The article argues, in the first place, about the criteria of medical treatment, if this is correctly seen to exceed the mere “contractual” doctor-patient relationship. Furthermore, the essay covers the dilemmas related to the easy rise of a “right to die” as a pressure on patients affected by severe conditions with little luck of recovery to free families, close-ones and society as a whole from the burdens connected to the prosecution of therapies, and therefore to on-going life. On this basis, the role of informed consent is considered. The risks of approaches to medical treatment which transform it into the mere execution of “wills” to interrupt therapies are addressed here. The role fully played by article 32 of the Italian Constitution, in its comprehensive interpretation, is also discussed. And so are the relevant elements in forming a correct evaluation of proportionality of treatments and therapies. The importance of palliative medicine is stressed. The need to prevent defensive medicine is underlined.

Viene proposta, in primo luogo, una riflessione relativa ai criteri cui l’attività medica deve rispondere in quanto attività non meramente contrattuale e al facile configurarsi del c.d. diritto di morire, per i soggetti affetti da menomazioni gravi non pienamente reversibili della salute, come pressione a liberare il contesto prossimale e sociale dagli oneri connessi alla garanzia del “diritto di vivere”. Su questa base, si considera il ruolo del consenso informato e si evidenziano i rischi di una concezione che renda puramente esecutiva l’attività del medico dinnanzi a richieste formali di interruzione delle terapie o a dichiarazioni anticipate di trattamento. Si analizzano il ruolo, nella sua integralità, dell’art. 32 Cost. e gli elementi rilevanti ai fini del giudizio di proporzionalità delle terapie. È rimarcata l’importanza della medicina palliativa. Si sottolinea, infine, l’esigenza che non siano favorite condotte di c.d. medicina difensiva.

Eusebi, L., Menomazioni gravi della salute: “diritto di vivere” o “diritto di morire”? Questioni aperte circa le dichiarazioni di rifiuto delle terapie, <<RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA LEGALE>>, 2014; XXXVI (2): 483-493 [http://hdl.handle.net/10807/62826]

Menomazioni gravi della salute: “diritto di vivere” o “diritto di morire”? Questioni aperte circa le dichiarazioni di rifiuto delle terapie

Eusebi, Luciano
2014

Abstract

The article argues, in the first place, about the criteria of medical treatment, if this is correctly seen to exceed the mere “contractual” doctor-patient relationship. Furthermore, the essay covers the dilemmas related to the easy rise of a “right to die” as a pressure on patients affected by severe conditions with little luck of recovery to free families, close-ones and society as a whole from the burdens connected to the prosecution of therapies, and therefore to on-going life. On this basis, the role of informed consent is considered. The risks of approaches to medical treatment which transform it into the mere execution of “wills” to interrupt therapies are addressed here. The role fully played by article 32 of the Italian Constitution, in its comprehensive interpretation, is also discussed. And so are the relevant elements in forming a correct evaluation of proportionality of treatments and therapies. The importance of palliative medicine is stressed. The need to prevent defensive medicine is underlined.
2014
Italiano
Una precedente versione del testo, con il titolo "Menomazioni gravi della salute e scelte sanitarie: quale assetto legislativo?", era stata precedentemente pubblicata in Newsletter di Scienza & Vita n. 72 (febbraio-marzo 2014), 2014, pp. 13-16 (pubbl. 20-3-2014) (http://www.scienzaevita.org/materiale/Newsletter72.pdf).
Eusebi, L., Menomazioni gravi della salute: “diritto di vivere” o “diritto di morire”? Questioni aperte circa le dichiarazioni di rifiuto delle terapie, <<RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA LEGALE>>, 2014; XXXVI (2): 483-493 [http://hdl.handle.net/10807/62826]
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