Il discorso di Pitagora, con cui si apre il quindicesimo e ultimo libro delle "Metamorfosi" ovidiane, viene analizzato con particolare riferimento allo statuto del poeta: in altre parole, al lettore dotto non deve sfuggire che il discorso di Pitagora non riguarda tanto la filosofia (pur essendo il pitagorismo profondamente inscritto nella sensibilità dell' élite romana fin dall'età medio-repubblicana), ma riguarda la poetica stessa dell'autore. Ultima metamorfosi dell'opera, infatti, è quella del poeta stesso, che, in una sorta di adesione che va ben al di là di quanto affermato da Orazio in carm. 3, 30, sopravvive come voce eternamente e gloriosamente può narrare ai posteri il suo poema.
Stucchi, S., Pitagora e l'ultima metamorfosi di Ovidio, <<SILENO>>, 2005; 2005 (1-2; 36): 159-184 [http://hdl.handle.net/10807/83157]
Pitagora e l'ultima metamorfosi di Ovidio
Stucchi, Silvia
2005
Abstract
Il discorso di Pitagora, con cui si apre il quindicesimo e ultimo libro delle "Metamorfosi" ovidiane, viene analizzato con particolare riferimento allo statuto del poeta: in altre parole, al lettore dotto non deve sfuggire che il discorso di Pitagora non riguarda tanto la filosofia (pur essendo il pitagorismo profondamente inscritto nella sensibilità dell' élite romana fin dall'età medio-repubblicana), ma riguarda la poetica stessa dell'autore. Ultima metamorfosi dell'opera, infatti, è quella del poeta stesso, che, in una sorta di adesione che va ben al di là di quanto affermato da Orazio in carm. 3, 30, sopravvive come voce eternamente e gloriosamente può narrare ai posteri il suo poema.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.