“Naturalità” è il vocabolo con cui si indica l’idoneità del giudice a cogliere i profili assiologici della disputa che è chiamato a dirimere e cui deve essere estraneo. Corrispondentemente, allo specifico livello probatorio, si richiede la sua neutralità metodologica. Ma è l’intero processo che deve pervenire a un risultato che goda del consenso della collettività, senza privilegiare una delle impostazioni filosofico-gnoseologiche in essa presenti: a tale esigenza risponde la concezione semantica della verità, implicante la coerenza tra prove e ricostruzione del fatto. In proposito, per comprendere la ragionevolezza dell’esito processuale occorre esaminare il nesso dialettico tra i contesti di scoperta, di ricerca, di decisione e di giustificazione nell’ambito della disciplina denominata “epistemologia giudiziaria”.
Ubertis, G., Il processo come scelta: il giudice, <<APOLLINARIS>>, 2014; (2): 645-665 [http://hdl.handle.net/10807/74463]
Il processo come scelta: il giudice
Ubertis, Giulio
2016
Abstract
“Naturalità” è il vocabolo con cui si indica l’idoneità del giudice a cogliere i profili assiologici della disputa che è chiamato a dirimere e cui deve essere estraneo. Corrispondentemente, allo specifico livello probatorio, si richiede la sua neutralità metodologica. Ma è l’intero processo che deve pervenire a un risultato che goda del consenso della collettività, senza privilegiare una delle impostazioni filosofico-gnoseologiche in essa presenti: a tale esigenza risponde la concezione semantica della verità, implicante la coerenza tra prove e ricostruzione del fatto. In proposito, per comprendere la ragionevolezza dell’esito processuale occorre esaminare il nesso dialettico tra i contesti di scoperta, di ricerca, di decisione e di giustificazione nell’ambito della disciplina denominata “epistemologia giudiziaria”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.