La costante evoluzione tecnologica e digitale ha permesso alle imprese di dotarsi di strumenti sempre più avanzati per raccogliere e analizzare i cosiddetti big data – un vasto insieme di informazioni dettagliate relative al comportamento dei consumatori. A fronte di evidenti vantaggi per le imprese, in grado di perfezionare i propri strumenti di previsione della domanda finale, e i consumatori, che possono ora beneficiare di beni e servizi che meglio rispondono alle loro esigenze, si riscontrano alcuni fattori di rischio. In particolare, una informazione più dettagliata e diffusa riguardo alle preferenze dei consumatori può permettere alle imprese di mettere in atto una discriminazione di prezzo a proprio vantaggio. Dal punto di vista economico, si tratta di una pratica che assume effetti anticompetitivi quando facilita la creazione e la sostenibilità di un accordo collusivo. Sebbene non sia possibile definire a priori l’impatto di una maggiore informazione pubblica o privata sulla sostenibilità di un accordo collusivo, ma sia necessaria una valutazione caso per caso – cosiddetta rule of reason – si possono trarre alcune conclusioni relativamente allo scambio di informazioni tra imprese rivali. In questo articolo si spiega, per mezzo della teoria economica, lo stretto legame tra big data e collusione, dimostrando come lo scambio di informazioni private possa rendere, quando valgono certe condizioni, più difficile la creazione di una intesa tra imprese concorrenti, contrariamente a quanto frequentemente ritenuto.
Colombo, S., Pignataro, A., Raccolta e condivisione di Big Data: quali effetti sulla collusione?, <<MERCATO CONCORRENZA REGOLE>>, 2019; (21): 315-336 [http://hdl.handle.net/10807/145114]
Raccolta e condivisione di Big Data: quali effetti sulla collusione?
Colombo, Stefano;Pignataro, Aldo
2019
Abstract
La costante evoluzione tecnologica e digitale ha permesso alle imprese di dotarsi di strumenti sempre più avanzati per raccogliere e analizzare i cosiddetti big data – un vasto insieme di informazioni dettagliate relative al comportamento dei consumatori. A fronte di evidenti vantaggi per le imprese, in grado di perfezionare i propri strumenti di previsione della domanda finale, e i consumatori, che possono ora beneficiare di beni e servizi che meglio rispondono alle loro esigenze, si riscontrano alcuni fattori di rischio. In particolare, una informazione più dettagliata e diffusa riguardo alle preferenze dei consumatori può permettere alle imprese di mettere in atto una discriminazione di prezzo a proprio vantaggio. Dal punto di vista economico, si tratta di una pratica che assume effetti anticompetitivi quando facilita la creazione e la sostenibilità di un accordo collusivo. Sebbene non sia possibile definire a priori l’impatto di una maggiore informazione pubblica o privata sulla sostenibilità di un accordo collusivo, ma sia necessaria una valutazione caso per caso – cosiddetta rule of reason – si possono trarre alcune conclusioni relativamente allo scambio di informazioni tra imprese rivali. In questo articolo si spiega, per mezzo della teoria economica, lo stretto legame tra big data e collusione, dimostrando come lo scambio di informazioni private possa rendere, quando valgono certe condizioni, più difficile la creazione di una intesa tra imprese concorrenti, contrariamente a quanto frequentemente ritenuto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.