Attraverso lo studio di un caso, Varese – comune del Regno d’Italia – , il contributo affronta il problema della spesa pubblica e della politica di bilancio dei comuni italiani in età liberale, nonché quello dell’autonomia impositiva e di spesa dei ceti dirigenti locali tra 1861 e 1898 e delle loro scelte in materia di modernizzazione. L’ inserimento della città nel nuovo ordinamento statale sembrò subito al primo sindaco varesino l’occasione propizia per avviare una serie di lavori pubblici per il rinnovamento cittadino. La successiva amministrazione postunitaria, tra 1867 e 1878, intraprese una serie di iniziative nel campo dei servizi pubblici, delle scuole elementari, degli uffici comunali e realizzò opere straordinarie per la costruzione della “città civile”. Negli anni ottanta furono approvati ancora oneri straordinari – specie di carattere igienico- sanitario, come nel caso del cimitero di Giubiano inaugurato nel 1881- ma pure “di lusso”, come venivano chiamati quelli per la promozione turistica della città, e infine facoltativi destinati alla scuola secondaria ed alla formazione professionale. Anche dopo le elezioni del 1889 il vecchio ceto dirigente varesino sollecitato dalla legge Crispi del 1888 e dalle nuove forze democratiche presenti in consiglio, ampliò iniziative in settori di interesse collettivo, specie socio-sanitario. Diminuì in questi anni l’indebitamento, fino allora in costante crescita, ma la mobilitazione di risorse che la modernizzazione richiese avvenne in buona parte ancora a spese di commercianti e popolo e in misura minore della sovraimposta fondiaria. Aumentarono, infatti, i cespiti d’entrata fiscale , dalle tasse locali – famiglia, valor locativo- ai dazi. \
Pederzani, I., La politica di bilancio del Comune di Varese(1859-1898), <<AMMINISTRARE>>, 2014; 22 (22): 171-204 [http://hdl.handle.net/10807/60544]
La politica di bilancio del Comune di Varese(1859-1898)
Pederzani, Ivana
2014
Abstract
Attraverso lo studio di un caso, Varese – comune del Regno d’Italia – , il contributo affronta il problema della spesa pubblica e della politica di bilancio dei comuni italiani in età liberale, nonché quello dell’autonomia impositiva e di spesa dei ceti dirigenti locali tra 1861 e 1898 e delle loro scelte in materia di modernizzazione. L’ inserimento della città nel nuovo ordinamento statale sembrò subito al primo sindaco varesino l’occasione propizia per avviare una serie di lavori pubblici per il rinnovamento cittadino. La successiva amministrazione postunitaria, tra 1867 e 1878, intraprese una serie di iniziative nel campo dei servizi pubblici, delle scuole elementari, degli uffici comunali e realizzò opere straordinarie per la costruzione della “città civile”. Negli anni ottanta furono approvati ancora oneri straordinari – specie di carattere igienico- sanitario, come nel caso del cimitero di Giubiano inaugurato nel 1881- ma pure “di lusso”, come venivano chiamati quelli per la promozione turistica della città, e infine facoltativi destinati alla scuola secondaria ed alla formazione professionale. Anche dopo le elezioni del 1889 il vecchio ceto dirigente varesino sollecitato dalla legge Crispi del 1888 e dalle nuove forze democratiche presenti in consiglio, ampliò iniziative in settori di interesse collettivo, specie socio-sanitario. Diminuì in questi anni l’indebitamento, fino allora in costante crescita, ma la mobilitazione di risorse che la modernizzazione richiese avvenne in buona parte ancora a spese di commercianti e popolo e in misura minore della sovraimposta fondiaria. Aumentarono, infatti, i cespiti d’entrata fiscale , dalle tasse locali – famiglia, valor locativo- ai dazi. \I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.