Il turismo responsabile (TR) è un fenomeno di recente sviluppo che risponde a esigenze di scoperta e conoscenza di una nuova cultura attraverso occasioni di incontro concrete e autentiche che valorizzino e sostengano i paesi ospitanti. In letteratura il TR è così caratterizzato: è rispettoso delle comunità locali; prevede incontri diretti con la popolazione e con le Organizzazioni Non Governative; è equo nella distribuzione dei proventi; è a basso impatto ambientale; privilegia servizi di accoglienza a gestione locale; si basa sui principi della carta dei viaggi sostenibili; si attua nei paesi in via di sviluppo (AITR, 1994). A fronte di una definizione precisa in ambito economico, geografico, sociologico, il TR non ha ricevuto adeguato interesse da parte della psicologia, pur rappresentando un utile banco di prova per concetti e teorie passate e recenti. In particolare, il TR consente di indagare tre aspetti: individuali (motivazioni, aspettative, credenze, sé), sociali (competenze sociali, rapporto con l’alterità, con il gruppo), culturali (incontro fra culture, lingue, sistemi di riferimento diverse). Date queste premesse è stata condotta una ricerca, i cui obiettivi sono così sintetizzabili: compiere un’indagine qualitativa del TR; descrivern le caratteristiche; interpretare il fenomeno in chiave psicologica. Metodo: Il corpus testuale, costituito da 28 interviste on line (14 pre-viaggio e 14 post-viaggio, aventi come focus motivazioni, aspettative, fattori critici vs facilitanti, attività, incontro con le famiglie, Sé..); 15 diari prodotti tramite osservazione partecipante; 30 email, è stato analizzato tramite il software Atlas.ti 4.2 (risultati quali-quantitativi). Tale congegno multimetodologico ha permesso di monitorare tre gruppi partecipanti a viaggi-incontro-solidarietà in Senegal, promossi da una ONG torinese. Risultati: le motivazioni al TR sono: conoscere (42%) luoghi e persone; vivere un’esperienza diversa dal turismo tradizionale (12%); sperimentare occasioni di incontro (10%): il TR risponde quindi a bisogni intellettuali, sociali, di competenza e di evitamento degli stimoli quotidiani (Ryan e Glendon,1998); è per chi ricerca la stimolazione e un’esperienza a metà tra la strutturazione e l’indipendenza (Yannakis e Gibson, 1992). Le aspettative, invece, risultano essere: conoscere, sperimentare la quotidianità dell’Altro, vivere situazioni di incontro con i locali. Il turista responsabile è caratterizzato dal coinvolgimento attivo, dalla voglia di mettersi in gioco e di lasciarsi interrogare dall’esperienza; sono richieste apertura, disponibilità, capacità di adattamento e volontà di crescere attraverso il confronto con gli altri: il turista responsabile è colui che vuole conoscere una nuova cultura, sperimentandola dal “di dentro” e che è motivato a scoprire se stesso e la propria cultura attraverso il confronto col nuovo e il diverso; è alla ricerca dell’autenticità, anche se quest’ultima non potrà mai essere esperita completamente, affinché l’esperienza sia arricchente sia per sé che per le persone incontrate. Il turista responsabile mette in atto un passaggio del proprio ruolo da flaneur (osservatore passivo) a choraster (attivo, interagente -Wearing, Wearing, 1996). D’altro canto, il turista, pur cercando di contrapporsi allo stile dei viaggi all inclusive, necessita di una organizzazione che lo tuteli da un possibile shock culturale (Gulotta, 1997): la figura della guida assume un ruolo centrale nella gestione dei viaggi, in quanto mediatore tra il sé e l’altro, coadiuvato dal gruppo, percepito quale luogo di confronto ed elaborazione dei vissuti, di sperimentazione della propria appartenenza, in cui si cerca di dare insieme un senso alle cose e che protegge dall’immersione nella diversità che destabilizza. Una questione aperta: sarà capace il TR di proporre un’esperienza veramente autentica e coinvolgente anche quando sarà alla portata di tutti? Il rischio è infatti che, diovenendo un fenomeno di massa, si arrivi a proporre ai turisti attività sempre più create ad hoc per loro, eliminando quella caratteristica di autenticità e coinvolgimento totale che attualmente sono il suo punto di forza. Bibliografia Bruner E. (1991), Transformation of self in tourism, in “Annals of tourism research”, 18, pp. 238-250 Cohen E. (1988), Authenticity and commoditization in tourism, in “Annals of tourism research”, 15, pp. 371-386 Gulotta G. (1997), Psicologia turistica, Giuffrè Editore, Milano Iso Ahola, S. (1982), Toward a Social Psychological Theory of Tourism Motivation: A Rejoinder, in “Annals of Tourism Research”, 12, pp. 256-262 Mannell R.C., Iso-Ahola S.E. (1987), Psychological nature of leisure and tourism experience, in “Annals of Tourism Research”, 14, pp. 314-331. Ryan C., Glendon I. (1998), Application of leisure motivation scale to tourism, in “Annals-of-Tourism-Research”, 25(1), pp. 169-184 Wearing S., Wearing B. (1996), Refocussing the tourist experience: the flaneur and the choraster, in “Leisure-Studies”, 15(4), pp. 229-243 Yiannakis A., Gibson H. (1992), Roles tourists play, in “Annals of Tourism Research”, 19(2), pp. 287-303
Gatti, F. M., De Luca, P., Grassi, M., Roncoroni, E., Il turismo responsabile come fenomeno psicosociale, Poster, in Atti del convegno, (Sciacca _palermo, 22-24 September 2004), AIP, Sciacca -Palermo 2004: 34-35 [http://hdl.handle.net/10807/8845]
