Da tempo, influenzati anche da quello che leggiamo sulle pagine dei quotidiani e delle riviste specializzate, siamo abituati a pensare alla Cina come un attore economico di prim’ordine. Molti osservatori scorgono in questo, nuovo, a tratti inedito, dinamismo sul piano diplomatico-militare nel sud-est asiatico la prima manifestazione della proiezione strategica che corre parallela al gigantismo economico della Repubblica Popolare. Quanto accade agli antipodi del Vecchio Continente non è una questione ‘locale’ e ‘localizzata’, ha invece riflessi su scala transcontinentale e quindi globale. In questo senso, la pressione che il Governo comunista esercita nel Mar Cinese meridionale non deve essere vista solo attraverso l’ottica delle difficili relazioni con Taiwan e le altre controparti rivierasche, tantomeno come una ‘fisiologica’ proiezione della Cina sulle acque limitrofe ai suoi confini terrestri. Essa deve essere invece considerata come segmento di una strategia politica più ampia: la ristrutturazione del rimland euroasiatico. Un disegno che connette il Pacifico all’Atlantico e in cui uno scacchiere apparentemente impensabile se associato a Pechino, il Mediterraneo (allargato), appare assumere una posizione essenziale.
Berrettini, M., «Go West!»: Pechino, la nuova via della seta e il "Cina-terraneo", <<TETIDE>>, 2016; II (3): 1-19 [http://hdl.handle.net/10807/94218]
«Go West!»: Pechino, la nuova via della seta e il "Cina-terraneo"
Berrettini, Mireno
2016
Abstract
Da tempo, influenzati anche da quello che leggiamo sulle pagine dei quotidiani e delle riviste specializzate, siamo abituati a pensare alla Cina come un attore economico di prim’ordine. Molti osservatori scorgono in questo, nuovo, a tratti inedito, dinamismo sul piano diplomatico-militare nel sud-est asiatico la prima manifestazione della proiezione strategica che corre parallela al gigantismo economico della Repubblica Popolare. Quanto accade agli antipodi del Vecchio Continente non è una questione ‘locale’ e ‘localizzata’, ha invece riflessi su scala transcontinentale e quindi globale. In questo senso, la pressione che il Governo comunista esercita nel Mar Cinese meridionale non deve essere vista solo attraverso l’ottica delle difficili relazioni con Taiwan e le altre controparti rivierasche, tantomeno come una ‘fisiologica’ proiezione della Cina sulle acque limitrofe ai suoi confini terrestri. Essa deve essere invece considerata come segmento di una strategia politica più ampia: la ristrutturazione del rimland euroasiatico. Un disegno che connette il Pacifico all’Atlantico e in cui uno scacchiere apparentemente impensabile se associato a Pechino, il Mediterraneo (allargato), appare assumere una posizione essenziale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.