Le tematiche della desertificazione, del degrado del suolo e del risparmio idrico sono oggi trattate da numerosi studi e attraverso diverse strategie. Frequentemente le impostazioni di studio sono finalizzate soprattutto all’indagine dei processi di degrado del suolo e sugli effetti della desertificazione, raramente, invece, vengono verificate e analizzate le tecnologie che si occupano del trattamenti di suoli degradati per il loro ripristino. Il presente lavoro è indirizzato a verificare le caratteristiche relative al consumo idrico da parte dei suoli ricostituiti, ovvero, terreni risultanti da un trattamento di suoli degradati mediante una tecnologia di recente realizzazione. Questo trattamento – coperto da due brevetti sul sistema di trattamento, sul metodo e sul modello concettuale – si basa su un processo di tipo chimico e meccanico applicato ai suoli mediante una disgregazione meccanica, un’integrazione controllata di matrici ammendanti, un’azione di policondensazione con acidi umici e un’azione meccanica di ricostituzione finale. Tali operazioni consentono una mirata incorporazione di sostanza organica realizzando dei neoaggregati di suolo a partire dal terreno degradato sottoposto al trattamento. Vengono cioè realizzate le azioni che permettono di produrre un suolo differente da quello originario con proprietà di interesse ambientale ed agronomico. Questa tecnologia è stata ritenuta di interesse e finanziata dall’Unione Europea con lo strumento LIFE+ 2010 mediante un’opera dimostrativa della durata di cinque anni, tutt’ora in corso, per il ripristino di un suolo degradato della provincia di Piacenza. Diverse prove sperimentali sono state eseguite per valutare le proprietà dei terreni ricostituiti, prodotti da questo sistema, rispetto ai suoli degradati. In questo specifico studio, come sopra accennato, viene valutata la proprietà del suolo ricostituito di possedere maggiore disponibilità idrica rispetto ai suoli naturali. A questo scopo sono stati valutati i dati produttivi di mais coltivato su campi situati presso un’azienda agricola sita a Gossolengo, Piacenza, località Cà Matta, dove si trova l’impianto di produzione di terre ricostituite di proprietà dell’azienda MCM Ecosistemi srl. I due campi, tra loro confinanti, si trovano rispettivamente su un appezzamento di terreno naturalmente presente nell’area ed un appezzamento realizzato, per 60 cm di spessore agrario, con terre ricostituite derivate da trattamento di ricostituzione di quest’area agricola, improduttiva e degradata, a causa di pesanti interventi estrattivi e di erronee operazioni di ripristino agronomico. I due campi sono stati gestiti con le stesse dosi di concime ma con differenti quantitativi di acqua di irrigazione, in modo da restituire per il suolo ricostituito il 45% di acqua in meno rispetto a quello naturale. Le elaborazioni sui dati produttivi hanno permesso di verificare l’efficacia del trattamento di ricostituzione in termini di risparmio idrico. Le produzioni, infatti, così come altri parametri indagati, seppur non mostrando in certi casi differenze significative tra i due suoli, hanno portato a concludere come le terre ricostituite permettono di coltivare una coltura come il mais risparmiando acqua.
Manfredi, P., Dante, T., Cassinari, C., Confronto tra dati produttivi di mais coltivato su terre ricostituite e terre naturali, <<EQA>>, 2012; (N/A): 69-80 [http://hdl.handle.net/10807/52302]
Confronto tra dati produttivi di mais coltivato su terre ricostituite e terre naturali
Cassinari, Chiara
2012
Abstract
Le tematiche della desertificazione, del degrado del suolo e del risparmio idrico sono oggi trattate da numerosi studi e attraverso diverse strategie. Frequentemente le impostazioni di studio sono finalizzate soprattutto all’indagine dei processi di degrado del suolo e sugli effetti della desertificazione, raramente, invece, vengono verificate e analizzate le tecnologie che si occupano del trattamenti di suoli degradati per il loro ripristino. Il presente lavoro è indirizzato a verificare le caratteristiche relative al consumo idrico da parte dei suoli ricostituiti, ovvero, terreni risultanti da un trattamento di suoli degradati mediante una tecnologia di recente realizzazione. Questo trattamento – coperto da due brevetti sul sistema di trattamento, sul metodo e sul modello concettuale – si basa su un processo di tipo chimico e meccanico applicato ai suoli mediante una disgregazione meccanica, un’integrazione controllata di matrici ammendanti, un’azione di policondensazione con acidi umici e un’azione meccanica di ricostituzione finale. Tali operazioni consentono una mirata incorporazione di sostanza organica realizzando dei neoaggregati di suolo a partire dal terreno degradato sottoposto al trattamento. Vengono cioè realizzate le azioni che permettono di produrre un suolo differente da quello originario con proprietà di interesse ambientale ed agronomico. Questa tecnologia è stata ritenuta di interesse e finanziata dall’Unione Europea con lo strumento LIFE+ 2010 mediante un’opera dimostrativa della durata di cinque anni, tutt’ora in corso, per il ripristino di un suolo degradato della provincia di Piacenza. Diverse prove sperimentali sono state eseguite per valutare le proprietà dei terreni ricostituiti, prodotti da questo sistema, rispetto ai suoli degradati. In questo specifico studio, come sopra accennato, viene valutata la proprietà del suolo ricostituito di possedere maggiore disponibilità idrica rispetto ai suoli naturali. A questo scopo sono stati valutati i dati produttivi di mais coltivato su campi situati presso un’azienda agricola sita a Gossolengo, Piacenza, località Cà Matta, dove si trova l’impianto di produzione di terre ricostituite di proprietà dell’azienda MCM Ecosistemi srl. I due campi, tra loro confinanti, si trovano rispettivamente su un appezzamento di terreno naturalmente presente nell’area ed un appezzamento realizzato, per 60 cm di spessore agrario, con terre ricostituite derivate da trattamento di ricostituzione di quest’area agricola, improduttiva e degradata, a causa di pesanti interventi estrattivi e di erronee operazioni di ripristino agronomico. I due campi sono stati gestiti con le stesse dosi di concime ma con differenti quantitativi di acqua di irrigazione, in modo da restituire per il suolo ricostituito il 45% di acqua in meno rispetto a quello naturale. Le elaborazioni sui dati produttivi hanno permesso di verificare l’efficacia del trattamento di ricostituzione in termini di risparmio idrico. Le produzioni, infatti, così come altri parametri indagati, seppur non mostrando in certi casi differenze significative tra i due suoli, hanno portato a concludere come le terre ricostituite permettono di coltivare una coltura come il mais risparmiando acqua.File | Dimensione | Formato | |
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