Il saggio affronta il tema dell’identità di genere alla luce dei cd. diritti riproduttivi i quali, sebbene non siano espressamente contenuti in alcuna norma internazionale o costituzionale, sono stati progressivamente considerati come diritti della persona facenti parte intrinseca del “diritto di sposarsi e di avere una discendenza”, del “diritto al rispetto della vita privata” e del “diritto alla pianificazione familiare” il quale appare un aspetto del diritto della personalità (art. 2 della nostra Costituzione) così come si articola e definisce in relazione al diritto alla salute quale stato di completo benessere fisico, mentale e relazionale che “implies that people are able to have a satisfy and safe life and that they have the capability to reproduce and the freedom to decide if, when and how often to do so. Implicit in this last condition are right of men and women to be informed and to have access to safe, effective, affordable and acceptable methods of family planning of their choice, as well as other methods of their choice for regulation of fertility which are not against the law …” (su proposta dell’Organizzazione mondiale della sanità, la salute riproduttiva viene definita come “a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of didease or infirmity, in all matters relating to the reproductive system and to its functions and process”). L’intento di questo lavoro è quello di riflettere sul modo in cui questa particolare configurazione dei diritti riproduttivi incida sulla struttura dei rapporti familiari. Il tema dell’identità di genere, con tutta la sua carica ideologica, diffusasi a partire dal decennio 1960-70, diverrà quindi uno dei filoni conduttori dal momento che pone, come parte essenziale della propria “agenda”, la promozione della “libera scelta” della donna in questioni relative alla riproduzione e allo stile di vita, parole chiave per promuovere non solo l’aborto ma anche l’omosessualità, il lesbismo e tutte le altre “forme di sessualità e di riproduzione” al di fuori del matrimonio. Così per esempio, i rappresentanti del Consiglio europeo a Pechino hanno lanciato la seguente proposta: “Devono essere ascoltate le voci delle donne giovani, poiché la vita sessuale non gira solo intorno al matrimonio. Ciò comporta il diritto a essere diverse: in termini di stile di vita, di scelta di vivere con la famiglia o sole, con o senza figli, o di preferenze sessuali. Vanno riconosciuti i diritti riproduttivi alla donna lesbica”. Questi “diritti” delle lesbiche includerebbero anche il “diritto” di concepire figli attraverso le tecniche riproduttive, o di adottare legalmente i figli delle loro compagne. Il contributo non ha la pretesa neppure di esaminare tutte le implicazioni dell’ideologia di genere né si sofferma, in termini dettagliati, sul contesto sociale e politico in cui è stata elaborata, né sulla sua applicazione in ambito mondiale ed europeo, ma approfondisce, soprattutto, alcuni possibili aspetti psicoanalitici, in quanto considerati i più rilevanti sotto il profilo filosofico della configurazione della corporeità in relazione alla definizione dell’identità. L’autrice ritiene, infatti, che la connotazione sempre più soggettiva del diritto alla salute, come scelta individuale ed insindacabile di un modello di vita, abbia indirettamente spinto parte della giurisprudenza a ripercorrere i sentieri che l’analisi psicologica definisce della “separazione” – “l’Altro è nell’Io: Io è un Altro” – individuando nel “principio famiglia” il criterio d’intellegibilità teso a riconoscere l’accesso alle tecniche riproduttive qualora non venga sottratta, di principio, all’individuo la possibilità della sua identità personale e relazionale. In questo senso, alla luce dei differenti percorsi della giurisprudenza e della legislazione, l’autrice considera, secondo una riflessione filosofica del diritto, la rivendicazione dei diritti riproduttivi e sessuali da parte della donna alla luce dei rapporti di coesistenza che il diritto – “inteso come sistema relazionale, di carattere pubblico ed obiettivo, di difesa e promozione dei soggetti in relazione” – è chiamato a tutelare secondo giustizia.

