tutte le età. Ovvio che così non poteva e non può funzionare in quanto la fidelizzazione dell’atleta/ utente di palestra si ottiene solo a condizione che quanto gli venga proposto lo faccia sentire sempre meglio. È evidente che il sistema fitness-wellness è si è rivelato in questi ultimi anni, non solo per la tipologia degli istruttori ma anche per il basso livello di competenza dei gestori delle palestre, abbastanza illusorio, fittizio e poco rispettoso delle aspettative di salute e benessere degli utenti. Sia dal mondo sportivo che da quello del tempo libero è emersa l’esigenza primaria di cambiare, in tempi brevi e in modo qualificante, la formazione di chi si occuperà della gestione dei servizi e delle strutture per le attività motorio- sportive. Per questa ragione, oltre ai settori dello sport e del tempo libero, importanti mutamenti sono avvenuti anche nelle università dove i percorsi per la formazione degli istruttori, degli allenatori e degli insegnanti di educazione fisica sono stati radicalmente stravolti qualitativamente e quantitativamente. Gli ISEF (Istituti Superiori di Educazione Fisica) dopo oltre quaranta anni di vita hanno chiuso i battenti lasciando il posto alle facoltà ed ai Corsi di Laurea in Scienze Motorie. Il passaggio dagli ISEF alle Facoltà ed ai Corsi di Laurea in Scienze Motorie non è avvenuto senza strascichi e polemiche in quanto il Ministero dell’Università e della Ricerca aveva inizialmente previsto una “trasformazione” delle strutture didattiche esistenti. In realtà non si è trattato di trasformazione ma di cambiamento radicale nell’ impostazione dei curricula. La gestione del processo di trasformazione è stata affidata alle Università che hanno potuto muoversi con l’entrata in vigore di appositi decreti legislativi2; si è proceduto con la istituzione di appositi comitati ordinatori composti da docenti universitari provenienti da svariati settori scientifico- disciplinari ai quali è stato affidato i compiti di gestire il periodo di transizione e di gettare le basi per la costruzione delle nuove facoltà e dei nuovi corsi di laurea. Alcune sedi universitarie ne hanno approfittato per prendere atto del processo di trasformazione conservando e nello stesso tempo potenziando il patrimonio di conoscenze, metodi e contenuti scientifico-culturali presenti negli ISEF mentre in altre sedi si è assistito ad un vero e proprio “colpo di spugna” che ha cancellato completamente il passato ripartendo da zero con una nuova organizzazione didattica. Il primo significativo passaggio che ha caratterizzato questo cambiamento ha portato le università , con il decreto ministeriale 5 agosto 1999, ad attivare a dall’a.a. 1999/00 il Corso di laurea quadriennale in Scienze Motorie che si prefiggeva la formazione degli operatori del movimento nelle seguenti aree: • didattico-educativa finalizzata all’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado; • della prevenzione e dell’educazione motoria adattata, finalizzata all’insegnamento di attività motorie a soggetti di diversa età e a soggetti disabili; • tecnico-sportiva, finalizzata all’insegnamento delle diverse discipline sportive; • manageriale, finalizzata alla organizzazione e alla gestione delle attività e delle strutture sportive. Un elemento sostanziale che emerge dai quattro indirizzi è che, a differenza degli ISEF, i corsi di laurea in scienze motorie quadriennale si orientano verso la formazione di una tipologia più vasta di operatori del movimento. Mentre gli ISEF preparavano il futuro insegnante di Educazione Fisica , il corso di laurea consente una preparazione di base orientabile, a scelta dello studente, verso altri tre ambiti oltre a quello scolastico. L’ambito manageriale-organizzativo è apparso, dall’inizio, un importante elemento di novità per le scienze motorie e siamo convinti che sia stato appositamente inserito per tentare di cambiare la cultura dei futuri dirigenti ed organizzatori delle attività motorie e sportive.

Casolo, F., Il Master in "Management e gestione delle attività e delle strutture motorio-sportive", <<Rivista GENERAZIONI>>, 2006; (6): 131-146 [https://hdl.handle.net/10807/319920]

Il Master in "Management e gestione delle attività e delle strutture motorio-sportive"

