E’ noto che i Servizi di tutela minorile rappresentano organizzazioni complesse di welfare chiamate ad attuare mandati densi di responsabilità istituzionali, sociali, etiche ed umane, e che spesso sono caratterizzate da stili organizzativi frammentati e disomogenei. L’ordinamento vigente ammette l’esistenza di forme di gestione plurime attraverso cui gli enti locali possono discrezionalmente organizzare i Servizi di welfare. Pur all’interno di un quadro formale comune, la questione delle forme di gestione dei Servizi è legata a fattori politici, amministrativi e culturali dei vari territori che appaiono alla ricerca di assetti organizzativi che armonizzino la molteplicità degli interessi in gioco. Nello specifico del contesto lombardo, il processo con cui le organizzazioni di servizio sociale, a partire dal ritiro delle deleghe alle Aziende sanitarie locali avvenuto nel 2004, hanno scelto la forma di gestione al fine di espletare le funzioni di tutela minorile è avanzato in maniera diversificata: in alcuni casi si è mantenuta la gestione in economia, in altri si è ricorso a forme di collaborazione associata e/o ad alleanze estese ai soggetti del terzo settore. Nel presente contributo verranno esposti i risultati di un’indagine quantitativa compiuta con l’obiettivo di rappresentare quanti e quali forme di gestione coesistono tra le organizzazioni di Child Protection lombarde, con riferimento al concetto di isomorfismo istituzionale (Powell e Di Maggio,1991). Oltre ad una ricognizione sull’universo degli enti locali lombardi, le rilevazioni svolte hanno permesso di evidenziare l’esistenza di peculiari forme di gestione che al presente non sono categorizzate in letteratura ma che mostrano aspetti interessanti di ibridazione e commistione tra diversi profili gestionali.

Cabiati, E., Le forme di gestione dei servizi tutela minori in Lombardia: un'indagine alla luce dei processi isomorfici, <<AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI>>, 2015; 3/2015 (3): 517-536 [http://hdl.handle.net/10807/79038]

Le forme di gestione dei servizi tutela minori in Lombardia: un'indagine alla luce dei processi isomorfici

Cabiati, Elena
Primo
2015

Abstract

E’ noto che i Servizi di tutela minorile rappresentano organizzazioni complesse di welfare chiamate ad attuare mandati densi di responsabilità istituzionali, sociali, etiche ed umane, e che spesso sono caratterizzate da stili organizzativi frammentati e disomogenei. L’ordinamento vigente ammette l’esistenza di forme di gestione plurime attraverso cui gli enti locali possono discrezionalmente organizzare i Servizi di welfare. Pur all’interno di un quadro formale comune, la questione delle forme di gestione dei Servizi è legata a fattori politici, amministrativi e culturali dei vari territori che appaiono alla ricerca di assetti organizzativi che armonizzino la molteplicità degli interessi in gioco. Nello specifico del contesto lombardo, il processo con cui le organizzazioni di servizio sociale, a partire dal ritiro delle deleghe alle Aziende sanitarie locali avvenuto nel 2004, hanno scelto la forma di gestione al fine di espletare le funzioni di tutela minorile è avanzato in maniera diversificata: in alcuni casi si è mantenuta la gestione in economia, in altri si è ricorso a forme di collaborazione associata e/o ad alleanze estese ai soggetti del terzo settore. Nel presente contributo verranno esposti i risultati di un’indagine quantitativa compiuta con l’obiettivo di rappresentare quanti e quali forme di gestione coesistono tra le organizzazioni di Child Protection lombarde, con riferimento al concetto di isomorfismo istituzionale (Powell e Di Maggio,1991). Oltre ad una ricognizione sull’universo degli enti locali lombardi, le rilevazioni svolte hanno permesso di evidenziare l’esistenza di peculiari forme di gestione che al presente non sono categorizzate in letteratura ma che mostrano aspetti interessanti di ibridazione e commistione tra diversi profili gestionali.
2015
Italiano
Cabiati, E., Le forme di gestione dei servizi tutela minori in Lombardia: un'indagine alla luce dei processi isomorfici, <<AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI>>, 2015; 3/2015 (3): 517-536 [http://hdl.handle.net/10807/79038]
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