Il turismo responsabile come fenomeno psicosociale
Gatti, Fabiana Maria;De Luca, Paola;Grassi, Maddalena;
2004
Abstract
Il turismo responsabile (TR) è un fenomeno di recente sviluppo che risponde a esigenze di scoperta e conoscenza di una nuova cultura attraverso occasioni di incontro concrete e autentiche che valorizzino e sostengano i paesi ospitanti. In letteratura il TR è così caratterizzato: è rispettoso delle comunità locali; prevede incontri diretti con la popolazione e con le Organizzazioni Non Governative; è equo nella distribuzione dei proventi; è a basso impatto ambientale; privilegia servizi di accoglienza a gestione locale; si basa sui principi della carta dei viaggi sostenibili; si attua nei paesi in via di sviluppo (AITR, 1994). A fronte di una definizione precisa in ambito economico, geografico, sociologico, il TR non ha ricevuto adeguato interesse da parte della psicologia, pur rappresentando un utile banco di prova per concetti e teorie passate e recenti. In particolare, il TR consente di indagare tre aspetti: individuali (motivazioni, aspettative, credenze, sé), sociali (competenze sociali, rapporto con l’alterità, con il gruppo), culturali (incontro fra culture, lingue, sistemi di riferimento diverse). Date queste premesse è stata condotta una ricerca, i cui obiettivi sono così sintetizzabili: compiere un’indagine qualitativa del TR; descrivern le caratteristiche; interpretare il fenomeno in chiave psicologica. Metodo: Il corpus testuale, costituito da 28 interviste on line (14 pre-viaggio e 14 post-viaggio, aventi come focus motivazioni, aspettative, fattori critici vs facilitanti, attività, incontro con le famiglie, Sé..); 15 diari prodotti tramite osservazione partecipante; 30 email, è stato analizzato tramite il software Atlas.ti 4.2 (risultati quali-quantitativi). Tale congegno multimetodologico ha permesso di monitorare tre gruppi partecipanti a viaggi-incontro-solidarietà in Senegal, promossi da una ONG torinese. Risultati: le motivazioni al TR sono: conoscere (42%) luoghi e persone; vivere un’esperienza diversa dal turismo tradizionale (12%); sperimentare occasioni di incontro (10%): il TR risponde quindi a bisogni intellettuali, sociali, di competenza e di evitamento degli stimoli quotidiani (Ryan e Glendon,1998); è per chi ricerca la stimolazione e un’esperienza a metà tra la strutturazione e l’indipendenza (Yannakis e Gibson, 1992). Le aspettative, invece, risultano essere: conoscere, sperimentare la quotidianità dell’Altro, vivere situazioni di incontro con i locali. Il turista responsabile è caratterizzato dal coinvolgimento attivo, dalla voglia di mettersi in gioco e di lasciarsi interrogare dall’esperienza; sono richieste apertura, disponibilità, capacità di adattamento e volontà di crescere attraverso il confronto con gli altri: il turista responsabile è colui che vuole conoscere una nuova cultura, sperimentandola dal “di dentro” e che è motivato a scoprire se stesso e la propria cultura attraverso il confronto col nuovo e il diverso; è alla ricerca dell’autenticità, anche se quest’ultima non potrà mai essere esperita completamente, affinché l’esperienza sia arricchente sia per sé che per le persone incontrate. Il turista responsabile mette in atto un passaggio del proprio ruolo da flaneur (osservatore passivo) a choraster (attivo, interagente -Wearing, Wearing, 1996). D’altro canto, il turista, pur cercando di contrapporsi allo stile dei viaggi all inclusive, necessita di una organizzazione che lo tuteli da un possibile shock culturale (Gulotta, 1997): la figura della guida assume un ruolo centrale nella gestione dei viaggi, in quanto mediatore tra il sé e l’altro, coadiuvato dal gruppo, percepito quale luogo di confronto ed elaborazione dei vissuti, di sperimentazione della propria appartenenza, in cui si cerca di dare insieme un senso alle cose e che protegge dall’immersione nella diversità che destabilizza. Una questione aperta: sarà capace il TR di proporre un’esperienza veramente autentica e coinvolgente anche quando sarà alla portata di tutti? Il rischio è infatti che, diovenendo un fenomeno di massa, si arrivi a proporre ai turisti attività sempre più create ad hoc per loro, eliminando quella caratteristica di autenticità e coinvolgimento totale che attualmente sono il suo punto di forza. Bibliografia Bruner E. (1991), Transformation of self in tourism, in “Annals of tourism research”, 18, pp. 238-250 Cohen E. (1988), Authenticity and commoditization in tourism, in “Annals of tourism research”, 15, pp. 371-386 Gulotta G. (1997), Psicologia turistica, Giuffrè Editore, Milano Iso Ahola, S. (1982), Toward a Social Psychological Theory of Tourism Motivation: A Rejoinder, in “Annals of Tourism Research”, 12, pp. 256-262 Mannell R.C., Iso-Ahola S.E. (1987), Psychological nature of leisure and tourism experience, in “Annals of Tourism Research”, 14, pp. 314-331. Ryan C., Glendon I. (1998), Application of leisure motivation scale to tourism, in “Annals-of-Tourism-Research”, 25(1), pp. 169-184 Wearing S., Wearing B. (1996), Refocussing the tourist experience: the flaneur and the choraster, in “Leisure-Studies”, 15(4), pp. 229-243 Yiannakis A., Gibson H. (1992), Roles tourists play, in “Annals of Tourism Research”, 19(2), pp. 287-303I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.