La commedia L’ariostista e il tassista (1748) del veronese Giulio Cesare Becelli (1686-1750) presenta almeno due motivi d’interesse: in primo luogo, come sempre avviene quando i commediografi mettono in scena poeti e letterati, ha un valore metateatrale, come del resto già I poeti comici, di due anni precedente. La scena si svolge nell’Ade, e quindi è impossibile non individuare l’influenza delle Rane aristofanesche, non senza la mediazione del Femia sentenziato di Jacopo Martello, che di certo il Becelli conosceva, per via dell’amicizia e della collaborazione con Scipione Maffei, di cui curò l’edizione del Teatro (1730). Non va poi trascurata la scelta dell’argomento: la disputa tra i sostenitori di Ariosto e quelli del Tasso è accesissima a fine Cinquecento, ma va via via perdendo di vigore, con l’affermarsi del modello tassiano. La fortuna critica di Ariosto nel Seicento è ben poca cosa, nel Settecento è assai altalenante, tanto che nella serie degli Elogi del Rubbi quello di Ariosto non verrà mai composto. La scelta del Becelli potrebbe forse sembrare anacronistica, se dietro alla contesa tra ariostisti e tassisti non si rintracciasse invece il riflesso di un’altra contesa, ben più attuale, quella tra antichi e moderni.
Cappelletti, C., Poeti in scena: «L’ariostista e il tassista» di Giulio Cesare Becelli, in Goldoni «avant la lettre»: esperienze teatrali pregoldoniane (1650-1750), (Santiago De Compostela, 15-17 April 2015), lineadacqua, Venezia 2015: 653-663 [http://hdl.handle.net/10807/78559]
Autori: | |
Titolo: | Poeti in scena: «L’ariostista e il tassista» di Giulio Cesare Becelli |
Data di pubblicazione: | 2015 |
Abstract: | La commedia L’ariostista e il tassista (1748) del veronese Giulio Cesare Becelli (1686-1750) presenta almeno due motivi d’interesse: in primo luogo, come sempre avviene quando i commediografi mettono in scena poeti e letterati, ha un valore metateatrale, come del resto già I poeti comici, di due anni precedente. La scena si svolge nell’Ade, e quindi è impossibile non individuare l’influenza delle Rane aristofanesche, non senza la mediazione del Femia sentenziato di Jacopo Martello, che di certo il Becelli conosceva, per via dell’amicizia e della collaborazione con Scipione Maffei, di cui curò l’edizione del Teatro (1730). Non va poi trascurata la scelta dell’argomento: la disputa tra i sostenitori di Ariosto e quelli del Tasso è accesissima a fine Cinquecento, ma va via via perdendo di vigore, con l’affermarsi del modello tassiano. La fortuna critica di Ariosto nel Seicento è ben poca cosa, nel Settecento è assai altalenante, tanto che nella serie degli Elogi del Rubbi quello di Ariosto non verrà mai composto. La scelta del Becelli potrebbe forse sembrare anacronistica, se dietro alla contesa tra ariostisti e tassisti non si rintracciasse invece il riflesso di un’altra contesa, ben più attuale, quella tra antichi e moderni. |
Lingua: | Italiano |
Titolo del libro: | Goldoni «avant la lettre»: esperienze teatrali pregoldoniane (1650-1750) |
ISBN: | 9788895598437 |
Editore: | lineadacqua |
Nome del convegno: | Goldoni «avant la lettre»: esperienze teatrali pregoldoniane (1650-1750) |
Luogo del convegno: | Santiago De Compostela |
Data inizio evento: | 2015-04-15 |
Data fine evento: | 2015-04-17 |
Citazione: | Cappelletti, C., Poeti in scena: «L’ariostista e il tassista» di Giulio Cesare Becelli, in Goldoni «avant la lettre»: esperienze teatrali pregoldoniane (1650-1750), (Santiago De Compostela, 15-17 April 2015), lineadacqua, Venezia 2015: 653-663 [http://hdl.handle.net/10807/78559] |
Appare nelle tipologie: | Atti di Convegno, Congresso, Giornate di studio, ecc., Workshop (in volume) |