Nel campo della materia matrimoniale, campo delle cosiddette materie miste foriere di scontri e tensioni nel corso delle trattative concordatarie, il ministro per il culto della Repubblica poi Regno d’Italia Bovara si trovava di fronte ad una varietà di usi e opinioni incompatibili con quel sistema uniforme che egli voleva realizzare. In particolare lo Stato comprendeva a quel tempo territori saldamente ancorati alle più antiche tradizioni ecclesiastiche tridentine e altri in cui la costituzione sul matrimonio giuseppino del 1784 aveva introdotto rilevanti novità in area lombarda. Vi si era aggiunta poi il dettato franco-cisalpino del matrimonio civile obbligatorio. Il ministro credeva nella distinzione tra sacramento e contratto che era stata la grande lezione del matrimonio giuseppino e aveva permesso allo Stato di legiferare in materia; ma credeva anche nell’im¬por¬tan¬za dei registri di stato civile quali elementi costitutivi degli effetti civili del vincolo. Discostandosi dalla normativa cisalpina egli continuava però a riconoscere al parroco un ruolo importante in merito alle pratiche di registrazione del contratto-sacramento in alternativa ai membri della municipalità. E in questo riconoscimento non c’era solo la volontà di non scuotere troppo le coscienze dei fedeli, non c’era solo l’eco della sua formazione sacerdotale e canonistica, rinsaldata al contatto con l’esperienza del giurisdizionalismo asburgico: c’era invece anche l’impossibilità pratica di fare a meno di strutture, uomini e funzioni collegate del vecchio ordine costituzionale e religioso in una fase assai delicata della storia del paese.
Pederzani, I., Il ministro per il culto Giovanni Bovara e il matrimonio. La tentata mediazione tra "le recenti e le usate forme", <<NUOVA RIVISTA STORICA>>, 2004; LXXXVIII (3): 759-798 [http://hdl.handle.net/10807/49736]
Il ministro per il culto Giovanni Bovara e il matrimonio. La tentata mediazione tra "le recenti e le usate forme"
Pederzani, Ivana
2004
Abstract
Nel campo della materia matrimoniale, campo delle cosiddette materie miste foriere di scontri e tensioni nel corso delle trattative concordatarie, il ministro per il culto della Repubblica poi Regno d’Italia Bovara si trovava di fronte ad una varietà di usi e opinioni incompatibili con quel sistema uniforme che egli voleva realizzare. In particolare lo Stato comprendeva a quel tempo territori saldamente ancorati alle più antiche tradizioni ecclesiastiche tridentine e altri in cui la costituzione sul matrimonio giuseppino del 1784 aveva introdotto rilevanti novità in area lombarda. Vi si era aggiunta poi il dettato franco-cisalpino del matrimonio civile obbligatorio. Il ministro credeva nella distinzione tra sacramento e contratto che era stata la grande lezione del matrimonio giuseppino e aveva permesso allo Stato di legiferare in materia; ma credeva anche nell’im¬por¬tan¬za dei registri di stato civile quali elementi costitutivi degli effetti civili del vincolo. Discostandosi dalla normativa cisalpina egli continuava però a riconoscere al parroco un ruolo importante in merito alle pratiche di registrazione del contratto-sacramento in alternativa ai membri della municipalità. E in questo riconoscimento non c’era solo la volontà di non scuotere troppo le coscienze dei fedeli, non c’era solo l’eco della sua formazione sacerdotale e canonistica, rinsaldata al contatto con l’esperienza del giurisdizionalismo asburgico: c’era invece anche l’impossibilità pratica di fare a meno di strutture, uomini e funzioni collegate del vecchio ordine costituzionale e religioso in una fase assai delicata della storia del paese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.