Cristofari, F., L'indifferenza sessuale e il diritto, <<DIRITTO E RELIGIONI>>, 2009; (1): 13-68 [http://hdl.handle.net/10807/55959]

L'indifferenza sessuale e il diritto

Cristofari, Fabiana
2009

Abstract

Il saggio affronta il tema dell’identità di genere alla luce dei cd. diritti riproduttivi i quali, sebbene non siano espressamente contenuti in alcuna norma internazionale o costituzionale, sono stati progressivamente considerati come diritti della persona facenti parte intrinseca del “diritto di sposarsi e di avere una discendenza”, del “diritto al rispetto della vita privata” e del “diritto alla pianificazione familiare” il quale appare un aspetto del diritto della personalità (art. 2 della nostra Costituzione) così come si articola e definisce in relazione al diritto alla salute quale stato di completo benessere fisico, mentale e relazionale che “implies that people are able to have a satisfy and safe life and that they have the capability to reproduce and the freedom to decide if, when and how often to do so. Implicit in this last condition are right of men and women to be informed and to have access to safe, effective, affordable and acceptable methods of family planning of their choice, as well as other methods of their choice for regulation of fertility which are not against the law …” (su proposta dell’Organizzazione mondiale della sanità, la salute riproduttiva viene definita come “a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of didease or infirmity, in all matters relating to the reproductive system and to its functions and process”). L’intento di questo lavoro è quello di riflettere sul modo in cui questa particolare configurazione dei diritti riproduttivi incida sulla struttura dei rapporti familiari. Il tema dell’identità di genere, con tutta la sua carica ideologica, diffusasi a partire dal decennio 1960-70, diverrà quindi uno dei filoni conduttori dal momento che pone, come parte essenziale della propria “agenda”, la promozione della “libera scelta” della donna in questioni relative alla riproduzione e allo stile di vita, parole chiave per promuovere non solo l’aborto ma anche l’omosessualità, il lesbismo e tutte le altre “forme di sessualità e di riproduzione” al di fuori del matrimonio. Così per esempio, i rappresentanti del Consiglio europeo a Pechino hanno lanciato la seguente proposta: “Devono essere ascoltate le voci delle donne giovani, poiché la vita sessuale non gira solo intorno al matrimonio. Ciò comporta il diritto a essere diverse: in termini di stile di vita, di scelta di vivere con la famiglia o sole, con o senza figli, o di preferenze sessuali. Vanno riconosciuti i diritti riproduttivi alla donna lesbica”. Questi “diritti” delle lesbiche includerebbero anche il “diritto” di concepire figli attraverso le tecniche riproduttive, o di adottare legalmente i figli delle loro compagne. Il contributo non ha la pretesa neppure di esaminare tutte le implicazioni dell’ideologia di genere né si sofferma, in termini dettagliati, sul contesto sociale e politico in cui è stata elaborata, né sulla sua applicazione in ambito mondiale ed europeo, ma approfondisce, soprattutto, alcuni possibili aspetti psicoanalitici, in quanto considerati i più rilevanti sotto il profilo filosofico della configurazione della corporeità in relazione alla definizione dell’identità. L’autrice ritiene, infatti, che la connotazione sempre più soggettiva del diritto alla salute, come scelta individuale ed insindacabile di un modello di vita, abbia indirettamente spinto parte della giurisprudenza a ripercorrere i sentieri che l’analisi psicologica definisce della “separazione” – “l’Altro è nell’Io: Io è un Altro” – individuando nel “principio famiglia” il criterio d’intellegibilità teso a riconoscere l’accesso alle tecniche riproduttive qualora non venga sottratta, di principio, all’individuo la possibilità della sua identità personale e relazionale. In questo senso, alla luce dei differenti percorsi della giurisprudenza e della legislazione, l’autrice considera, secondo una riflessione filosofica del diritto, la rivendicazione dei diritti riproduttivi e sessuali da parte della donna alla luce dei rapporti di coesistenza che il diritto – “inteso come sistema relazionale, di carattere pubblico ed obiettivo, di difesa e promozione dei soggetti in relazione” – è chiamato a tutelare secondo giustizia.
2009
Italiano
Cristofari, F., L'indifferenza sessuale e il diritto, <<DIRITTO E RELIGIONI>>, 2009; (1): 13-68 [http://hdl.handle.net/10807/55959]
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