Il contributo intende analizzare alcuni aspetti del romanzo autobiografico di Enzo Bettiza, intitolato Esilio (1996), che scava nel fenomeno dell’esodo, vissuto sulla propria pelle dall’autore spalatino, e consente di comprendere la cosiddetta ‘sindrome da esilio’, il senso di sradicamento sperimentato da molti profughi. Il saggio si sofferma in particolare sugli elementi ossimorici che affiorano nel romanzo, sin dalle pagine dedicate agli anni adolescenziali (emblematico il capitolo Consuelo), quando l’autore comincia ad avvertire in se stesso la scissione tra la componente slava e quella italiana della sua famiglia e della sua formazione (la «natura bifida e bilingue») e confessa quindi di sentirsi esule ovunque. Una fitta trama di contraddizioni, esistenziali e storiche, personali e familiari, reali e simboliche, punteggia questo romanzo scritto in una prosa lucidissima, ricca, avvolgente e accattivante; tali dissonanze sono rivelatrici di una lotta interna all’autore tra senso di appartenenza e senso di alterità. Bettiza giunge infatti a riconoscere in se stesso una «doppia personalità, vacillante sotto i colpi dell’esilio» e a guardare lucidamente «in tutta la sua profondità, l’abisso mai completamente rimosso che ha spezzato la mia persona e la mia esistenza in due tronconi inconciliabili: la vita perduta e scomparsa da una parte, un’altra vita cercata e mai trovata dall’altra».
Millefiorini, F., Enzo Bettiza e la sua natura «bifida»: tra identità e senso di alterità erratica, Comunicazione, in L'esodo giuliano-dalmata nella letteratura, (Trieste, 28-February 01-March 2013), Fabrizio Serra Editore, Pisa_Roma 2014:<<BIBLIOTECA DELLA RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA>>, 146-151 [http://hdl.handle.net/10807/55312]
Enzo Bettiza e la sua natura «bifida»: tra identità e senso di alterità erratica
Millefiorini, Federica
2014
Abstract
Il contributo intende analizzare alcuni aspetti del romanzo autobiografico di Enzo Bettiza, intitolato Esilio (1996), che scava nel fenomeno dell’esodo, vissuto sulla propria pelle dall’autore spalatino, e consente di comprendere la cosiddetta ‘sindrome da esilio’, il senso di sradicamento sperimentato da molti profughi. Il saggio si sofferma in particolare sugli elementi ossimorici che affiorano nel romanzo, sin dalle pagine dedicate agli anni adolescenziali (emblematico il capitolo Consuelo), quando l’autore comincia ad avvertire in se stesso la scissione tra la componente slava e quella italiana della sua famiglia e della sua formazione (la «natura bifida e bilingue») e confessa quindi di sentirsi esule ovunque. Una fitta trama di contraddizioni, esistenziali e storiche, personali e familiari, reali e simboliche, punteggia questo romanzo scritto in una prosa lucidissima, ricca, avvolgente e accattivante; tali dissonanze sono rivelatrici di una lotta interna all’autore tra senso di appartenenza e senso di alterità. Bettiza giunge infatti a riconoscere in se stesso una «doppia personalità, vacillante sotto i colpi dell’esilio» e a guardare lucidamente «in tutta la sua profondità, l’abisso mai completamente rimosso che ha spezzato la mia persona e la mia esistenza in due tronconi inconciliabili: la vita perduta e scomparsa da una parte, un’altra vita cercata e mai trovata dall’altra».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.