La Didone abbandonata rappresenta un unicum nella produzione del poeta cesareo, poiché nella prima versione del 1724 si coglie la saldatura fra l’eredità del melodramma precedente e le principali novità introdotte dal drammaturgo nel teatro musicale, quali la musicalità e la semplicità del linguaggio, nonché quello che Gallarati ha definito un “palpitante intimismo degli affetti”. Frutto dell’apprendistato napoletano, l’opera diviene infatti emblema del melodramma serio sulle scene del Settecento europeo, pur conservando numerose istanze del dramma in musica barocco. Innanzitutto, la parte principale viene creata su misura per una primadonna, Marianna Benti Bulgarelli, che, in linea con la scuola napoletana, si presentava sulla scena come una grande interprete dal punto di vista espressivo, ma non da quello delle capacità vocali. Le doti interpretative della Romanina erano infatti il punto di forza di una cantante non particolarmente dotata di fascino, timbro ed estensione, ma molto apprezzata sui palcoscenici italiani ed europei. Parti come quella di Didone erano di fatto costruite su situazioni ed occasioni, meccanismi dell’intreccio che sottolineavano l’importanza della recitazione e dell’interpretazione nel canto; tali situazioni valorizzavano ed enfatizzavano proprio le riconosciute qualità della Bulgarelli: capacità mimiche ed efficacia scenica. Lo stesso Metastasio lamenterà più tardi, infatti, la progressiva sparizione di una generazione di cantanti-interpreti — in particolare quelli della scuola napoletana — che, raccogliendo l’eredità di alcune compagnie di Comici dell’Arte, dominavano le scene italiane all’inizio del Settecento ed avevano raccolto la sfida interpretativa dei suoi primi melodrammi.

Frattali, A., Pasqualicchio S. Brunetti, N. P. A. S. Q. U. A. L. I. C. C. H. I. O. S. B., Bellina, A. L., Pieri, M., Pietrini, S., Dorigotti, V., Randi, E., Viviani, G., Puppa, P., Noto, P., Scandola L. Mari, A. S. C. A. N. D. O. L. A. L. M., Cauteruccio, G., La necessità del canto. La voce della “Didone” metastasiana nel Settecento europeo, in Attori all'opera. Coincidenze e tangenze tra recitazione e canto lirico, (VERONA -- ITA, 28-29 November 2013), Pagina, BARI -- ITA 2015: 67-78 [http://hdl.handle.net/10807/77321]

La necessità del canto. La voce della “Didone” metastasiana nel Settecento europeo

Frattali, Arianna
Primo
;
2015

Abstract

La Didone abbandonata rappresenta un unicum nella produzione del poeta cesareo, poiché nella prima versione del 1724 si coglie la saldatura fra l’eredità del melodramma precedente e le principali novità introdotte dal drammaturgo nel teatro musicale, quali la musicalità e la semplicità del linguaggio, nonché quello che Gallarati ha definito un “palpitante intimismo degli affetti”. Frutto dell’apprendistato napoletano, l’opera diviene infatti emblema del melodramma serio sulle scene del Settecento europeo, pur conservando numerose istanze del dramma in musica barocco. Innanzitutto, la parte principale viene creata su misura per una primadonna, Marianna Benti Bulgarelli, che, in linea con la scuola napoletana, si presentava sulla scena come una grande interprete dal punto di vista espressivo, ma non da quello delle capacità vocali. Le doti interpretative della Romanina erano infatti il punto di forza di una cantante non particolarmente dotata di fascino, timbro ed estensione, ma molto apprezzata sui palcoscenici italiani ed europei. Parti come quella di Didone erano di fatto costruite su situazioni ed occasioni, meccanismi dell’intreccio che sottolineavano l’importanza della recitazione e dell’interpretazione nel canto; tali situazioni valorizzavano ed enfatizzavano proprio le riconosciute qualità della Bulgarelli: capacità mimiche ed efficacia scenica. Lo stesso Metastasio lamenterà più tardi, infatti, la progressiva sparizione di una generazione di cantanti-interpreti — in particolare quelli della scuola napoletana — che, raccogliendo l’eredità di alcune compagnie di Comici dell’Arte, dominavano le scene italiane all’inizio del Settecento ed avevano raccolto la sfida interpretativa dei suoi primi melodrammi.
2015
Italiano
Attori all'opera. Coincidenze e tangenze tra recitazione e canto lirico
Performare l'opera
VERONA -- ITA
28-nov-2013
29-nov-2013
9788874704576
Pagina
Frattali, A., Pasqualicchio S. Brunetti, N. P. A. S. Q. U. A. L. I. C. C. H. I. O. S. B., Bellina, A. L., Pieri, M., Pietrini, S., Dorigotti, V., Randi, E., Viviani, G., Puppa, P., Noto, P., Scandola L. Mari, A. S. C. A. N. D. O. L. A. L. M., Cauteruccio, G., La necessità del canto. La voce della “Didone” metastasiana nel Settecento europeo, in Attori all'opera. Coincidenze e tangenze tra recitazione e canto lirico, (VERONA -- ITA, 28-29 November 2013), Pagina, BARI -- ITA 2015: 67-78 [http://hdl.handle.net/10807/77321]
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