Casolo, Francesco
2006

Abstract

Negli ultimi dieci anni il settore sportivo è stato oggetto di attenzione e di cambiamento. Si pensi alle perdite d’immagine e di credibilità nei confronti di alcune discipline sportive agonistiche in seguito ai reiterati scandali come il doping, gli arbitraggi e le partite truccate, o all’esistenza di sistemi o logge che, in barba ai valori dello sport, condizionavano i risultati. Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la struttura voluta appositamente dallo stato per gestire e dirigere lo sport in Italia, ha dovuto riorganizzare se stesso nel momento in cui il sostegno economico statale ed i fondi provenienti dal sistema pubblico sono venuti a mancare. Le federazioni e gli enti di promozione sportiva si sono trovate da un giorno all’altro a risanare i debiti accumulati ed a trovare forme di sostentamento alternative. Il sistema sport in Italia è stato duramente messo in discussione e in alcune situazioni è venuta meno la fiducia degli utenti, degli operatori, delle aziende ed il sostegno dell’opinione pubblica. Nel settore delle attività da palestra è trascorso invece un arco di tempo più lungo da quando si è assistito alla nascita ed alla progressiva implementazione del body building – negli anni ’80 – e successivamente delle varie forme di movimento del fitness; a partire dall’ aerobica nei dieci anni successivi e così via con lo step, lo spinning, il walking, il cardio-fitness, l’aerobox, il cardioweave etc. Oggi il settore del fitness (trad. lett.“essere in forma) e del wellness (trad. let.“stare bene/ benessere”) vanta nel nostro paese un numero di 12.000 palestre, e di 10.000.000 di utenti ed un trend di incremento annuo medio che oscilla su valori compresi tra il 8 ed il 10%1. Questi dati, importanti per avere un’idea del fenomeno, sono però associati ad una ancora alta percentuale di utenti che abbandonano le palestre da fitness per varie motivazioni per lo più riconducibili alla mancanza di capacità, in questi ambienti, di individualizzare le proposte motorie e di adattarle ad ogni singolo utente per genere, età e grado di abilità. Ciò è confermato dal fatto che in questo settore, quando nasce una nuova forma del movimento, i sistemi di comunicazionepubblicizzazione, sospinti da interessi commerciali, propongono la stessa al giovane di 18 anni così come all’adulto con problemi di colonna vertebrale o all’anziano promettendo effetti benefici per l’uomo di tutte le età. Ovvio che così non poteva e non può funzionare in quanto la fidelizzazione dell’atleta/ utente di palestra si ottiene solo a condizione che quanto gli venga proposto lo faccia sentire sempre meglio. È evidente che il sistema fitness-wellness è si è rivelato in questi ultimi anni, non solo per la tipologia degli istruttori ma anche per il basso livello di competenza dei gestori delle palestre, abbastanza illusorio, fittizio e poco rispettoso delle aspettative di salute e benessere degli utenti. Sia dal mondo sportivo che da quello del tempo libero è emersa l’esigenza primaria di cambiare, in tempi brevi e in modo qualificante, la formazione di chi si occuperà della gestione dei servizi e delle strutture per le attività motorio- sportive. Per questa ragione, oltre ai settori dello sport e del tempo libero, importanti mutamenti sono avvenuti anche nelle università dove i percorsi per la formazione degli istruttori, degli allenatori e degli insegnanti di educazione fisica sono stati radicalmente stravolti qualitativamente e quantitativamente. Gli ISEF (Istituti Superiori di Educazione Fisica) dopo oltre quaranta anni di vita hanno chiuso i battenti lasciando il posto alle facoltà ed ai Corsi di Laurea in Scienze Motorie. Il passaggio dagli ISEF alle Facoltà ed ai Corsi di Laurea in Scienze Motorie non è avvenuto senza strascichi e polemiche in quanto il Ministero dell’Università e della Ricerca aveva inizialmente previsto una “trasformazione” delle strutture didattiche esistenti. In realtà non si è trattato di trasformazione ma di cambiamento radicale nell’ impostazione dei curricula. La gestione del processo di trasformazione è stata affidata alle Università che hanno potuto muoversi con l’entrata in vigore di appositi decreti legislativi2; si è proceduto con la istituzione di appositi comitati ordinatori composti da docenti universitari provenienti da svariati settori scientifico- disciplinari ai quali è stato affidato i compiti di gestire il periodo di transizione e di gettare le basi per la costruzione delle nuove facoltà e dei nuovi corsi di laurea. Alcune sedi universitarie ne hanno approfittato per prendere atto del processo di trasformazione conservando e nello stesso tempo potenziando il patrimonio di conoscenze, metodi e contenuti scientifico-culturali presenti negli ISEF mentre in altre sedi si è assistito ad un vero e proprio “colpo di spugna” che ha cancellato completamente il passato ripartendo da zero con una nuova organizzazione didattica. Il primo significativo passaggio che ha caratterizzato questo cambiamento ha portato le università , con il decreto ministeriale 5 agosto 1999, ad attivare a dall’a.a. 1999/00 il Corso di laurea quadriennale in Scienze Motorie che si prefiggeva la formazione degli operatori del movimento nelle seguenti aree: • didattico-educativa finalizzata all’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado; • della prevenzione e dell’educazione motoria adattata, finalizzata all’insegnamento di attività motorie a soggetti di diversa età e a soggetti disabili; • tecnico-sportiva, finalizzata all’insegnamento delle diverse discipline sportive; • manageriale, finalizzata alla organizzazione e alla gestione delle attività e delle strutture sportive. Un elemento sostanziale che emerge dai quattro indirizzi è che, a differenza degli ISEF, i corsi di laurea in scienze motorie quadriennale si orientano verso la formazione di una tipologia più vasta di operatori del movimento. Mentre gli ISEF preparavano il futuro insegnante di Educazione Fisica , il corso di laurea consente una preparazione di base orientabile, a scelta dello studente, verso altri tre ambiti oltre a quello scolastico. L’ambito manageriale-organizzativo è apparso, dall’inizio, un importante elemento di novità per le scienze motorie e siamo convinti che sia stato appositamente inserito per tentare di cambiare la cultura dei futuri dirigenti ed organizzatori delle attività motorie e sportive.
2006
Italiano
Casolo, F., Il Master in "Management e gestione delle attività e delle strutture motorio-sportive", <<Rivista GENERAZIONI>>, 2006; (6): 131-146 [https://hdl.handle.net/10807/319920]
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10807/319920
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact