Valente coleotterologo e Presidente, nel 1844, della Société Entomologique de France - onore unico per un italiano, benché di ascendenze francesi per parte di madre - Ferdinando Arborio Gattinara è un esponente non marginale dell’entomologia, non solo italiana, della prima metà dell’Ottocento. Nato nel 1807 da famiglia del patriziato subalpino a Milano, capitale del napoleonico Regno d’Italia, visse soprattutto tra Torino, Parigi e Firenze ma anche nella Lomellina di Sartirana e di Breme, avite infeudazioni del casato: sull’antica piazzaforte di Breme poggiava il titolo marchionale con cui usava firmarsi. In famiglia aveva però respirato anche un’aria nuova, quella dei primi fermenti del Romanticismo che preludevano, politicamente, ai moti insurrezionali e ai conflitti armati del ’48 e dei due decenni seguenti, sotto la spinta unificatrice di Casa Savoia. L’aveva respirata, nella prima giovinezza, grazie al sentire dello zio abate Ludovico di Breme, l’ideatore del Conciliatore, l’intellettuale liberale e patriota di respiro europeo, il fervente assertore dell’importanza dell’energia morale e della vita spirituale per il risorgimento nazionale. All’interesse per l’entomologia, Ferdinando di Breme unì come naturalista soprattutto quello per l’ornitologia ed entrambi lo portarono a costituire ampie collezioni di pregio. Ma fu anche apprezzato artista, soprattutto paesista valente nella tecnica dell’acquaforte, nonché collezionista di ceramiche antiche. Nel 1855 divenne direttore dell’Accademia Albertina di Torino e presidente della Società Promotrice delle Belle Arti. Da sue lettere traspare l’intuibile trait d’union tra la passione per la storia naturale e quella per le arti figurative: uno spiccato senso estetico, che lo indurrà anche a prediligere Firenze e a dimorarvi. Alle qualità di studioso e artista seppe aggiungere quelle doti di organizzatore e di leader a cui lo indirizzavano le tradizioni famigliari e il censo, l’elevato ingegno e il conseguente dovere sociale, e che lo portarono a ricoprire molte altre cariche pubbliche, anche politiche. Presidente dell’Accademia d’Agricoltura di Torino, Prefetto di Palazzo Gran Maestro di Cerimonie di Re Vittorio Emanuele II, Senatore del Regno di Sardegna dal 1849 e del Regno d’Italia poi, dopo l’Unità soggiornò a Firenze e colà si spense, sessantunenne, nel gennaio del 1869, non molti mesi prima della fondazione della Società Entomologica Italiana che, da tempo vagheggiata, proprio nella provvisoria capitale del Regno vedeva finalmente la luce in quell’anno. Gli studi entomologici, coltivati da Ferdinando di Breme nel periodo parigino - nella Francia liberale di Re Luigi Filippo d’Orléans dimorò con la famiglia per circa un decennio, fino al 1848 - si concretizzarono in una decina di memorie, prevalentemente di tassonomia, ben illustrate ed edite tutte localmente nell’arco di neppure un quinquennio (1841-44) in francese, lingua internazionale dell’epoca e lingua della Corte sabauda e del Piemonte colto; con nome francesizzato (Marquis Ferdinand de Brême) le firmò. Si tratta soprattutto di descrizioni di nuovi generi e specie di Coleotteri esotici (d’Africa, Sud America, Nuova Zelanda, ecc.) di gruppi sistematici differenti, tra cui Tenebrionidi e Scarabeoidei; nondimeno ebbe modo di rivolgere un’attenzione, più spiccatamente agraria, anche alla mosca mediterranea della frutta, della quale intuì l’importanza fitopatologica. Curioso infine il suo ultimo scritto del settore, una nota (1844) sul piombo di cartucce piemontesi per fucili conservate in pacchetti ammassati in barili di larice e perforato da xilofagi: la constatazione delle inattese capacità di certi insetti e l’attenzione all’integrità delle munizioni militari sembrano quasi un presagio degli imminenti conflitti per l’indipendenza nazionale nella prospettiva visuale dell’entomologo.
