L’esecuzione di un test genetico consente di acquisire - a differenza di altre procedure diagnostiche - conoscenze non solo su un singolo paziente, ma anche su quanti gli sono geneticamente relati (“parenti genetici”). Invocando l’esercizio della propria autonomia, un paziente può - però - giustificare la propria volontà di non volere conoscere il risultato del test o di non informare i parenti genetici sul loro rischio di sviluppare la stessa patologia, anche nel caso in cui siano disponibili interventi preventivi e trattamenti terapeutici. Si pone, dunque, l’interrogativo di come si possa conciliare il “diritto alla conoscenza” dei parenti genetici con l’eventuale volontà del paziente di non informare o di non voler conoscere. Tra i molti dilemmi morali che questo ambito può generare, il contributo ha l’obiettivo rispondere a tale interrogativo e di approfondire alcuni aspetti della comunicazione intrafamiliare concernente l’uso dei test genetici in oncologia.
Di Pietro, M. L., Di Raimo, F. R., Teleman, A. A., Refolo, P., Test genetici in oncologia e comunicazione intrafamiliare: autonomia vs responsabilità, <<LA CLINICA TERAPEUTICA>>, 2015; 166 (5): 200-204. [doi:10.7417/CT.2015.1878] [http://hdl.handle.net/10807/68761]
Test genetici in oncologia e comunicazione intrafamiliare: autonomia vs responsabilità
Di Pietro, Maria Luisa;Di Raimo, Francesca Romana;Teleman, Adele Anna;Refolo, Pietro
2015
Abstract
L’esecuzione di un test genetico consente di acquisire - a differenza di altre procedure diagnostiche - conoscenze non solo su un singolo paziente, ma anche su quanti gli sono geneticamente relati (“parenti genetici”). Invocando l’esercizio della propria autonomia, un paziente può - però - giustificare la propria volontà di non volere conoscere il risultato del test o di non informare i parenti genetici sul loro rischio di sviluppare la stessa patologia, anche nel caso in cui siano disponibili interventi preventivi e trattamenti terapeutici. Si pone, dunque, l’interrogativo di come si possa conciliare il “diritto alla conoscenza” dei parenti genetici con l’eventuale volontà del paziente di non informare o di non voler conoscere. Tra i molti dilemmi morali che questo ambito può generare, il contributo ha l’obiettivo rispondere a tale interrogativo e di approfondire alcuni aspetti della comunicazione intrafamiliare concernente l’uso dei test genetici in oncologia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.