Viene delineato il rilievo dell’obiezione di coscienza nello Stato di diritto, la quale, ove sia in gioco l’indisponibilità alla lesione di diritti costituzionali inviolabili, non si configura come deroga alla legalità, ma come correlato insopprimibile del rango di quei diritti. In tal senso, si motiva come lo Stato non possa esigere comportamenti lesivi di questi ultimi: né obbligando all’assunzione di ruoli professionali che si caratterizzino, come l’attività militare, per la possibilità di adottare simili comportamenti, né costringendo coloro che assumono ruoli professionali che non si caratterizzano per tale possibilità, come i professionisti sanitari, a tenere quel tipo di comportamenti. Se ne deriva l’individuazione di un ambito in cui il diritto all’obiezione di coscienza è direttamente desumibile dalla Costituzione.
Eusebi, L., Obiezione di coscienza e democrazia, <<I QUADERNI DI SCIENZA & VITA>>, 2013; 12 (ISBN 978-88-6879-020-2) (N/A): 29-34 [http://hdl.handle.net/10807/56310]
Obiezione di coscienza e democrazia
Eusebi, Luciano
2013
Abstract
Viene delineato il rilievo dell’obiezione di coscienza nello Stato di diritto, la quale, ove sia in gioco l’indisponibilità alla lesione di diritti costituzionali inviolabili, non si configura come deroga alla legalità, ma come correlato insopprimibile del rango di quei diritti. In tal senso, si motiva come lo Stato non possa esigere comportamenti lesivi di questi ultimi: né obbligando all’assunzione di ruoli professionali che si caratterizzino, come l’attività militare, per la possibilità di adottare simili comportamenti, né costringendo coloro che assumono ruoli professionali che non si caratterizzano per tale possibilità, come i professionisti sanitari, a tenere quel tipo di comportamenti. Se ne deriva l’individuazione di un ambito in cui il diritto all’obiezione di coscienza è direttamente desumibile dalla Costituzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.