Alcune pronunce giurisprudenziali mostrano un'evoluzione nella presa di coscienza da parte dei giudici della procreazione come oggetto di un autonomo diritto di personalità. Il fatto che all'interno del "diritto di procreare", come diritto fondamentale del singolo, vada ricompreso anche il diritto negativo di "non procreare", pone il problema del bilanciamento d'interessi nel caso in cui, ad avvenuto concepimento, la volontà di procreare di un coniuge si opponga a quella di non procreare dell'altro. Il saggio, a partire da un'analisi ed un confronto della giurisprudenza anglo-americana ed europea, mette in luce come la rapida evoluzione della scienza medica e la diffusione delle nuove tecnologie riproduttive (con la circostanza per cui il materiale genetico dell’ovocita può essere fuso in ambiente extrauterino dando vita ad un embrione) hanno aperto nuove ed attese prospettive di riflessione, rispetto a quelle poste dalla problematica dell’aborto, con riferimento alla simmetria dei diritti riproduttivi da attribuire ai generanti. Il contributo invita a riflettere sul rilievo della gestazione nella specificazione diversa dei sessi e dei diritti ad essi riconosciuti. Secondo alcuni, assegnare un’indiscriminata uguaglianza di diritti nell’ambito delle “reproductive decision making” – in ordine alla volontà di procreare o non procreare – equivale a non tenere in sufficiente considerazione la specifica caratterizzazione sessuale-riproduttiva che inevitabilmente pone un uomo e una donna in maniera differente in relazione alla vita nascente. Ma, la radicalizzazione della differenza corporea e la polarizzazione dei ruoli che ne deriva rischia che sorgano quei rapporti di potere che rendono inessenziali gli altri soggetti ridotti a possesso. La proposta alternativa per la realizzazione di una situazione di equità, è quella dell’ “astrazione dalla corporeità” e quindi dell’omologazione. Ma, se quest’ultima in apparenza annulla le differenze, ripropone poi, l’asimmetria dei diritti sul piano delle volontà. L’autrice, superando il modello della radicalizzazione della differenza corporea e il modello dell’omologazione, propone quello della “democrazia” come fatto intersoggettivo e relazionale e, quindi, collegato ad un riconoscimento reciproco, sostenendo che l’autodeterminazione del singolo, nelle scelte riproduttive, una volta avvenuto il concepimento/fecondazione, non sia conciliabile con tale principio.

Cristofari, F., Autodeterminazione nelle scelte procreative: identità di genere e famiglia, <<MEDICINA E MORALE>>, 2007; (3): 555-577 [http://hdl.handle.net/10807/55884]

Autodeterminazione nelle scelte procreative: identità di genere e famiglia

Cristofari, Fabiana
2007

Abstract

Alcune pronunce giurisprudenziali mostrano un'evoluzione nella presa di coscienza da parte dei giudici della procreazione come oggetto di un autonomo diritto di personalità. Il fatto che all'interno del "diritto di procreare", come diritto fondamentale del singolo, vada ricompreso anche il diritto negativo di "non procreare", pone il problema del bilanciamento d'interessi nel caso in cui, ad avvenuto concepimento, la volontà di procreare di un coniuge si opponga a quella di non procreare dell'altro. Il saggio, a partire da un'analisi ed un confronto della giurisprudenza anglo-americana ed europea, mette in luce come la rapida evoluzione della scienza medica e la diffusione delle nuove tecnologie riproduttive (con la circostanza per cui il materiale genetico dell’ovocita può essere fuso in ambiente extrauterino dando vita ad un embrione) hanno aperto nuove ed attese prospettive di riflessione, rispetto a quelle poste dalla problematica dell’aborto, con riferimento alla simmetria dei diritti riproduttivi da attribuire ai generanti. Il contributo invita a riflettere sul rilievo della gestazione nella specificazione diversa dei sessi e dei diritti ad essi riconosciuti. Secondo alcuni, assegnare un’indiscriminata uguaglianza di diritti nell’ambito delle “reproductive decision making” – in ordine alla volontà di procreare o non procreare – equivale a non tenere in sufficiente considerazione la specifica caratterizzazione sessuale-riproduttiva che inevitabilmente pone un uomo e una donna in maniera differente in relazione alla vita nascente. Ma, la radicalizzazione della differenza corporea e la polarizzazione dei ruoli che ne deriva rischia che sorgano quei rapporti di potere che rendono inessenziali gli altri soggetti ridotti a possesso. La proposta alternativa per la realizzazione di una situazione di equità, è quella dell’ “astrazione dalla corporeità” e quindi dell’omologazione. Ma, se quest’ultima in apparenza annulla le differenze, ripropone poi, l’asimmetria dei diritti sul piano delle volontà. L’autrice, superando il modello della radicalizzazione della differenza corporea e il modello dell’omologazione, propone quello della “democrazia” come fatto intersoggettivo e relazionale e, quindi, collegato ad un riconoscimento reciproco, sostenendo che l’autodeterminazione del singolo, nelle scelte riproduttive, una volta avvenuto il concepimento/fecondazione, non sia conciliabile con tale principio.
2007
Italiano
Cristofari, F., Autodeterminazione nelle scelte procreative: identità di genere e famiglia, <<MEDICINA E MORALE>>, 2007; (3): 555-577 [http://hdl.handle.net/10807/55884]
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