Attraverso la vicenda delle canoniche lateranensi lombarde colpite dal decreto di soppressione di Maria Teresa d’Austria del 20 marzo 1769, il saggio ricostruisce uno spaccato dei rapporti stato-chiesa in Lombardia nel quadro delle prime riforme ecclesiastiche asburgiche .Al fine di evitare la soppressione e l’incameramento dei beni , i canonici rivolsero al ministro milanese Firmian una richiesta affinché le tre canoniche maggiori fossero non solo mantenute in vita ma trasformate in collegiate secolari di regio patronato : ciò avrebbe permesso di sottrarle al controllo della congregazione centrale romana verso la quale esse erano molto indebitate. La supplica sollevò un vivo dibattito tra Milano, Vienna e Roma coinvolgendo autorità centrali e periferiche , civili come religiose : mentre il governo milanese era favorevole a estendere il regio patronato su un’ ampia porzione di benefici ecclesiastici , e anche l’ arcivescovo di Milano - cardinal Pozzobonelli- ambiva ad eliminare ogni ingerenza della congregazione romana sul clero lombardo , il ministro Kaunitz da Vienna temeva di suscitare a Roma le congiunte reazioni di papa Clemente XIV e della congregazione centrale lateranense. La questione si risolse nel 1772 con un compromesso : se da una parte erano mantenute in vita le tre canoniche maggiori con il loro carattere di canoniche regolari dipendenti dai superiori romani, dall’altra queste erano sottoposte ad piano di riforma economica e disciplinare varato dal governo milanese . I beni di quelle soppresse,infine, venivano incamerati dallo stato asburgico ma col vincolo di destinarli a fini di pubblica utilità in campo sociale, assistenziale e pastorale, come sia Firmian che Pozzobonelli auspicavano
Pederzani, I., I canonici regolari lateranensi: secolarizzazione o soppressione delle canoniche lombarde? Tre Stati e un pontefice a confronto (1769-1773), <<ANNALI DI STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA>>, 1995; 1995 (I): 107-152 [http://hdl.handle.net/10807/50171]
I canonici regolari lateranensi: secolarizzazione o soppressione delle canoniche lombarde? Tre Stati e un pontefice a confronto (1769-1773)
Pederzani, Ivana
1995
Abstract
Attraverso la vicenda delle canoniche lateranensi lombarde colpite dal decreto di soppressione di Maria Teresa d’Austria del 20 marzo 1769, il saggio ricostruisce uno spaccato dei rapporti stato-chiesa in Lombardia nel quadro delle prime riforme ecclesiastiche asburgiche .Al fine di evitare la soppressione e l’incameramento dei beni , i canonici rivolsero al ministro milanese Firmian una richiesta affinché le tre canoniche maggiori fossero non solo mantenute in vita ma trasformate in collegiate secolari di regio patronato : ciò avrebbe permesso di sottrarle al controllo della congregazione centrale romana verso la quale esse erano molto indebitate. La supplica sollevò un vivo dibattito tra Milano, Vienna e Roma coinvolgendo autorità centrali e periferiche , civili come religiose : mentre il governo milanese era favorevole a estendere il regio patronato su un’ ampia porzione di benefici ecclesiastici , e anche l’ arcivescovo di Milano - cardinal Pozzobonelli- ambiva ad eliminare ogni ingerenza della congregazione romana sul clero lombardo , il ministro Kaunitz da Vienna temeva di suscitare a Roma le congiunte reazioni di papa Clemente XIV e della congregazione centrale lateranense. La questione si risolse nel 1772 con un compromesso : se da una parte erano mantenute in vita le tre canoniche maggiori con il loro carattere di canoniche regolari dipendenti dai superiori romani, dall’altra queste erano sottoposte ad piano di riforma economica e disciplinare varato dal governo milanese . I beni di quelle soppresse,infine, venivano incamerati dallo stato asburgico ma col vincolo di destinarli a fini di pubblica utilità in campo sociale, assistenziale e pastorale, come sia Firmian che Pozzobonelli auspicavanoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.