Mettiti nei miei panni” è una buona pratica di role taking da anni promossa dall’Università Cattolica per favorire una cultura dell’inclusione in ambito universitario attraverso esperienze dirette e guidate. L’iniziativa propone un percorso di sensibilizzazione basato su tre dispositivi esperienziali: (1) attività di simulazione per sperimentare in prima persona limitazioni funzionali visive e motorie; (2) laboratorio sensoriale per esplorare limitazioni uditive tramite prove concrete e compiti situati; (3) momenti di sperimentazione dedicati a tecnologie e soluzioni accessibili. Le attività sono condotte con il supporto di tutor con disabilità e di volontari, in una cornice intenzionalmente educativa che mira a trasformare la “simulazione” in apprendimento riflessivo, evitando letture pietistiche e promuovendo consapevolezza critica sulle barriere (ambientali, comunicative e culturali) che condizionano la partecipazione. Il contributo descrive obiettivi, setting e potenzialità formative della pratica, discutendone la coerenza con i principi dell’educazione inclusiva e la trasferibilità in contesti universitari orientati a benessere, accessibilità e partecipazione di tutti gli studenti.
D'Alonzo, L., Semerano, A., "Mettiti nei miei panni”: buona pratica di role taking per l’educazione inclusiva in ambito universitario, <<TIFLOLOGIA PER L'INTEGRAZIONE>>, 2025; (2): 29-45 [https://hdl.handle.net/10807/327482]
"Mettiti nei miei panni”: buona pratica di role taking per l’educazione inclusiva in ambito universitario
D'Alonzo, Luigi;
2025
Abstract
Mettiti nei miei panni” è una buona pratica di role taking da anni promossa dall’Università Cattolica per favorire una cultura dell’inclusione in ambito universitario attraverso esperienze dirette e guidate. L’iniziativa propone un percorso di sensibilizzazione basato su tre dispositivi esperienziali: (1) attività di simulazione per sperimentare in prima persona limitazioni funzionali visive e motorie; (2) laboratorio sensoriale per esplorare limitazioni uditive tramite prove concrete e compiti situati; (3) momenti di sperimentazione dedicati a tecnologie e soluzioni accessibili. Le attività sono condotte con il supporto di tutor con disabilità e di volontari, in una cornice intenzionalmente educativa che mira a trasformare la “simulazione” in apprendimento riflessivo, evitando letture pietistiche e promuovendo consapevolezza critica sulle barriere (ambientali, comunicative e culturali) che condizionano la partecipazione. Il contributo descrive obiettivi, setting e potenzialità formative della pratica, discutendone la coerenza con i principi dell’educazione inclusiva e la trasferibilità in contesti universitari orientati a benessere, accessibilità e partecipazione di tutti gli studenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



