Barbara Kruger, Picture/Readings. Fotografia, testi e architettura

Nonostante il riconoscimento a livello internazionale, di Barbara Kruger (Newark, 1945), in realtà, si sa molto poco. La letteratura critica si è infatti principalmente concentrata nella lettura dei suoi lavori volti a destrutturare il lessico pubblicitario, eredità del suo impiego come art director per la Condé Nast: sono infatti noti, anche fuori dal mondo dell’arte, soprattutto i suoi collage pasted-up degli anni Ottanta e le opere installative su larga scala realizzate dagli anni Novanta in poi. Il carattere futura-bold italics è sicuramente ciò che rende le sue opere immediatamente riconoscibili, ma il suo percorso ha radici più profonde: in altre parole, l’interesse per la pubblicità e i suoi meccanismi non esaurisce le ragioni di un lavoro estremamente coerente nella sua complessità. La tesi qui proposta è che tali ragioni siano piuttosto da ricercare nel suo interesse verso l’architettura, definita in più luoghi da lei stessa primo amore, punto di partenza, unica via percorribile, ma anche specchio delle relazioni sociali. In questo senso, si rivela centrale il suo poco noto ma fondamentale libro d’artista del 1978 Picture/Readings. Sebbene il lessico visivo e verbale qui adottato sia lungi dalle formulazioni degli anni Ottanta, in esso c’è già tutta la sua concezione dello spazio come luogo delle logiche di potere e di inclusione/ esclusione delle minoranze. Picture/Readings è un prezioso strumento per rileggere criticamente tutto il lavoro di Kruger in termini di spazio e architettura, il rapporto di questi ultimi con il fotografico e per comprendere i motivi per cui, dagli anni Ottanta in poi, la sua produzione si sia sviluppata sempre più in larga scala, rivolgendosi a grandi installazioni e all’arte pubblica.