La fortuna storiografica di Enrico Glicenstein (o Enoch Henryk Glicensztajn) (Turek, 24 maggio 1870 - New York, 30 dicembre 1942), artista ebreo di origine polacca, formatosi a Monaco di Baviera, vissuto a lungo in Italia, infine trasferitosi (nel 1928) negli Stati Uniti, è singolare. Scultore, incisore e disegnatore noto e apprezzato in vita, è stato via via dimenticato, e quasi ignorato dagli studi negli ultimi decenni. Finalmente sta per apparire negli Stati Uniti un'ampia monografia su di lui, curata da Charlotte Sholod, che segue a qualche sporadico saggio (per esempio, un testo di Tamara Sztyma uscito su una rivista in Polonia). In Italia, praticamente nulla: a parte le voci su dizionari e repertori e alcune citazioni qua e là, l'ultimo specifico studio su Glicenstein risale al 1926, a firma del filosofo Francesco Orestano . Eppure l'artista svolse un'attività importante, lasciando opere di valore, conservate in molti musei, negli Stati Uniti, in Israele, in Europa. Il saggio ripercorre la sua biografia (che fu densa di esperienze diverse e di spostamenti e peregrinazioni), mette in luce gli aspetti principali della produzione di Glicenstein, mettendo in luce anche il suo legame, nella Roma dei primi anni del Novecento, con la cerchia di intellettuali e artisti votati alle idee del socialismo umanitario (Duilio Cambellotti, Giovanni Prini, Giacomo Balla, che in un suo pastello ritrae Glicenstein intento al lavoro), e offre un'interpretazione storico-critica complessiva del suo lavoro.
Bolpagni, P., Riscoperta di uno scultore: Enrico Glicenstein, <<LUK>>, 2013; (19): 106-110 [http://hdl.handle.net/10807/51190]
Riscoperta di uno scultore: Enrico Glicenstein
Bolpagni, Paolo
2013
Abstract
La fortuna storiografica di Enrico Glicenstein (o Enoch Henryk Glicensztajn) (Turek, 24 maggio 1870 - New York, 30 dicembre 1942), artista ebreo di origine polacca, formatosi a Monaco di Baviera, vissuto a lungo in Italia, infine trasferitosi (nel 1928) negli Stati Uniti, è singolare. Scultore, incisore e disegnatore noto e apprezzato in vita, è stato via via dimenticato, e quasi ignorato dagli studi negli ultimi decenni. Finalmente sta per apparire negli Stati Uniti un'ampia monografia su di lui, curata da Charlotte Sholod, che segue a qualche sporadico saggio (per esempio, un testo di Tamara Sztyma uscito su una rivista in Polonia). In Italia, praticamente nulla: a parte le voci su dizionari e repertori e alcune citazioni qua e là, l'ultimo specifico studio su Glicenstein risale al 1926, a firma del filosofo Francesco Orestano . Eppure l'artista svolse un'attività importante, lasciando opere di valore, conservate in molti musei, negli Stati Uniti, in Israele, in Europa. Il saggio ripercorre la sua biografia (che fu densa di esperienze diverse e di spostamenti e peregrinazioni), mette in luce gli aspetti principali della produzione di Glicenstein, mettendo in luce anche il suo legame, nella Roma dei primi anni del Novecento, con la cerchia di intellettuali e artisti votati alle idee del socialismo umanitario (Duilio Cambellotti, Giovanni Prini, Giacomo Balla, che in un suo pastello ritrae Glicenstein intento al lavoro), e offre un'interpretazione storico-critica complessiva del suo lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.