La tradizionale coltivazione del riso in suoli sommersi modifica sostanzialmente il ciclo biogeochimico e la disponibilità dei nutrienti e dei contaminanti presenti nel suolo. Tra i contaminanti inorganici più critici per la produzione risicola si annoverano arsenico inorganico (Asi) e cadmio (Cd), le cui soglie di concentrazione nella granella sono normate da diversi anni. Recentemente, la crescente attenzione alla salute dei consumatori ha comportato una revisione delle soglie ammissibili che sono scese, nel riso bianco, da 0.20 a 0.15 mg/kg. Inoltre, è imminente l’introduzione di una soglia anche per il nichel (Ni) totale. La necessità di produrre un riso di qualità sempre più elevata, mantenendo al contempo la sostenibilità ambientale ed economica della coltura in un contesto di cambiamento climatico, rappresenta una grande sfida per la risicoltura italiana. Gli adattamenti delle pratiche agronomiche alle necessità di un uso razionale della risorsa idrica, così come l’introduzione di pratiche di agricoltura conservativa e rigenerativa impattano sicuramente la fitodisponibilità dei contaminanti, ma i non tutti i meccanismi che regolano le variazioni delle dinamiche di questi elementi sono state chiarite. Nella letteratura internazionale, la maggior parte degli studi riguarda pedoambienti e varietà diversi da quelli italiani, rendendo le informazioni difficilmente o solo parzialmente trasferibili alla realtà italiana. Per questa ragione, da diversi anni, un gruppo di lavoro che unisce l’Ente Nazionale Risi, l’Università di Torino e l’Università Cattolica di Piacenza studia il trasferimento dei contaminanti inorganici dai suoli al riso prodotto in Italia. I meccanismi che regolano la mobilità nel suolo e l’uptake di As e Cd da parte della pianta di riso sono stati almeno in parte chiariti, ed è stato possibile fornire alcune indicazioni ai risicoltori per diminuirne la concentrazione nella granella. Il comportamento del Ni nel sistema suolo-acqua- pianta in risaia è invece ancora poco noto e le osservazioni sperimentali raccolte fino ad ora sono di più difficile interpretazione. Il presente contributo si propone di presentare un’ampia panoramica sulle ricerche svolte negli anni a questo riguardo, esponendo le dinamiche che regolano il trasferimento suolo-pianta e i risultati degli interventi sperimentati per limitare l’accumulo di As e Cd. Saranno inoltre presentati i meccanismi che condizionano la mobilità del Ni in suoli soggetti a sommersione periodica insieme ad alcuni dati preliminari del programma di ricerca in atto su questo elemento.
Martin, M., Tenni, D., Celi, L., Beone, G. M., Fontanella, M. C., Romani, M., I contaminanti inorganici nel riso italiano: stato dell’arte e prospettive, Abstract de <<13° Convegno AISTECFILIERE CEREALICOLE RIGENERATIVECambiamenti climatici e nuove esigenze qualitative e nutrizionali>>, (TORINO -- ITA, 19-21 June 2024 ), Università degli Studi di Torino, TORINO -- ITA 2024: 28-28 [https://hdl.handle.net/10807/297477]
I contaminanti inorganici nel riso italiano: stato dell’arte e prospettive
Beone, Gian Maria;Fontanella, Maria Chiara;
2024
Abstract
La tradizionale coltivazione del riso in suoli sommersi modifica sostanzialmente il ciclo biogeochimico e la disponibilità dei nutrienti e dei contaminanti presenti nel suolo. Tra i contaminanti inorganici più critici per la produzione risicola si annoverano arsenico inorganico (Asi) e cadmio (Cd), le cui soglie di concentrazione nella granella sono normate da diversi anni. Recentemente, la crescente attenzione alla salute dei consumatori ha comportato una revisione delle soglie ammissibili che sono scese, nel riso bianco, da 0.20 a 0.15 mg/kg. Inoltre, è imminente l’introduzione di una soglia anche per il nichel (Ni) totale. La necessità di produrre un riso di qualità sempre più elevata, mantenendo al contempo la sostenibilità ambientale ed economica della coltura in un contesto di cambiamento climatico, rappresenta una grande sfida per la risicoltura italiana. Gli adattamenti delle pratiche agronomiche alle necessità di un uso razionale della risorsa idrica, così come l’introduzione di pratiche di agricoltura conservativa e rigenerativa impattano sicuramente la fitodisponibilità dei contaminanti, ma i non tutti i meccanismi che regolano le variazioni delle dinamiche di questi elementi sono state chiarite. Nella letteratura internazionale, la maggior parte degli studi riguarda pedoambienti e varietà diversi da quelli italiani, rendendo le informazioni difficilmente o solo parzialmente trasferibili alla realtà italiana. Per questa ragione, da diversi anni, un gruppo di lavoro che unisce l’Ente Nazionale Risi, l’Università di Torino e l’Università Cattolica di Piacenza studia il trasferimento dei contaminanti inorganici dai suoli al riso prodotto in Italia. I meccanismi che regolano la mobilità nel suolo e l’uptake di As e Cd da parte della pianta di riso sono stati almeno in parte chiariti, ed è stato possibile fornire alcune indicazioni ai risicoltori per diminuirne la concentrazione nella granella. Il comportamento del Ni nel sistema suolo-acqua- pianta in risaia è invece ancora poco noto e le osservazioni sperimentali raccolte fino ad ora sono di più difficile interpretazione. Il presente contributo si propone di presentare un’ampia panoramica sulle ricerche svolte negli anni a questo riguardo, esponendo le dinamiche che regolano il trasferimento suolo-pianta e i risultati degli interventi sperimentati per limitare l’accumulo di As e Cd. Saranno inoltre presentati i meccanismi che condizionano la mobilità del Ni in suoli soggetti a sommersione periodica insieme ad alcuni dati preliminari del programma di ricerca in atto su questo elemento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.