Lo scritto ripercorre gli snodi essenziali dell’idea neo-istituzionale del matrimonio, che individua una terza via tra la concezione organica della famiglia, che ha avuto in Antonio Cicu il suo più alto esponente, e la concezione contrattuale, che riduce la famiglia a stare-insieme di due persone che non annovera fini diversi da quelli che la coppia persegua e che dura finché c’è affectio. Questa terza via trova in Costituzione un diretto e chiaro fondamento e nella Riforma del 1975 un sicuro compimento. La Costituzione delinea una “teleologia familiare” in cui la funzione realizzatrice concorre con quella sociale ed il matrimonio è oggetto di una garanzia di istituto, che ne fissa il contenuto minimo essenziale. La Riforma, nel momento in cui accentua gli aspetti personalistici e solidali del matrimonio, ne conferma la natura di istituzione, che può stipulativamente individuarsi nel concorso di quattro elementi, ossia una struttura conformata da fonti esterne alla volontà di chi vi entra, un contenuto indisponibile, la titolarità di un interesse proprio e la proiezione all’esterno attraverso lo status. Poiché, d’altronde, l’istituzione deve essere in grado di trasformarsi, adeguandosi alle istanze più mature che emergono dalla “modernità liquida” senza snaturare la propria essenza, lo scritto indica le principali linee evolutive che, dal confronto con il diritto europeo, il sistema italiano del diritto di famiglia sarà chiamato a percorrere: oltre all’introduzione di un istituto alternativo al matrimonio, volto a formalizzare la stabile convivenza tra persone dello stesso sesso, una regolamentazione minima della convivenza more uxorio, una riforma del divorzio ed una revisione della disciplina del cognome della famiglia e conseguentemente dei figli.

Renda, A., Le ragioni di una teoria neo-istituzionale del matrimonio, <<RIVISTA DI DIRITTO CIVILE>>, 2014; LX (5): 1025-1039 [http://hdl.handle.net/10807/60373]

Le ragioni di una teoria neo-istituzionale del matrimonio

Renda, Andrea
2014

Abstract

Lo scritto ripercorre gli snodi essenziali dell’idea neo-istituzionale del matrimonio, che individua una terza via tra la concezione organica della famiglia, che ha avuto in Antonio Cicu il suo più alto esponente, e la concezione contrattuale, che riduce la famiglia a stare-insieme di due persone che non annovera fini diversi da quelli che la coppia persegua e che dura finché c’è affectio. Questa terza via trova in Costituzione un diretto e chiaro fondamento e nella Riforma del 1975 un sicuro compimento. La Costituzione delinea una “teleologia familiare” in cui la funzione realizzatrice concorre con quella sociale ed il matrimonio è oggetto di una garanzia di istituto, che ne fissa il contenuto minimo essenziale. La Riforma, nel momento in cui accentua gli aspetti personalistici e solidali del matrimonio, ne conferma la natura di istituzione, che può stipulativamente individuarsi nel concorso di quattro elementi, ossia una struttura conformata da fonti esterne alla volontà di chi vi entra, un contenuto indisponibile, la titolarità di un interesse proprio e la proiezione all’esterno attraverso lo status. Poiché, d’altronde, l’istituzione deve essere in grado di trasformarsi, adeguandosi alle istanze più mature che emergono dalla “modernità liquida” senza snaturare la propria essenza, lo scritto indica le principali linee evolutive che, dal confronto con il diritto europeo, il sistema italiano del diritto di famiglia sarà chiamato a percorrere: oltre all’introduzione di un istituto alternativo al matrimonio, volto a formalizzare la stabile convivenza tra persone dello stesso sesso, una regolamentazione minima della convivenza more uxorio, una riforma del divorzio ed una revisione della disciplina del cognome della famiglia e conseguentemente dei figli.
2014
Italiano
Renda, A., Le ragioni di una teoria neo-istituzionale del matrimonio, <<RIVISTA DI DIRITTO CIVILE>>, 2014; LX (5): 1025-1039 [http://hdl.handle.net/10807/60373]
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