Probabilmente il nome di Simone Maioli (1520-?1598), astigiano, canonista e vescovo di Volturara (diocesi suffraganea dell’arcidiocesi di Benevento), non dice nulla alla maggior parte dei cultori di storia dell’entomologia. Rischia se mai di essere confuso con quello di un altro Maioli più noto nel nostro campo e posteriore di oltre due secoli, Cesare, forlivese, frate dei Gerolimini, le cui opere botaniche e zoologiche, anche sugli insetti, rimasero peraltro quasi tutte manoscritte. Simone Maioli invece in Italia sembra involontariamente escluso dal novero dei nostri scittori di storia naturale e di insetti, benché una sua opera a stampa, i Dies Caniculares, si collochi in un settore ben definito - l’indirizzo teologico-biblico - della letteratura europea che tra il 1500 e il 1600 trattò argomenti naturalistici. Scritta in latino - lingua franca dell’epoca tra i dotti, lingua ufficiale della Chiesa -, l’opera ha un lungo titolo di cui si suole citare semplicemente l’incipit: “I giorni di canicola”, il periodo agostano di caldo afoso in cui è lecito tralasciare per un po’ i più gravosi doveri d’ufficio e ricrearsi in campagna a tu per tu con la natura. Ebbe una prima edizione a Roma nel 1597, varie riedizioni postume ed ampia diffusione in Europa, a testimonianza della notorietà soprattutto tra gli ecclesiastici. Il genere è quello del dialogo, molto in auge fino al ‘700; a conversare sono un cavaliere, un filosofo e un teologo nei quali sembrano ravvisarsi tre ‘anime’ dell’Autore stesso. I Dies Caniculares sono un’enciclopedia sui generis che spazia dai fenomeni del cielo alla geografia fisica, dagli animali alle piante e ai minerali, suddividendo la materia in colloqui che sono altrettanti capitoli. Agli insetti è dedicato il quinto (Insecta Animalia. Colloquium quintum) che occupa alcune decine di pagine. La vita e i costumi di insetti rappresentativi (Cicendula, Coccuius, Bombyx, Papilio, Musca, Apis, Formica, Formicaleon, Scarabeus [sic!], Cervus volans, Vespa, Locusta, Cicada, Pulex, Pediculus, Ephemerum, assieme a vari ‘Vermes’ di incerta identificazione e a ragno, scorpione, chiocciola, ecc.) sono occasioni per riflessioni filosofiche, teologiche e moraleggianti, dalle quali gli ecclesiastici potevano trarre spunti per la predicazione. Realtà, tradizione e mito si intrecciano in uno scritto che riflette in modo non del tutto acritico le credenze di un secolo non affrancatosi dal principio di autorità, uno scritto che attinge esplicitamente ad Aristotele e a Plinio il Vecchio, alle Sacre Scritture e ai Dottori della Chiesa, non privo però di osservazioni originali e attento anche alle novità che il Nuovo Mondo svelava in quegli anni. Pervasa da quel senso di meraviglia che la natura suscita, l’opera del Maioli riguardo agli insetti sembra far proprio il noto detto pliniano “rerum natura nusquam magis quam in minimis tota”, variamente riformulato nel corso dei secoli ma sempre attuale.

Nicoli Aldini, R., I “Dies Caniculares” di Simone Maioli, un dimenticato testo cinquecentesco nel panorama storico dell’entomologia in Italia, Abstract de <<XXIII Congresso Nazionale Italiano di Entomologia>>, (Genova, 13-16 June 2011 ), erredi Grafiche Editoriali, Genova 2011: 367-367 [http://hdl.handle.net/10807/8723]

I “Dies Caniculares” di Simone Maioli, un dimenticato testo cinquecentesco nel panorama storico dell’entomologia in Italia

Nicoli Aldini, Rinaldo
2011

Abstract

Probabilmente il nome di Simone Maioli (1520-?1598), astigiano, canonista e vescovo di Volturara (diocesi suffraganea dell’arcidiocesi di Benevento), non dice nulla alla maggior parte dei cultori di storia dell’entomologia. Rischia se mai di essere confuso con quello di un altro Maioli più noto nel nostro campo e posteriore di oltre due secoli, Cesare, forlivese, frate dei Gerolimini, le cui opere botaniche e zoologiche, anche sugli insetti, rimasero peraltro quasi tutte manoscritte. Simone Maioli invece in Italia sembra involontariamente escluso dal novero dei nostri scittori di storia naturale e di insetti, benché una sua opera a stampa, i Dies Caniculares, si collochi in un settore ben definito - l’indirizzo teologico-biblico - della letteratura europea che tra il 1500 e il 1600 trattò argomenti naturalistici. Scritta in latino - lingua franca dell’epoca tra i dotti, lingua ufficiale della Chiesa -, l’opera ha un lungo titolo di cui si suole citare semplicemente l’incipit: “I giorni di canicola”, il periodo agostano di caldo afoso in cui è lecito tralasciare per un po’ i più gravosi doveri d’ufficio e ricrearsi in campagna a tu per tu con la natura. Ebbe una prima edizione a Roma nel 1597, varie riedizioni postume ed ampia diffusione in Europa, a testimonianza della notorietà soprattutto tra gli ecclesiastici. Il genere è quello del dialogo, molto in auge fino al ‘700; a conversare sono un cavaliere, un filosofo e un teologo nei quali sembrano ravvisarsi tre ‘anime’ dell’Autore stesso. I Dies Caniculares sono un’enciclopedia sui generis che spazia dai fenomeni del cielo alla geografia fisica, dagli animali alle piante e ai minerali, suddividendo la materia in colloqui che sono altrettanti capitoli. Agli insetti è dedicato il quinto (Insecta Animalia. Colloquium quintum) che occupa alcune decine di pagine. La vita e i costumi di insetti rappresentativi (Cicendula, Coccuius, Bombyx, Papilio, Musca, Apis, Formica, Formicaleon, Scarabeus [sic!], Cervus volans, Vespa, Locusta, Cicada, Pulex, Pediculus, Ephemerum, assieme a vari ‘Vermes’ di incerta identificazione e a ragno, scorpione, chiocciola, ecc.) sono occasioni per riflessioni filosofiche, teologiche e moraleggianti, dalle quali gli ecclesiastici potevano trarre spunti per la predicazione. Realtà, tradizione e mito si intrecciano in uno scritto che riflette in modo non del tutto acritico le credenze di un secolo non affrancatosi dal principio di autorità, uno scritto che attinge esplicitamente ad Aristotele e a Plinio il Vecchio, alle Sacre Scritture e ai Dottori della Chiesa, non privo però di osservazioni originali e attento anche alle novità che il Nuovo Mondo svelava in quegli anni. Pervasa da quel senso di meraviglia che la natura suscita, l’opera del Maioli riguardo agli insetti sembra far proprio il noto detto pliniano “rerum natura nusquam magis quam in minimis tota”, variamente riformulato nel corso dei secoli ma sempre attuale.
2011
Italiano
Atti XXIII Congresso Nazionale Italiano di Entomologia
XXIII Congresso Nazionale Italiano di Entomologia
Genova
13-giu-2011
16-giu-2011
978-88-96493-04-5
Nicoli Aldini, R., I “Dies Caniculares” di Simone Maioli, un dimenticato testo cinquecentesco nel panorama storico dell’entomologia in Italia, Abstract de <<XXIII Congresso Nazionale Italiano di Entomologia>>, (Genova, 13-16 June 2011 ), erredi Grafiche Editoriali, Genova 2011: 367-367 [http://hdl.handle.net/10807/8723]
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