Sino a qualche anno fa non avevo mai sentito parlare dei whistleblowers e della loro correlazione con la sicurezza degli alimenti. Il whistleblower, in italiano “informatore”, viene definito dal Consiglio d’Europa come “qualsiasi persona che riporti o riveli informazioni relative a una minaccia o pericolo per l’interesse pubblico nel contesto delle proprie relazioni nell’ambiente di lavoro, sia pubbliche che private”. In particolare, il termine “riportare” si riferisce a un processo di resoconto interno a una organizzazione o impresa, mentre il termine “rivelare” si riferisce al resoconto verso un’autorità esterna o verso il pubblico. Detto questo, se pensiamo al contesto della sicurezza alimentare e al purtroppo sempre crescente fenomeno delle frodi alimentari, dovrebbe apparire immediatamente chiara l’importanza degli informatori nel segnalare incidenti o comportamenti non corretti relativi alla sicurezza alimentare e che potrebbero recare gravi danni ai consumatori. L’importanza e ruolo degli informatori nel proteggere la sicurezza e integrità della filiera alimentare è esemplificato da un gravissimo e ben noto caso di contaminazione da salmonella di burro di arachidi negli USA nel 2008 (con 700 persone affette e 9 morte). I tentativi di un manager dell’azienda di svelare all’esterno, ben prima dell’incidente, seri problemi igienici negli impianti insieme a pratiche non corrette di controllo qualità, non furono presi debitamente in considerazione. Da quell’incidente, e non solo, originò l’importante azione americana di includere la protezione degli informatori nel Food Safety Modernization Act del 2011. Anche nel resto del mondo la maggior parte dei paesi avanzati ha adottato specifiche leggi per incoraggiare i lavoratori a riportare condotte non corrette o fenomeni di corruzione. Più abituati a comprendere l’importanza di questi atti coraggiosi di denuncia nell’ambito della criminalità e della corruzione economica, sottovalutiamo ancora la dimensione e pericolosità dei crimini alimentari. Le problematiche e i rischi per gli informatori in ambito alimentare sono esattamente gli stessi di qualsiasi altro ambito e portano spesso a una mancata denuncia del fatto. Per retaggi culturali viziati, gli informatori sono ad esempio associati a stereotipi negativi. Molti lavoratori nell’industria alimentare hanno una stato socio-economico che li rende particolarmente vulnerabili ad azioni di ritorsione (una sorta di bullismo aziendale), o ancora non sanno bene come potere riferire eventi o pratiche potenzialmente pericolose e non conoscono la possibile protezione legale che potrebbero avere contro “punizioni” aziendali messe in atto in seguito al loro resoconto (dalla riduzione di benefit, alla negazione di promozioni, al cambio di mansione, sino al licenziamento). È importante prendere coscienza di come l’azione di whistleblowing o denuncia sia un elemento importante delle prime linee di difesa di un sistema efficiente di gestione della sicurezza alimentare e, di conseguenza, di come sia importante promuoverlo il più possibile. La versione 8 del BRC Global Standard for Food Safety del 2018 riporta come obbligatorio avere un sistema confidenziale di resoconto (sistema di whisleblowing), in linea con la Global Food Safety Initiative (GFSI) che incoraggia lo sviluppo di una cultura della sicurezza alimentare sempre più ampia e inclusiva. L’iniziativa di armonizzazione globale per promuovere l’armonizzazione delle norme e leggi per la sicurezza alimentare attraverso la scienza e l’educazione, ha creato un sito dedicato, disponibile in diverse lingue, per la segnalazione di incidenti relativi alla sicurezza alimentare. Alla fine, “cultura” e “educazione” ritornano come le solite parole magiche su cui fare leva per risolvere, o almeno ridurre, i problemi.

Spigno, G., Non si soffia ancora abbastanza nel fischietto..., <<MACCHINE ALIMENTARI>>, 2023; 2023 (Aprile): 5-5 [https://hdl.handle.net/10807/258144]

Non si soffia ancora abbastanza nel fischietto...

