Una potatura vera e propria come quella applicata alle altre specie da frutto, in Italia al nocciolo non viene usualmente applicata, limitandosi generalmente alla spollonatura, all’eliminazione delle “stanghe” vecchie ed esaurite e ad un’eventuale “rimonda” della chioma. Per tale specie potrebbe quindi sembrare inopportuno suggerire la meccanizzazione della potatura. Considerando, tuttavia, l’enorme risparmio di tempo e, quindi, di costi, questa pratica, dopo iniziali comprensibili diffidenze, ha cominciato a suscitare interesse e a diffondersi tra i corilicoltori piemontesi. Ricerche in merito vennero affrontate dall’ICA di Piacenza già dal 1999 (Roversi et al., 2002) e successivamente proseguite nelle Langhe (Roversi et al., 2007; Ughini et al., 2008; Roversi et al., 2008; Sonnati et al., 2008) e nel Monferrato (Roversi et al., 2009 b). Tra i risultati ottenuti se ne ricordano di negativi quali la perdita di un 20-30 % della produzione nell’anno di effettuazione e di positivi, quali il recupero produttivo negli anni successivi e un miglioramento qualitativo già dall’anno stesso della potatura. Al fine di approfondire gli effetti della potatura negli anni successivi alla sua effettuazione, sono state proseguite precedenti indagini (Roversi et al., l.c.) svolte nel Monferrato.
Roversi, A., Pansecchi, A., Malvicini, G. L., La potatura meccanica del nocciolo, ulteriori indagini nel Monferrato., <<RIVISTA DI FRUTTICOLTURA E DI ORTOFLORICOLTURA>>, 2011; 2011 (12): 46-50 [http://hdl.handle.net/10807/6158]
La potatura meccanica del nocciolo, ulteriori indagini nel Monferrato.
Roversi, Alessandro;Pansecchi, Alberto;Malvicini, Gian Luca
2011
Abstract
Una potatura vera e propria come quella applicata alle altre specie da frutto, in Italia al nocciolo non viene usualmente applicata, limitandosi generalmente alla spollonatura, all’eliminazione delle “stanghe” vecchie ed esaurite e ad un’eventuale “rimonda” della chioma. Per tale specie potrebbe quindi sembrare inopportuno suggerire la meccanizzazione della potatura. Considerando, tuttavia, l’enorme risparmio di tempo e, quindi, di costi, questa pratica, dopo iniziali comprensibili diffidenze, ha cominciato a suscitare interesse e a diffondersi tra i corilicoltori piemontesi. Ricerche in merito vennero affrontate dall’ICA di Piacenza già dal 1999 (Roversi et al., 2002) e successivamente proseguite nelle Langhe (Roversi et al., 2007; Ughini et al., 2008; Roversi et al., 2008; Sonnati et al., 2008) e nel Monferrato (Roversi et al., 2009 b). Tra i risultati ottenuti se ne ricordano di negativi quali la perdita di un 20-30 % della produzione nell’anno di effettuazione e di positivi, quali il recupero produttivo negli anni successivi e un miglioramento qualitativo già dall’anno stesso della potatura. Al fine di approfondire gli effetti della potatura negli anni successivi alla sua effettuazione, sono state proseguite precedenti indagini (Roversi et al., l.c.) svolte nel Monferrato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.