La storiografia moderna ha spesso individuato nell’esegesi biblica dei decenni centrali del XIII secolo – e nei suoi autori appartenenti all’Ordine dei Predicatori in particolare – una svolta caratterizzata dalla progressiva svalutazione del «senso spirituale», in direzione di un interesse sempre più marcato per la littera. Il campione di questo nuovo modo di spiegare la Bibbia viene riconosciuto in Tommaso d’Aquino, la cui novità si situerebbe da un lato nell’affermazione per cui nell’argomentazione teologica può essere assunto solo quanto è presente a livello del senso letterale, e d’altro canto nel principio, anch’esso da lui indicato, per cui ciò che si ricava dal senso spirituale deve essere necessariamente presente altrove già a livello della littera. In questo modo Tommaso di fatto traccia dei confini all’interpretazione spirituale: si tratta tuttavia, a ben vedere, di una linea tradizionale. Inoltre, l’ampiezza e l’elaborazione in cui l’interpretazione letterale viene assunta la pongono ben aldilà di una considerazione storico-critica ante litteram, individuandovi anche quanto di norma riconosciuto come senso profetico e affermazione dogmatica. Sebbene, insomma, sembri spostare i confini fra allegoria e littera, ciò che pare interessare a Tommaso nella seconda non pare essere tanto quello che intendeva l’autore umano, quanto piuttosto la verità di fede che vi individua.
Rainini, M. G., Tommaso d’Aquino e i margini della «littera», <<ANNALI DI SCIENZE RELIGIOSE>>, 2014; 7 (N/A): 153-177 [http://hdl.handle.net/10807/68733]
Tommaso d’Aquino e i margini della «littera»
Rainini, Marco Giuseppe
2014
Abstract
La storiografia moderna ha spesso individuato nell’esegesi biblica dei decenni centrali del XIII secolo – e nei suoi autori appartenenti all’Ordine dei Predicatori in particolare – una svolta caratterizzata dalla progressiva svalutazione del «senso spirituale», in direzione di un interesse sempre più marcato per la littera. Il campione di questo nuovo modo di spiegare la Bibbia viene riconosciuto in Tommaso d’Aquino, la cui novità si situerebbe da un lato nell’affermazione per cui nell’argomentazione teologica può essere assunto solo quanto è presente a livello del senso letterale, e d’altro canto nel principio, anch’esso da lui indicato, per cui ciò che si ricava dal senso spirituale deve essere necessariamente presente altrove già a livello della littera. In questo modo Tommaso di fatto traccia dei confini all’interpretazione spirituale: si tratta tuttavia, a ben vedere, di una linea tradizionale. Inoltre, l’ampiezza e l’elaborazione in cui l’interpretazione letterale viene assunta la pongono ben aldilà di una considerazione storico-critica ante litteram, individuandovi anche quanto di norma riconosciuto come senso profetico e affermazione dogmatica. Sebbene, insomma, sembri spostare i confini fra allegoria e littera, ciò che pare interessare a Tommaso nella seconda non pare essere tanto quello che intendeva l’autore umano, quanto piuttosto la verità di fede che vi individua.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.