Si è detto più volte (Bauman 2001; Gnasso – Parenti 2004;) che il consumo ha una valenza identitaria, ma oggi non è neanche più il consumo di un bene a dare un apporto alla nostra identità, di per se debolissima: lo scarto centrale sta nella capacità di reggere il ritmo del consumo. Questa si esplica soprattutto individualmente, proponendosi come “via appagante” di quella che soprattutto è una condizione di solitudine. La necessità di consumo, di conseguenza, può essere alla base di problemi politici e di governabilità della pace sociale. Inoltre, cosa più sorprendente e, a mio avviso, più interessante per capire l'attuale dinamica socio-economica, può essere un problema per il sistema di mercato (Ilardi 2004). Si può obiettare che lo stato di necessità legato al consumo possa essere reversibile. Obiezione corretta ma necessitante del fatto che si cambino i nostri sogni, ovvero che si vadano a modificare alcuni tratti costitutivi della nostra recente identità sociale. In tal senso è possibile allora mettere a fuoco un livello analitico ulteriore. Muovendosi su un piano estetico, infatti, diviene possibile inserirsi strategicamente (De Certeau trad.2001) in quella dinamica oggi più direttamente coinvolta nei comportamenti individuali di consumo. Lavorando su un'estetica di durata e non sull'attuale estetica dell'effimero (Giaccardi 2004, Gnasso-Parenti 2004), si può iniziare a spostare l'individualismo dominante verso una dimensione personalistica, foriera di una maggiore apertura sociale e di un maggior senso di inclusione. Si può così cominciare a dare risposte anche su un piano esistenziale, affrontando il problema della crescente mancanza di orientamento, ed offrendo una cornice di senso al malessere interiore e allo smarrimento sociale.
Gnasso, S., Consumi, narrazioni, identità, Relazione, in Giornata di studio su consumi e teoria sociale, (Milano, 25-25 November 2011), Università degli Studi di Milano, Milano 2011: 35-36 [http://hdl.handle.net/10807/26044]
Consumi, narrazioni, identità
Gnasso, Stefano
2011
Abstract
Si è detto più volte (Bauman 2001; Gnasso – Parenti 2004;) che il consumo ha una valenza identitaria, ma oggi non è neanche più il consumo di un bene a dare un apporto alla nostra identità, di per se debolissima: lo scarto centrale sta nella capacità di reggere il ritmo del consumo. Questa si esplica soprattutto individualmente, proponendosi come “via appagante” di quella che soprattutto è una condizione di solitudine. La necessità di consumo, di conseguenza, può essere alla base di problemi politici e di governabilità della pace sociale. Inoltre, cosa più sorprendente e, a mio avviso, più interessante per capire l'attuale dinamica socio-economica, può essere un problema per il sistema di mercato (Ilardi 2004). Si può obiettare che lo stato di necessità legato al consumo possa essere reversibile. Obiezione corretta ma necessitante del fatto che si cambino i nostri sogni, ovvero che si vadano a modificare alcuni tratti costitutivi della nostra recente identità sociale. In tal senso è possibile allora mettere a fuoco un livello analitico ulteriore. Muovendosi su un piano estetico, infatti, diviene possibile inserirsi strategicamente (De Certeau trad.2001) in quella dinamica oggi più direttamente coinvolta nei comportamenti individuali di consumo. Lavorando su un'estetica di durata e non sull'attuale estetica dell'effimero (Giaccardi 2004, Gnasso-Parenti 2004), si può iniziare a spostare l'individualismo dominante verso una dimensione personalistica, foriera di una maggiore apertura sociale e di un maggior senso di inclusione. Si può così cominciare a dare risposte anche su un piano esistenziale, affrontando il problema della crescente mancanza di orientamento, ed offrendo una cornice di senso al malessere interiore e allo smarrimento sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.