La campagna per la soppressione della rivolta dei Boxer (1910-1901), ha rappresentato un significativo esempio di collaborazione multinazionale condotta in tempi ristretti, in una situazione particolare e in presenza di pesanti vincoli logistici e operativi. Frettolosamente allestita a fronte dell’improvviso deteriorarsi della crisi ‘di lunga durata’ dell’Impero mancese, essa ha coinvolto otto contingenti nazionali (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Russia e Stati Uniti), schierati sul campo nel corso di quattro mesi, fra gli inizi di giugno (colonna Seymour) e le seconda metà di settembre 1900 (‘Ostasiatische Expeditionskorp’ von Waldersee), fino a raggiungere una consistenza di oltre 50.000 effettivi. A questi, occorre poi aggiungere i 100.000 uomini circa schierati dalla Russia di Nicola II a difesa delle linee ferroviarie, delle retrovie e delle infrastrutture in realizzate o in corso di realizzazione in Manciuria, divenute un bersaglio ‘premiante’ durante la fase iniziale della rivolta, e quelli delle forze navali, schierate nelle acque della Cina o nella loro prossimità, in maniera più o meno permanente, dalle diverse Potenze coinvolte nell’intervento. Per l’Italia, tuttavia, l’intervento ha assunto un significato ancora più particolare. Pur nei limiti della sua consistenza numerica, esso ha costituito uno sforzo notevole (sia sul piano finanziario, sia su quello logistico) per un Paese che faticava a staccarsi dalla sua posizione di ‘ultima delle grandi [Potenze] o prima delle piccole’. Gli interessi nazionali in Cina – specie quelli economici – erano limitati e non potevano essere paragonati a quelli di altre Potenze. Anche sul piano simbolico, la tutela dei missionari e dei cristiani cinesi, bersaglio della violenza dei Boxer, da parte della ‘laica’ Terza Repubblica e delle Potenze (protestanti) anglosassoni (Gran Bretagna e Stati Uniti) appariva più solida rispetto alle ambizioni di un’Italia alle prese con gli strascichi della ‘Questione romana’. Sulla spedizione gravava, infine, la doppia ombra della sconfitta militare di Adua (1896) e della crisi socio-politica che, interessando il Paese durante il ‘lungo tramonto’ del XIX secolo, avrebbe coinvolto le Forze Armate e la stessa Corona, culminando – in termini materiali e simbolici – nell’assassinio di Umberto I a Monza, pochi giorni dopo la partenza del Corpo di spedizione da Napoli, il 19 luglio 1900. In questo senso, la partecipazione alle operazioni in Cina rappresenta un passaggio importante in termini sia di (ri)affermazione delle capacità ‘di proiezione’ delle Forze Armate italiane, sia di costruzione/consolidamento dell’immagine del Paese agli occhi delle altre Potenze europee. Nonostante le dimensioni contenute e i limiti che l’hanno caratterizzata, essa ha costituito il ritorno ‘in grande’ dell’Italia sulla scena politico-militare internazionale dopo le difficoltà degli anni precedenti. Muovendo da queste premesse, il contributo mira a illustrare – alla luce delle rappresentazioni che ne sono state date dalle fonti coeve – l’impatto e le implicazioni della partecipazione italiana alla campagna contro i Boxer sia nel quadro della c.d. ‘difesa delle Legazioni’, sia in quello dell’azione del contingente multinazionale. In particolare, l’obiettivo è evidenziare, da una parte, la portata e il significato politico, dall’altra gli aspetti più strettamente militari, soprattutto per quanto concerne la dimensione ‘interforze’ delle operazioni, i rapporti fra autorità civili e vertici militari, e le relazioni (non sempre lineari) che si sono instaurate fra il contingente italiano e gli altri contingenti nazionali.

