La malignità sociale del dolore cronico: un concetto emergente ma sottovalutato Nel 2001, l’Organizzazione mondiale della sanità pubblicò l’annuale World health report che ha classificato le malattie non solo secondo il criterio di mortalità e morbilità ma anche sulla base del parametro “disabilità” da esse indotto: questo nuovo modo di inquadramento ha posto in evidenza, nella sua drammaticità, come l’aspetto del dolore cronico derivante da patologie “non mortali” (cefalee, dolore osteoartrosico ecc.) richieda un costo, non solo sanitario, estremamente elevato con percentuali di “anni vissuti con disabilità” comprese tra il 2 e il 5% degli anni totali di vita.Questo aspetto colpisce la società e le nazioni intese nel loro insieme poiché impatta su ambiti che vanno oltre quello personale e configurano quel concetto di “malignità sociale” che ben descrive il “pianeta dolore”: il dolore cronico è attualmente una “malattia” con cui più del 66% della popolazione europea “convive” da più di cinque anni, e nei cui riguardi ha trovato una scarsa o insoddisfacente risposta, alla base di una scaduta qualità di vita, talora definita dal malato “non degna di essere vissuta”, derivata dalle importanti e progressive limitazioni in termini personali, professionali e sociali. La trasversalità del problema e i suoi differenti bersagli: la persona, il nucleo familiare, il contesto professionale, le relazioni sociali Il concetto di malignità sociale ben si applica riferendosi ai differenti livelli di impatto che un dolore cronico è in grado di generare: un dolore non adeguatamente riconosciuto, e quindi impropriamente trattato, colpisce l’individuo nella sua totalità modificandone il profilo comportamentale (documentata associazione tra dolore cronico e depressione, Oms), inducendo ripercussioni negative nei suoi rapporti familiari (inizialmente) e (successivamente) progressiva estensione nella sfera delle relazioni sociali e professionali.

Evangelista, M., Curare adeguatamente il dolore cronico significa tutelare l'inalenabile diritto alla dignità del malato, <<SANITÀ. IL SOLE 24 ORE>>, 2009; 2009/39 (Ottobre): 17-21 [http://hdl.handle.net/10807/64511]

Curare adeguatamente il dolore cronico significa tutelare l'inalenabile diritto alla dignità del malato

Evangelista, Maurizio
2009

Abstract

La malignità sociale del dolore cronico: un concetto emergente ma sottovalutato Nel 2001, l’Organizzazione mondiale della sanità pubblicò l’annuale World health report che ha classificato le malattie non solo secondo il criterio di mortalità e morbilità ma anche sulla base del parametro “disabilità” da esse indotto: questo nuovo modo di inquadramento ha posto in evidenza, nella sua drammaticità, come l’aspetto del dolore cronico derivante da patologie “non mortali” (cefalee, dolore osteoartrosico ecc.) richieda un costo, non solo sanitario, estremamente elevato con percentuali di “anni vissuti con disabilità” comprese tra il 2 e il 5% degli anni totali di vita.Questo aspetto colpisce la società e le nazioni intese nel loro insieme poiché impatta su ambiti che vanno oltre quello personale e configurano quel concetto di “malignità sociale” che ben descrive il “pianeta dolore”: il dolore cronico è attualmente una “malattia” con cui più del 66% della popolazione europea “convive” da più di cinque anni, e nei cui riguardi ha trovato una scarsa o insoddisfacente risposta, alla base di una scaduta qualità di vita, talora definita dal malato “non degna di essere vissuta”, derivata dalle importanti e progressive limitazioni in termini personali, professionali e sociali. La trasversalità del problema e i suoi differenti bersagli: la persona, il nucleo familiare, il contesto professionale, le relazioni sociali Il concetto di malignità sociale ben si applica riferendosi ai differenti livelli di impatto che un dolore cronico è in grado di generare: un dolore non adeguatamente riconosciuto, e quindi impropriamente trattato, colpisce l’individuo nella sua totalità modificandone il profilo comportamentale (documentata associazione tra dolore cronico e depressione, Oms), inducendo ripercussioni negative nei suoi rapporti familiari (inizialmente) e (successivamente) progressiva estensione nella sfera delle relazioni sociali e professionali.
2009
Italiano
direttore responsabile ELIA ZAMBONI coordinatore editoriale Roberto Turno Allegato al n. 39 del 20-26 ottobre 2009 reg. Trib. Milano n. 679 del 7/10/98
Evangelista, M., Curare adeguatamente il dolore cronico significa tutelare l'inalenabile diritto alla dignità del malato, <<SANITÀ. IL SOLE 24 ORE>>, 2009; 2009/39 (Ottobre): 17-21 [http://hdl.handle.net/10807/64511]
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