La terapia gonadotropinica, basata su farmaci a base di ormoni ipofisari, è stata utilizzata efficacemente in uomini e donne per il trattamento del deficit gonadotropinico a varia eziologia, utilizzando regimi basati su derivati urinari o su ricombinanti. La prima generazione di gonadotropine prodotta è stata la menotropina (human Menopausal Gonadotropin, hMG), come Meropur® e Menogon®, in cui il contenuto di ormone follicolostimolante (FSH) è pari a quello di ormone luteinizzante (LH). Nel tempo sono state progressivamente introdotte sul mercato gonadotropine sempre più purificate del contenuto di LH: le più recenti sono rappresentate dall’FSH umano urinario altamente purificato (FSH-HP), come Fostimon®, e dall’FSH ricombinante (rFSH), come Gonal F® e Puregon®. Le indicazioni dei prodotti di derivazione umana, così come di quelli ricombinanti, sono simili: nella donna possono essere utilizzati in caso di anovulazione (incluso donne con sindrome dell’ovaio policistico, PCOS) o di iperstimolazione controllata delle ovaie in donne sottoposte a tecniche di riproduzione assistita; nell’uomo comprendono unicamente l’induzione della spermatogenesi in pazienti affetti da ipogonadismo ipogonadotropo. La posologia varia a seconda del farmaco e della condizione clinica della paziente: per ottimizzarne l’efficacia e la sicurezza, le rFSH devono comunque essere somministrate a un dosaggio totale più basso e per un periodo di trattamento più breve rispetto a quello generalmente impiegato per l’FSH urinario. Le evidenze più recenti relative agli aspetti di efficacia nel confronto tra FSH-HP (Fostimon) e i suoi principali competitor (l’hMG Menopur e gli rFSH Gonal F e Puregon) nella donna derivano dalla metanalisi di Al-Inany et al., dalla revisione Cochrane di van Wely et al. e dalla metanalisi di Matorras et al. Riguardo all’efficacia, per gli outcome principali di tutti e tre gli studi (tasso di nati vivi - LBR, tasso di gravidanze avanzate - OPR e rapporto OPR/LBR per donna nella metanalisi di Al-Inany et al.; nati vivi o gravidanze avanzate e gravidanze clinicamente accertate in quella di van Wely et al.; percentuale di gravidanze per ciclo di trattamento, per donna trattata e al primo ciclo di trattamento in quella di Matorras et al.) non sono emerse differenze statisticamente significative tra i due gruppi di trattamento. Unica eccezione, benché poco al di sopra del limite della significatività statistica, è stato il risultato di Matoras et al. in relazione alla percentuale di gravidanze per ciclo di trattamento nel sottogruppo di donne trattate con FSHHP e rFSH allo stesso dosaggio, che è risultata del 39% superiore per il gruppo trattato con rFSH [Rischio Relativo (RR)=1,39 con Intervallo di Confidenza al 95% (IC95%): 1,004–1,936]. L’efficacia delle FSH per l’impiego nell’uomo è stata invece valutata nella revisione Cochrane di Attia et al.: ne è emerso che tale trattamento permette di ottenere un tasso di gravidanze per coppia randomizzata significativamente maggiore rispetto al placebo o a nessuna terapia (OR=1,8; IC95% 1,03-3,17), anche nel follow-up fino a 3 mesi (OR=1,92; IC95% 1,15-3,20) e nei tassi di gravidanze ottenute spontaneamente (OR=3,99; IC95% 1,80-8,82). In relazione alla sicurezza, non si sono evidenziate differenze significative tra hMG, FSHHP e rFSH nel tasso di gravidanze multiple, nella frequenza della sindrome da iperstimolazione ovarica (Ovarian Hyperstimulation Syndrome – OHSS), nel tasso di interruzione del trattamento (cancellation rate) né nei tassi di aborto spontaneo. Per quanto riguarda, infine, l’ipotesi di trasmissione dei prioni, la pratica clinica e le evidenze epidemiologiche, così come sottolineato anche da importanti società europee e americane esperte in materia, mostrano che a oggi non esistono dati a supporto del rischio di trasmissione di malattia da prioni a seguito di iniezioni sottocutanee di gonadotropine.

