Il rapporto tra i minori e i media costituisce, come è noto, un tema classico della riflessione e della ricerca, sia a carattere sociologico, psicologico e pedagogico, sia in una prospettiva più strettamente mediologica. Sul primo versante, i paradigmi di volta in volta più diffusi hanno tendenzialmente accolto lo sviluppo dei media e delle tecnologie della comunicazione (dalla nascita del fumetto e del cinema in poi, fino all’avvento di Facebook) interrogandosi sugli effetti che queste nuove forme di comunicazione e relazione tecnicamente mediate avrebbero esercitato sui più piccoli e, in particolare, sui processi di socializzazione, di educazione, di costruzione delle identità che li vedono protagonisti; sul secondo versante, il pubblico degli utenti e il mondo della produzione mediale a loro rivolta sono stati studiati alla luce di una segmentazione per età che ha spesso visto nei più giovani una categoria particolarmente vulnerabile e influenzabile e, nello stesso tempo, un target appetibile, particolarmente dinamico, talvolta sfuggente, certamente peculiare. Volendo restringere lo sguardo alla riflessione sociologica e mediologica più recente, bisogna riconoscere innanzitutto che nell’ultimo decennio questo tema classico ha subito un’ulteriore declinazione a causa del mutamento dei paradigmi teorici e di ricerca, da una parte, e delle trasformazioni del sistema dei media, dall’altra. Per sintetizzare almeno le svolte principali varrà la pena ricordare il passaggio di lungo periodo da modelli funzionalisti e schematicamente evolutivi a modelli costruttivisti, da cui dipendono una visione meno essenzialista e più processuale dell’identità –personale e sociale– e dinamiche di socializzazione più fluide, meno autoritarie e talvolta contraddittorie: la cosiddetta “socializzazione debole” o “mediata” (Besozzi 2006). Il contesto dei media, poi, è stato profondamente trasformato dall’avvento del digitale e, in particolare, di Internet e della telefonia cellulare: le cosiddette “nuove tecnologie” hanno comportato un altro modello di comunicazione, più attivo (e interattivo), mobile, reversibile, multidirezionale e multimediale, potenzialmente partecipativo. Interrogarsi oggi sul rapporto tra minori e media significa, dunque, soprattutto riflettere su come i tratti caratteristici delle nuove tecnologie della comunicazione entrano in relazione con processi di socializzazione e con le dinamiche identitarie attraverso i quali si formano i membri delle nuove generazioni.
Aroldi, P., Gasparini, B., Crescere in rete. Giovani e nuove tecnologie, <<RASSEGNA BIBLIOGRAFICA. INFANZIA E ADOLESCENZA>>, 2009; (4): 5-24 [http://hdl.handle.net/10807/61084]
Crescere in rete. Giovani e nuove tecnologie
Aroldi, Piermarco;Gasparini, Barbara
2009
Abstract
Il rapporto tra i minori e i media costituisce, come è noto, un tema classico della riflessione e della ricerca, sia a carattere sociologico, psicologico e pedagogico, sia in una prospettiva più strettamente mediologica. Sul primo versante, i paradigmi di volta in volta più diffusi hanno tendenzialmente accolto lo sviluppo dei media e delle tecnologie della comunicazione (dalla nascita del fumetto e del cinema in poi, fino all’avvento di Facebook) interrogandosi sugli effetti che queste nuove forme di comunicazione e relazione tecnicamente mediate avrebbero esercitato sui più piccoli e, in particolare, sui processi di socializzazione, di educazione, di costruzione delle identità che li vedono protagonisti; sul secondo versante, il pubblico degli utenti e il mondo della produzione mediale a loro rivolta sono stati studiati alla luce di una segmentazione per età che ha spesso visto nei più giovani una categoria particolarmente vulnerabile e influenzabile e, nello stesso tempo, un target appetibile, particolarmente dinamico, talvolta sfuggente, certamente peculiare. Volendo restringere lo sguardo alla riflessione sociologica e mediologica più recente, bisogna riconoscere innanzitutto che nell’ultimo decennio questo tema classico ha subito un’ulteriore declinazione a causa del mutamento dei paradigmi teorici e di ricerca, da una parte, e delle trasformazioni del sistema dei media, dall’altra. Per sintetizzare almeno le svolte principali varrà la pena ricordare il passaggio di lungo periodo da modelli funzionalisti e schematicamente evolutivi a modelli costruttivisti, da cui dipendono una visione meno essenzialista e più processuale dell’identità –personale e sociale– e dinamiche di socializzazione più fluide, meno autoritarie e talvolta contraddittorie: la cosiddetta “socializzazione debole” o “mediata” (Besozzi 2006). Il contesto dei media, poi, è stato profondamente trasformato dall’avvento del digitale e, in particolare, di Internet e della telefonia cellulare: le cosiddette “nuove tecnologie” hanno comportato un altro modello di comunicazione, più attivo (e interattivo), mobile, reversibile, multidirezionale e multimediale, potenzialmente partecipativo. Interrogarsi oggi sul rapporto tra minori e media significa, dunque, soprattutto riflettere su come i tratti caratteristici delle nuove tecnologie della comunicazione entrano in relazione con processi di socializzazione e con le dinamiche identitarie attraverso i quali si formano i membri delle nuove generazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.