Spigno, Giorgia
2023

Abstract

Sino a qualche anno fa non avevo mai sentito parlare dei whistleblowers e della loro correlazione con la sicurezza degli alimenti. Il whistleblower, in italiano “informatore”, viene definito dal Consiglio d’Europa come “qualsiasi persona che riporti o riveli informazioni relative a una minaccia o pericolo per l’interesse pubblico nel contesto delle proprie relazioni nell’ambiente di lavoro, sia pubbliche che private”. In particolare, il termine “riportare” si riferisce a un processo di resoconto interno a una organizzazione o impresa, mentre il termine “rivelare” si riferisce al resoconto verso un’autorità esterna o verso il pubblico. Detto questo, se pensiamo al contesto della sicurezza alimentare e al purtroppo sempre crescente fenomeno delle frodi alimentari, dovrebbe apparire immediatamente chiara l’importanza degli informatori nel segnalare incidenti o comportamenti non corretti relativi alla sicurezza alimentare e che potrebbero recare gravi danni ai consumatori. L’importanza e ruolo degli informatori nel proteggere la sicurezza e integrità della filiera alimentare è esemplificato da un gravissimo e ben noto caso di contaminazione da salmonella di burro di arachidi negli USA nel 2008 (con 700 persone affette e 9 morte). I tentativi di un manager dell’azienda di svelare all’esterno, ben prima dell’incidente, seri problemi igienici negli impianti insieme a pratiche non corrette di controllo qualità, non furono presi debitamente in considerazione. Da quell’incidente, e non solo, originò l’importante azione americana di includere la protezione degli informatori nel Food Safety Modernization Act del 2011. Anche nel resto del mondo la maggior parte dei paesi avanzati ha adottato specifiche leggi per incoraggiare i lavoratori a riportare condotte non corrette o fenomeni di corruzione. Più abituati a comprendere l’importanza di questi atti coraggiosi di denuncia nell’ambito della criminalità e della corruzione economica, sottovalutiamo ancora la dimensione e pericolosità dei crimini alimentari. Le problematiche e i rischi per gli informatori in ambito alimentare sono esattamente gli stessi di qualsiasi altro ambito e portano spesso a una mancata denuncia del fatto. Per retaggi culturali viziati, gli informatori sono ad esempio associati a stereotipi negativi. Molti lavoratori nell’industria alimentare hanno una stato socio-economico che li rende particolarmente vulnerabili ad azioni di ritorsione (una sorta di bullismo aziendale), o ancora non sanno bene come potere riferire eventi o pratiche potenzialmente pericolose e non conoscono la possibile protezione legale che potrebbero avere contro “punizioni” aziendali messe in atto in seguito al loro resoconto (dalla riduzione di benefit, alla negazione di promozioni, al cambio di mansione, sino al licenziamento). È importante prendere coscienza di come l’azione di whistleblowing o denuncia sia un elemento importante delle prime linee di difesa di un sistema efficiente di gestione della sicurezza alimentare e, di conseguenza, di come sia importante promuoverlo il più possibile. La versione 8 del BRC Global Standard for Food Safety del 2018 riporta come obbligatorio avere un sistema confidenziale di resoconto (sistema di whisleblowing), in linea con la Global Food Safety Initiative (GFSI) che incoraggia lo sviluppo di una cultura della sicurezza alimentare sempre più ampia e inclusiva. L’iniziativa di armonizzazione globale per promuovere l’armonizzazione delle norme e leggi per la sicurezza alimentare attraverso la scienza e l’educazione, ha creato un sito dedicato, disponibile in diverse lingue, per la segnalazione di incidenti relativi alla sicurezza alimentare. Alla fine, “cultura” e “educazione” ritornano come le solite parole magiche su cui fare leva per risolvere, o almeno ridurre, i problemi.
2023
Italiano
Spigno, G., Non si soffia ancora abbastanza nel fischietto..., <<MACCHINE ALIMENTARI>>, 2023; 2023 (Aprile): 5-5 [https://hdl.handle.net/10807/258144]
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