L’importanza del ruolo dell’Augustae – forse più che delle singole Augustae - è asserito dalla constatazione che anche imperatori che rivestirono la porpora solo per una manciata di giorni non tralasciarono di emettere monete con l’immagine e il nome della consorte. Il saggio analizza la ritrattistica monetale al femminile nel corso del III secolo, dal punto di vista iconografico, ideologico ed artistico. Quanto al primo aspetto, essi appaiono del tutto conservatori, privi di qualsiasi tentativo di vivacizzare un tipo ormai canonico, che raffigura le donne con tunica, stola e - a partire dalle emissioni di Gordiano III per Tranquillina – diadema. Sugli antoniniani il busto è sorretto da un crescente lunare, mentre sulle monete emesse in onore delle Divae il velo è rialzato a coprire la testa e le spalle. Eccezionale appare pertanto il ritratto di Magnia Urbica, moglie di Carino, su antoniniani di Ticinum, a motivo degli abiti cerimoniali e degli ornamenti indossati. L'Autore analizza poi il fenomeno dell’adeguamento della fisiognomia delle donne raffigurate sulle monete a quella dei rispettivi consorti, come è per Ulpia Severina rispetto al marito Aureliano. Tale ‘crisi di genere’ del ritratto femminile non è però tipica del III secolo d.C., né in ambito monetale, né in quello scultoreo. Ripercorrendone l'evoluzione, se ne identificano le cause, ideologiche e connesse alla modalità di produzione del numerario.
Perassi, C., Ritratti monetali delle Augustae nel III secolo. Una crisi di genere?, in Un confronto drammatico con il XXI secolo: l’Impero romano del III secolo nella crisi monetaria. Atti del Convegno, Biassono, 9 giugno 2012, (Biassono, 09-09 June 2012), Edizioni del Museo Civico Carlo Verri – Biassono, Biassono 2014: 193-232 [http://hdl.handle.net/10807/77119]
Ritratti monetali delle Augustae nel III secolo. Una crisi di genere?
Perassi, ClaudiaPrimo
2014
Abstract
L’importanza del ruolo dell’Augustae – forse più che delle singole Augustae - è asserito dalla constatazione che anche imperatori che rivestirono la porpora solo per una manciata di giorni non tralasciarono di emettere monete con l’immagine e il nome della consorte. Il saggio analizza la ritrattistica monetale al femminile nel corso del III secolo, dal punto di vista iconografico, ideologico ed artistico. Quanto al primo aspetto, essi appaiono del tutto conservatori, privi di qualsiasi tentativo di vivacizzare un tipo ormai canonico, che raffigura le donne con tunica, stola e - a partire dalle emissioni di Gordiano III per Tranquillina – diadema. Sugli antoniniani il busto è sorretto da un crescente lunare, mentre sulle monete emesse in onore delle Divae il velo è rialzato a coprire la testa e le spalle. Eccezionale appare pertanto il ritratto di Magnia Urbica, moglie di Carino, su antoniniani di Ticinum, a motivo degli abiti cerimoniali e degli ornamenti indossati. L'Autore analizza poi il fenomeno dell’adeguamento della fisiognomia delle donne raffigurate sulle monete a quella dei rispettivi consorti, come è per Ulpia Severina rispetto al marito Aureliano. Tale ‘crisi di genere’ del ritratto femminile non è però tipica del III secolo d.C., né in ambito monetale, né in quello scultoreo. Ripercorrendone l'evoluzione, se ne identificano le cause, ideologiche e connesse alla modalità di produzione del numerario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.