il volontariato organizzato è stato identificato dalla riflessione sociologica come l’ambito relazionale strategico nel quale si forma la “base” del capitale sociale di tipo secondario. Per comprendere analiticamente tale abilità generativa che qualifica le organizzazioni di volontariato italiane saranno illustrati alcuni rilievi empirici emersi da un’indagine recentemente condotta entro una zona circoscrizionale del Comune di Milano. Essi considerano in particolare le relazioni tra volontariato e altri soggetti sociali, al fine di coglierne i meccanismi di mutua influenza, con particolare riferimento alla mission societaria. e a ciò che esita da tali processi nella società, in termini di capitale sociale. Sotto il profilo culturale il volontariato organizzato odierno si distingue dalle altre forme riconducibili al terzo settore per la pregnanza della sua motivazione pro-sociale ( ovvero per la centralità della gratuità, dell’orientamento all’altruismo e alla reciprocità. L’osservazione delle dimensioni “culturali”, mediante le quali avviene, soggettivamente e collettivamente, il processo di attribuzione di senso all’agire e alle relazioni sociali risulta fondamentale per comprendere le forme societarie, vale a dire le “pratiche” che rendono visibile, a livello concreto, tale processo di attribuzione di significato. Alla luce di tale chiave interpretativa i singoli volontari non vengono colti come individui isolati, bensì come appartenenti a reti di relazioni informali e associative: queste ultime sono cruciali nella comprensione delle biografie personali e delle azioni sociali realizzate. In particolare, la trama di relazioni esperite dai soggetti osservati e gli scambi che avvengono tra le generazioni all’interno di tali reti danno nuovo spessore alla conoscenza sociologica dell’azione volontaria.

Boccacin, L., Rispondere ai bisogni creando legami sociali: il contributo del volontariato, <<POLITICHE SOCIALI E SERVIZI>>, 2009; 2009 (1): 9-40 [http://hdl.handle.net/10807/4154]

Rispondere ai bisogni creando legami sociali: il contributo del volontariato

Boccacin, Lucia
2009

Abstract

il volontariato organizzato è stato identificato dalla riflessione sociologica come l’ambito relazionale strategico nel quale si forma la “base” del capitale sociale di tipo secondario. Per comprendere analiticamente tale abilità generativa che qualifica le organizzazioni di volontariato italiane saranno illustrati alcuni rilievi empirici emersi da un’indagine recentemente condotta entro una zona circoscrizionale del Comune di Milano. Essi considerano in particolare le relazioni tra volontariato e altri soggetti sociali, al fine di coglierne i meccanismi di mutua influenza, con particolare riferimento alla mission societaria. e a ciò che esita da tali processi nella società, in termini di capitale sociale. Sotto il profilo culturale il volontariato organizzato odierno si distingue dalle altre forme riconducibili al terzo settore per la pregnanza della sua motivazione pro-sociale ( ovvero per la centralità della gratuità, dell’orientamento all’altruismo e alla reciprocità. L’osservazione delle dimensioni “culturali”, mediante le quali avviene, soggettivamente e collettivamente, il processo di attribuzione di senso all’agire e alle relazioni sociali risulta fondamentale per comprendere le forme societarie, vale a dire le “pratiche” che rendono visibile, a livello concreto, tale processo di attribuzione di significato. Alla luce di tale chiave interpretativa i singoli volontari non vengono colti come individui isolati, bensì come appartenenti a reti di relazioni informali e associative: queste ultime sono cruciali nella comprensione delle biografie personali e delle azioni sociali realizzate. In particolare, la trama di relazioni esperite dai soggetti osservati e gli scambi che avvengono tra le generazioni all’interno di tali reti danno nuovo spessore alla conoscenza sociologica dell’azione volontaria.
2009
Italiano
Boccacin, L., Rispondere ai bisogni creando legami sociali: il contributo del volontariato, <<POLITICHE SOCIALI E SERVIZI>>, 2009; 2009 (1): 9-40 [http://hdl.handle.net/10807/4154]
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