Nicoli Aldini, R., Ferdinando di Breme artista, naturalista e politico: un piemontese dell'Ottocento nell'entomologia italiana e d'Oltralpe, Poster, in Atti del XXV Congresso Nazionale Italiano di Entomologia, (PADOVA -- ITA, 20-24 June 2016), DAFNAE, Padova 2016: 93-93 [http://hdl.handle.net/10807/94706]
Ferdinando di Breme artista, naturalista e politico: un piemontese dell'Ottocento nell'entomologia italiana e d'Oltralpe
Nicoli Aldini, Rinaldo
2016
Abstract
Valente coleotterologo e Presidente, nel 1844, della Société Entomologique de France - onore unico per un italiano, benché di ascendenze francesi per parte di madre - Ferdinando Arborio Gattinara è un esponente non marginale dell’entomologia, non solo italiana, della prima metà dell’Ottocento. Nato nel 1807 da famiglia del patriziato subalpino a Milano, capitale del napoleonico Regno d’Italia, visse soprattutto tra Torino, Parigi e Firenze ma anche nella Lomellina di Sartirana e di Breme, avite infeudazioni del casato: sull’antica piazzaforte di Breme poggiava il titolo marchionale con cui usava firmarsi. In famiglia aveva però respirato anche un’aria nuova, quella dei primi fermenti del Romanticismo che preludevano, politicamente, ai moti insurrezionali e ai conflitti armati del ’48 e dei due decenni seguenti, sotto la spinta unificatrice di Casa Savoia. L’aveva respirata, nella prima giovinezza, grazie al sentire dello zio abate Ludovico di Breme, l’ideatore del Conciliatore, l’intellettuale liberale e patriota di respiro europeo, il fervente assertore dell’importanza dell’energia morale e della vita spirituale per il risorgimento nazionale. All’interesse per l’entomologia, Ferdinando di Breme unì come naturalista soprattutto quello per l’ornitologia ed entrambi lo portarono a costituire ampie collezioni di pregio. Ma fu anche apprezzato artista, soprattutto paesista valente nella tecnica dell’acquaforte, nonché collezionista di ceramiche antiche. Nel 1855 divenne direttore dell’Accademia Albertina di Torino e presidente della Società Promotrice delle Belle Arti. Da sue lettere traspare l’intuibile trait d’union tra la passione per la storia naturale e quella per le arti figurative: uno spiccato senso estetico, che lo indurrà anche a prediligere Firenze e a dimorarvi. Alle qualità di studioso e artista seppe aggiungere quelle doti di organizzatore e di leader a cui lo indirizzavano le tradizioni famigliari e il censo, l’elevato ingegno e il conseguente dovere sociale, e che lo portarono a ricoprire molte altre cariche pubbliche, anche politiche. Presidente dell’Accademia d’Agricoltura di Torino, Prefetto di Palazzo Gran Maestro di Cerimonie di Re Vittorio Emanuele II, Senatore del Regno di Sardegna dal 1849 e del Regno d’Italia poi, dopo l’Unità soggiornò a Firenze e colà si spense, sessantunenne, nel gennaio del 1869, non molti mesi prima della fondazione della Società Entomologica Italiana che, da tempo vagheggiata, proprio nella provvisoria capitale del Regno vedeva finalmente la luce in quell’anno. Gli studi entomologici, coltivati da Ferdinando di Breme nel periodo parigino - nella Francia liberale di Re Luigi Filippo d’Orléans dimorò con la famiglia per circa un decennio, fino al 1848 - si concretizzarono in una decina di memorie, prevalentemente di tassonomia, ben illustrate ed edite tutte localmente nell’arco di neppure un quinquennio (1841-44) in francese, lingua internazionale dell’epoca e lingua della Corte sabauda e del Piemonte colto; con nome francesizzato (Marquis Ferdinand de Brême) le firmò. Si tratta soprattutto di descrizioni di nuovi generi e specie di Coleotteri esotici (d’Africa, Sud America, Nuova Zelanda, ecc.) di gruppi sistematici differenti, tra cui Tenebrionidi e Scarabeoidei; nondimeno ebbe modo di rivolgere un’attenzione, più spiccatamente agraria, anche alla mosca mediterranea della frutta, della quale intuì l’importanza fitopatologica. Curioso infine il suo ultimo scritto del settore, una nota (1844) sul piombo di cartucce piemontesi per fucili conservate in pacchetti ammassati in barili di larice e perforato da xilofagi: la constatazione delle inattese capacità di certi insetti e l’attenzione all’integrità delle munizioni militari sembrano quasi un presagio degli imminenti conflitti per l’indipendenza nazionale nella prospettiva visuale dell’entomologo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.