Cadeddu, C., Gualano, M. R., Nicolotti, N., De Waure, C., Di Nardo, F., Sferrazza, A., La Torre, G., Lenzi, A., Ricciardi, W., Le gonadotropine umane disponibili: caratteristiche, efficacia e sicurezza, <<Quaderni dell'Italian Journal of Public Health>>, 2012; (1): 24-37 [http://hdl.handle.net/10807/36541]

Le gonadotropine umane disponibili: caratteristiche, efficacia e sicurezza

Cadeddu, Chiara;Gualano, Maria Rosaria;Nicolotti, Nicola;De Waure, Chiara;Di Nardo, Francesco;Sferrazza, Antonella;La Torre, Giuseppe;Ricciardi, Walter
2012

Abstract

La terapia gonadotropinica, basata su farmaci a base di ormoni ipofisari, è stata utilizzata efficacemente in uomini e donne per il trattamento del deficit gonadotropinico a varia eziologia, utilizzando regimi basati su derivati urinari o su ricombinanti. La prima generazione di gonadotropine prodotta è stata la menotropina (human Menopausal Gonadotropin, hMG), come Meropur® e Menogon®, in cui il contenuto di ormone follicolostimolante (FSH) è pari a quello di ormone luteinizzante (LH). Nel tempo sono state progressivamente introdotte sul mercato gonadotropine sempre più purificate del contenuto di LH: le più recenti sono rappresentate dall’FSH umano urinario altamente purificato (FSH-HP), come Fostimon®, e dall’FSH ricombinante (rFSH), come Gonal F® e Puregon®. Le indicazioni dei prodotti di derivazione umana, così come di quelli ricombinanti, sono simili: nella donna possono essere utilizzati in caso di anovulazione (incluso donne con sindrome dell’ovaio policistico, PCOS) o di iperstimolazione controllata delle ovaie in donne sottoposte a tecniche di riproduzione assistita; nell’uomo comprendono unicamente l’induzione della spermatogenesi in pazienti affetti da ipogonadismo ipogonadotropo. La posologia varia a seconda del farmaco e della condizione clinica della paziente: per ottimizzarne l’efficacia e la sicurezza, le rFSH devono comunque essere somministrate a un dosaggio totale più basso e per un periodo di trattamento più breve rispetto a quello generalmente impiegato per l’FSH urinario. Le evidenze più recenti relative agli aspetti di efficacia nel confronto tra FSH-HP (Fostimon) e i suoi principali competitor (l’hMG Menopur e gli rFSH Gonal F e Puregon) nella donna derivano dalla metanalisi di Al-Inany et al., dalla revisione Cochrane di van Wely et al. e dalla metanalisi di Matorras et al. Riguardo all’efficacia, per gli outcome principali di tutti e tre gli studi (tasso di nati vivi - LBR, tasso di gravidanze avanzate - OPR e rapporto OPR/LBR per donna nella metanalisi di Al-Inany et al.; nati vivi o gravidanze avanzate e gravidanze clinicamente accertate in quella di van Wely et al.; percentuale di gravidanze per ciclo di trattamento, per donna trattata e al primo ciclo di trattamento in quella di Matorras et al.) non sono emerse differenze statisticamente significative tra i due gruppi di trattamento. Unica eccezione, benché poco al di sopra del limite della significatività statistica, è stato il risultato di Matoras et al. in relazione alla percentuale di gravidanze per ciclo di trattamento nel sottogruppo di donne trattate con FSHHP e rFSH allo stesso dosaggio, che è risultata del 39% superiore per il gruppo trattato con rFSH [Rischio Relativo (RR)=1,39 con Intervallo di Confidenza al 95% (IC95%): 1,004–1,936]. L’efficacia delle FSH per l’impiego nell’uomo è stata invece valutata nella revisione Cochrane di Attia et al.: ne è emerso che tale trattamento permette di ottenere un tasso di gravidanze per coppia randomizzata significativamente maggiore rispetto al placebo o a nessuna terapia (OR=1,8; IC95% 1,03-3,17), anche nel follow-up fino a 3 mesi (OR=1,92; IC95% 1,15-3,20) e nei tassi di gravidanze ottenute spontaneamente (OR=3,99; IC95% 1,80-8,82). In relazione alla sicurezza, non si sono evidenziate differenze significative tra hMG, FSHHP e rFSH nel tasso di gravidanze multiple, nella frequenza della sindrome da iperstimolazione ovarica (Ovarian Hyperstimulation Syndrome – OHSS), nel tasso di interruzione del trattamento (cancellation rate) né nei tassi di aborto spontaneo. Per quanto riguarda, infine, l’ipotesi di trasmissione dei prioni, la pratica clinica e le evidenze epidemiologiche, così come sottolineato anche da importanti società europee e americane esperte in materia, mostrano che a oggi non esistono dati a supporto del rischio di trasmissione di malattia da prioni a seguito di iniezioni sottocutanee di gonadotropine.
2012
Italiano
Cadeddu, C., Gualano, M. R., Nicolotti, N., De Waure, C., Di Nardo, F., Sferrazza, A., La Torre, G., Lenzi, A., Ricciardi, W., Le gonadotropine umane disponibili: caratteristiche, efficacia e sicurezza, <<Quaderni dell'Italian Journal of Public Health>>, 2012; (1): 24-37 [http://hdl.handle.net/10807/36541]
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