Pastori, G., La guerra narrata. Le Forze Armate italiane e la “guerra dei Boxer” (1900-1901) nel racconto delle fonti coeve, in Acta del 39° Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare, “Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare”, Torino, 1-6 Settembre 2013, Tomo I, (Torino, 01-06 September 2013), Commissione Italiana di Storia Militare, Roma 2013: 257-265 [http://hdl.handle.net/10807/62839]

La guerra narrata. Le Forze Armate italiane e la “guerra dei Boxer” (1900-1901) nel racconto delle fonti coeve

Pastori, Gianluca
2013

Abstract

La campagna per la soppressione della rivolta dei Boxer (1910-1901), ha rappresentato un significativo esempio di collaborazione multinazionale condotta in tempi ristretti, in una situazione particolare e in presenza di pesanti vincoli logistici e operativi. Frettolosamente allestita a fronte dell’improvviso deteriorarsi della crisi ‘di lunga durata’ dell’Impero mancese, essa ha coinvolto otto contingenti nazionali (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Russia e Stati Uniti), schierati sul campo nel corso di quattro mesi, fra gli inizi di giugno (colonna Seymour) e le seconda metà di settembre 1900 (‘Ostasiatische Expeditionskorp’ von Waldersee), fino a raggiungere una consistenza di oltre 50.000 effettivi. A questi, occorre poi aggiungere i 100.000 uomini circa schierati dalla Russia di Nicola II a difesa delle linee ferroviarie, delle retrovie e delle infrastrutture in realizzate o in corso di realizzazione in Manciuria, divenute un bersaglio ‘premiante’ durante la fase iniziale della rivolta, e quelli delle forze navali, schierate nelle acque della Cina o nella loro prossimità, in maniera più o meno permanente, dalle diverse Potenze coinvolte nell’intervento. Per l’Italia, tuttavia, l’intervento ha assunto un significato ancora più particolare. Pur nei limiti della sua consistenza numerica, esso ha costituito uno sforzo notevole (sia sul piano finanziario, sia su quello logistico) per un Paese che faticava a staccarsi dalla sua posizione di ‘ultima delle grandi [Potenze] o prima delle piccole’. Gli interessi nazionali in Cina – specie quelli economici – erano limitati e non potevano essere paragonati a quelli di altre Potenze. Anche sul piano simbolico, la tutela dei missionari e dei cristiani cinesi, bersaglio della violenza dei Boxer, da parte della ‘laica’ Terza Repubblica e delle Potenze (protestanti) anglosassoni (Gran Bretagna e Stati Uniti) appariva più solida rispetto alle ambizioni di un’Italia alle prese con gli strascichi della ‘Questione romana’. Sulla spedizione gravava, infine, la doppia ombra della sconfitta militare di Adua (1896) e della crisi socio-politica che, interessando il Paese durante il ‘lungo tramonto’ del XIX secolo, avrebbe coinvolto le Forze Armate e la stessa Corona, culminando – in termini materiali e simbolici – nell’assassinio di Umberto I a Monza, pochi giorni dopo la partenza del Corpo di spedizione da Napoli, il 19 luglio 1900. In questo senso, la partecipazione alle operazioni in Cina rappresenta un passaggio importante in termini sia di (ri)affermazione delle capacità ‘di proiezione’ delle Forze Armate italiane, sia di costruzione/consolidamento dell’immagine del Paese agli occhi delle altre Potenze europee. Nonostante le dimensioni contenute e i limiti che l’hanno caratterizzata, essa ha costituito il ritorno ‘in grande’ dell’Italia sulla scena politico-militare internazionale dopo le difficoltà degli anni precedenti. Muovendo da queste premesse, il contributo mira a illustrare – alla luce delle rappresentazioni che ne sono state date dalle fonti coeve – l’impatto e le implicazioni della partecipazione italiana alla campagna contro i Boxer sia nel quadro della c.d. ‘difesa delle Legazioni’, sia in quello dell’azione del contingente multinazionale. In particolare, l’obiettivo è evidenziare, da una parte, la portata e il significato politico, dall’altra gli aspetti più strettamente militari, soprattutto per quanto concerne la dimensione ‘interforze’ delle operazioni, i rapporti fra autorità civili e vertici militari, e le relazioni (non sempre lineari) che si sono instaurate fra il contingente italiano e gli altri contingenti nazionali.
2013
Italiano
Acta del 39° Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare, “Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare”, Torino, 1-6 Settembre 2013, Tomo I
Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare, “Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare”
Torino
1-set-2013
6-set-2013
97888998185078
Pastori, G., La guerra narrata. Le Forze Armate italiane e la “guerra dei Boxer” (1900-1901) nel racconto delle fonti coeve, in Acta del 39° Congresso della Commissione Internazionale di Storia Militare, “Le operazioni interforze e multinazionali nella storia militare”, Torino, 1-6 Settembre 2013, Tomo I, (Torino, 01-06 September 2013), Commissione Italiana di Storia Militare, Roma 2013: 257-265 [http://hdl.handle.net/10807/62839]
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