Scopo dello studio Descrivere numero, origine ed etiologia delle infezioni manifestatesi in pazienti sottoposti a chirurgia urologica nella nostra unità operativa, analizzando i dati degli esami colturali di differenti fluidi biologici ottenuti dal gennaio 2007 all’aprile 2010. Materiali e metodi Nel periodo di riferimento sono stati sottoposti ad esame colturale tutti i pazienti che avessero presentato, durante la degenza, un qualsiasi sintomo riconducibile allo sviluppo di una infezione. In tutti i casi di sospetta infezione è stata eseguita un’urinocoltura; in presenza di temperatura superiore ai 38,5° è stata eseguita una emocoltura su tre campioni; tamponi della ferita chirurgica sono stati inviati in tutti i casi di deiscenza o secrezione dalla ferita chirurgica. In presenza di catetere venoso centrale, si è provveduto infine all’invio per esame colturale della punta all’atto della rimozione. Risultati In 321 pazienti sottoposti ad accertamenti, sono risultati positivi 589 isolamenti: 63% nelle urine, 6% nel sangue, 6% nella ferita chirurgica, 7% nel catetere venoso centrale e 18% in altri siti (estremità di cateteri vescicali e di stent ureterali). Nel 70% degli isolamenti da catetere venoso centrale era presente lo Stafilococco epidermidis, cosa che ha suggerito un’alta incidenza di contaminazione durante le manovre di rimozione. Nell’insieme, l’agente patogeno più comunemente isolato è stato Escherichia coli (22,5%). Nell’urina, le specie più frequentemente isolate sono state Escherichia coli (27,8%), Enterococcus faecalis (12,5%), Stafilococcus epidermidis (8%), Pseudomonas aeruginosa (5,6%), Streptococcus agalactiae B (5%), Proteus mirabilis (4%), Klebsiella pneumonie (3,7%), Stafilococcus aureus (2,9%), Acinetobacter baumannii (2,13%); nel 9,3% dei casi sono stati isolati miceti (Candida albicans nel 3,8%). Nel periodo in esame sono stati registrati 35 casi di sepsi, sostenuti da Stafilococchi (51,4%), Escherichia coli (22,9%), Pseduomonas aeruginosa (5,7%), Klebsiella pneumonie (5,7%) Enterococcus faecalis (2,9%). In 2 casi (5,7%) è stato isolato MRSA (Stafilococco aureo meticillino resistente), con un decesso in un paziente particolarmente defedato. Discussione Non è infrequente il ricorso all’antibioticoterapia d’emblée in casi con evidenza clinica d’infezione, nell’attesa della disponibilità degli accertamenti colturali. Risulta pertanto importante conoscere, per quel determinato ambiente, quali siano le specie batteriche maggiormente responsabili al fine di intraprendere un’antibioticoterapia che sia la più efficace possibile. Conclusioni Lo studio attuale può fornire dati utili per l’instaurazione di un’antibioticoterapia in assenza e nell’attesa di risposta degli accertamenti colturali. La comparsa di sepsi sostenute da MRSA rende necessario migliorare la prevenzione in termini di sorveglianza sulle procedure e richiede una migliore applicazione della terapia antibiotica per contenere il fenomeno dello sviluppo di resistenze.
Vittori, M., D'Addessi, A., Sasso, F., Sacco, E., Calarco, A., Bassi, P., Evidenze microbiologiche in un singolo centro urologico, Poster, in Libro abstract dell' 84° congresso SIU, 23 - 26 Ottobre 2011, Roma, (Roma, 23-26 October 2011), SOCETA' ITALIANA UROLOGIA, Roma 2011: 193-193 [http://hdl.handle.net/10807/6946]
Evidenze microbiologiche in un singolo centro urologico
Vittori, Matteo;D'Addessi, Alessandro;Sasso, Francesco;Sacco, Emilio;Calarco, Alessandro;Bassi, Pierfrancesco
2011
Abstract
Scopo dello studio Descrivere numero, origine ed etiologia delle infezioni manifestatesi in pazienti sottoposti a chirurgia urologica nella nostra unità operativa, analizzando i dati degli esami colturali di differenti fluidi biologici ottenuti dal gennaio 2007 all’aprile 2010. Materiali e metodi Nel periodo di riferimento sono stati sottoposti ad esame colturale tutti i pazienti che avessero presentato, durante la degenza, un qualsiasi sintomo riconducibile allo sviluppo di una infezione. In tutti i casi di sospetta infezione è stata eseguita un’urinocoltura; in presenza di temperatura superiore ai 38,5° è stata eseguita una emocoltura su tre campioni; tamponi della ferita chirurgica sono stati inviati in tutti i casi di deiscenza o secrezione dalla ferita chirurgica. In presenza di catetere venoso centrale, si è provveduto infine all’invio per esame colturale della punta all’atto della rimozione. Risultati In 321 pazienti sottoposti ad accertamenti, sono risultati positivi 589 isolamenti: 63% nelle urine, 6% nel sangue, 6% nella ferita chirurgica, 7% nel catetere venoso centrale e 18% in altri siti (estremità di cateteri vescicali e di stent ureterali). Nel 70% degli isolamenti da catetere venoso centrale era presente lo Stafilococco epidermidis, cosa che ha suggerito un’alta incidenza di contaminazione durante le manovre di rimozione. Nell’insieme, l’agente patogeno più comunemente isolato è stato Escherichia coli (22,5%). Nell’urina, le specie più frequentemente isolate sono state Escherichia coli (27,8%), Enterococcus faecalis (12,5%), Stafilococcus epidermidis (8%), Pseudomonas aeruginosa (5,6%), Streptococcus agalactiae B (5%), Proteus mirabilis (4%), Klebsiella pneumonie (3,7%), Stafilococcus aureus (2,9%), Acinetobacter baumannii (2,13%); nel 9,3% dei casi sono stati isolati miceti (Candida albicans nel 3,8%). Nel periodo in esame sono stati registrati 35 casi di sepsi, sostenuti da Stafilococchi (51,4%), Escherichia coli (22,9%), Pseduomonas aeruginosa (5,7%), Klebsiella pneumonie (5,7%) Enterococcus faecalis (2,9%). In 2 casi (5,7%) è stato isolato MRSA (Stafilococco aureo meticillino resistente), con un decesso in un paziente particolarmente defedato. Discussione Non è infrequente il ricorso all’antibioticoterapia d’emblée in casi con evidenza clinica d’infezione, nell’attesa della disponibilità degli accertamenti colturali. Risulta pertanto importante conoscere, per quel determinato ambiente, quali siano le specie batteriche maggiormente responsabili al fine di intraprendere un’antibioticoterapia che sia la più efficace possibile. Conclusioni Lo studio attuale può fornire dati utili per l’instaurazione di un’antibioticoterapia in assenza e nell’attesa di risposta degli accertamenti colturali. La comparsa di sepsi sostenute da MRSA rende necessario migliorare la prevenzione in termini di sorveglianza sulle procedure e richiede una migliore applicazione della terapia antibiotica per contenere il fenomeno dello sviluppo di resistenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.