Le catastrofi naturali sono definite eventi potenzialmente traumatici per la loro natura brusca, improvvisa, inattesa, e fortemente distruttiva, che coglie il soggetto impreparato andando così a minare le sue difese psichiche. Janoff-Bulman (1992) affermano che l’impatto traumatico delle catastrofi naturali deriva dalla frammentazione di tre credenze fondamentali - sulle quali si basa la rappresentazione che l’individuo ha di sé - “The self is worthy” - e della realtà esterna -“The world is benevolent” e “The world is meaningful”. La frattura con il passato e la perdita di tracce materiali e mnestiche, l’incapacità di cogliere il presente dovuta alla fissazione sull’esperienza traumatica, e la grande incognita sul futuro trasmettono all’individuo e alla comunità un profondo vissuto di fragilità, solitudine e impotenza. L’ipotesi di base dello studio è che la frattura esistenziale e culturale conseguente all’evento traumatico del sisma genera dunque una discontinuità temporale e, al contempo, simbolica, nella storia di vita del soggetto. L’indagine è stata realizzata con un campione di 248 bambini, vittime dirette del terremoto di Abruzzo, Haiti e Cile, frequentanti il ciclo di scuola primaria. Lo strumento impiegato è il “Test dei tre disegni: prima, durante e futuro” un test grafico che si compone di 3 prove, composte da disegno e intervista successiva. Viene quindi analizzata la rappresentazione grafica dei tre riferimenti principali per il bambino - la casa, la famiglia e il sé - così come il bambino le rappresenta nelle tre fasi precedente il terremoto, durante il terremoto e nel futuro. Accanto allo strumento qualitativo, sono state impiegate delle scale di misurazione dei disturbi connessi con disturbi post-traumatici e, in particolare, PTSD, disturbo d’ansia, depressione e disfunzionamento sociale. Sui dati raccolti sono state condotte un’analisi qualitativa e, in parallelo, quantitativa. I risultati mostrano che la fissazione sull’evento traumatico genera uno sconvolgimento nella temporalità della storia di vita: si viene così a creare una sorta di compartimento stagno tra il “prima” e il “dopo”; il bambino traumatizzato non riesce a collocare l’esperienza tra un prima e un dopo e, quindi ad integrarla nella propria storia di vita. La struttura del “test dei tre disegni: prima, durante e futuro”, e il ruolo assunto dall’intervistatore di guida del bambino nell’accesso al ricordo, contrastano con tale frammentazione esistenziale propria del trauma psichico, favorendo il processo di attribuzione di significato all’evento e l’integrazione dell’esperienza nella continuità della storia di vita del soggetto.
Giordano, F., Ridisegnare la propria continuità esistenziale e culturale a fronte di catastrofi naturali. “Il test dei tre disegni”: prima, durante e futuro, Poster, in 9° Convegno Nazionale S.I.P.CO. – Società Italiana di Psicologia di Comunità. RILANCIARE I LEGAMI SOCIALI, ATTIVARE PARTECIPAZIONE, PROMUOVERE CAMBIAMENTO., (Milano, 27-September 29-May 2012), EDUCatt, Milano 2012: 85-86 [https://hdl.handle.net/10807/63014]
Ridisegnare la propria continuità esistenziale e culturale a fronte di catastrofi naturali. “Il test dei tre disegni”: prima, durante e futuro
Giordano, Francesca
2012
Abstract
Le catastrofi naturali sono definite eventi potenzialmente traumatici per la loro natura brusca, improvvisa, inattesa, e fortemente distruttiva, che coglie il soggetto impreparato andando così a minare le sue difese psichiche. Janoff-Bulman (1992) affermano che l’impatto traumatico delle catastrofi naturali deriva dalla frammentazione di tre credenze fondamentali - sulle quali si basa la rappresentazione che l’individuo ha di sé - “The self is worthy” - e della realtà esterna -“The world is benevolent” e “The world is meaningful”. La frattura con il passato e la perdita di tracce materiali e mnestiche, l’incapacità di cogliere il presente dovuta alla fissazione sull’esperienza traumatica, e la grande incognita sul futuro trasmettono all’individuo e alla comunità un profondo vissuto di fragilità, solitudine e impotenza. L’ipotesi di base dello studio è che la frattura esistenziale e culturale conseguente all’evento traumatico del sisma genera dunque una discontinuità temporale e, al contempo, simbolica, nella storia di vita del soggetto. L’indagine è stata realizzata con un campione di 248 bambini, vittime dirette del terremoto di Abruzzo, Haiti e Cile, frequentanti il ciclo di scuola primaria. Lo strumento impiegato è il “Test dei tre disegni: prima, durante e futuro” un test grafico che si compone di 3 prove, composte da disegno e intervista successiva. Viene quindi analizzata la rappresentazione grafica dei tre riferimenti principali per il bambino - la casa, la famiglia e il sé - così come il bambino le rappresenta nelle tre fasi precedente il terremoto, durante il terremoto e nel futuro. Accanto allo strumento qualitativo, sono state impiegate delle scale di misurazione dei disturbi connessi con disturbi post-traumatici e, in particolare, PTSD, disturbo d’ansia, depressione e disfunzionamento sociale. Sui dati raccolti sono state condotte un’analisi qualitativa e, in parallelo, quantitativa. I risultati mostrano che la fissazione sull’evento traumatico genera uno sconvolgimento nella temporalità della storia di vita: si viene così a creare una sorta di compartimento stagno tra il “prima” e il “dopo”; il bambino traumatizzato non riesce a collocare l’esperienza tra un prima e un dopo e, quindi ad integrarla nella propria storia di vita. La struttura del “test dei tre disegni: prima, durante e futuro”, e il ruolo assunto dall’intervistatore di guida del bambino nell’accesso al ricordo, contrastano con tale frammentazione esistenziale propria del trauma psichico, favorendo il processo di attribuzione di significato all’evento e l’integrazione dell’esperienza nella continuità della storia di vita del soggetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.