Nella storia recente della scuola italiana, l’attenzione agli alunni stranieri si è intrecciata in modo del tutto peculiare con la sensibilità verso i Bisogni educativi speciali. Una breve rassegna degli atteggiamenti dei docenti e della normativa italiana fa da sfondo alla disamina dei risultati di una recente ricerca europea sulla Formazione in ingresso degli insegnanti. La ricerca mette al centro l’insegnante come agente di cambiamento e suppone che non esista una politica europea coerente in quanto ogni sistema nazionale sceglie e forma” diversamente i propri docenti, a seconda della situazione contingente e dei flussi migratori in entrata o in uscita. La formazione dei docenti a livello nazionale può risultare più incline alla diversità culturale come “deficit” (stimolando interventi scolastici di tipo compensativo per aiutare gli alunni svantaggiati) che come “asset”. L’Italia, rispetto alle competenze multilinguistiche e interculturali che un aspirante docente dovrebbe possedere, sconta una storica “indifferenza” verso il problema. La formazione interculturale in ingresso per i docenti che avranno da gestire classi multiculturali è decisamente “in sordina”, e comunque ritenuta secondaria rispetto ad altre aree formative (si pensi a quella tecnologico-informatica e a quella della disabilità).
Colombo, M., Cultural diversity management nella scuola: come vengono preparati gli insegnanti italiani?, <<OPPINFORMAZIONI>>, 2016; (121): 10-21 [http://hdl.handle.net/10807/98380]
Cultural diversity management nella scuola: come vengono preparati gli insegnanti italiani?
Colombo, Maddalena
2016
Abstract
Nella storia recente della scuola italiana, l’attenzione agli alunni stranieri si è intrecciata in modo del tutto peculiare con la sensibilità verso i Bisogni educativi speciali. Una breve rassegna degli atteggiamenti dei docenti e della normativa italiana fa da sfondo alla disamina dei risultati di una recente ricerca europea sulla Formazione in ingresso degli insegnanti. La ricerca mette al centro l’insegnante come agente di cambiamento e suppone che non esista una politica europea coerente in quanto ogni sistema nazionale sceglie e forma” diversamente i propri docenti, a seconda della situazione contingente e dei flussi migratori in entrata o in uscita. La formazione dei docenti a livello nazionale può risultare più incline alla diversità culturale come “deficit” (stimolando interventi scolastici di tipo compensativo per aiutare gli alunni svantaggiati) che come “asset”. L’Italia, rispetto alle competenze multilinguistiche e interculturali che un aspirante docente dovrebbe possedere, sconta una storica “indifferenza” verso il problema. La formazione interculturale in ingresso per i docenti che avranno da gestire classi multiculturali è decisamente “in sordina”, e comunque ritenuta secondaria rispetto ad altre aree formative (si pensi a quella tecnologico-informatica e a quella della disabilità).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.