Il saggio analizza il cortocircuito normativo generato dall’introduzione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) intelligenti nel contesto lavorativo italiano. La questione centrale risiede nella difficile classificazione di tali tecnologie ai sensi dell'art. 4 della legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori): se debbano essere considerati “strumenti di controllo”, soggetti a complesse procedure di autorizzazione sindacale o amministrativa, oppure “strumenti di lavoro”, esenti da tali vincoli. L’analisi si sviluppa confrontando l’interpretazione restrittiva del potere di controllo datoriale con gli obblighi di “massima sicurezza tecnologicamente possibile” (art. 2087 c.c.) e di adozione di “assetti organizzativi adeguati” (art. 2086 c.c.), i quali spingono verso l’adozione di tecnologie avanzate. Viene inoltre esaminato l’impatto del nuovo Regolamento europeo sull'Intelligenza Artificiale (AI Act) che classifica molti di questi sistemi come “ad alto rischio”, imponendo un quadro di compliance più sofisticato e rendendo obsoleta la tradizionale dicotomia dello Statuto. Il testo propone una riflessione de jure condendo, suggerendo una riforma legislativa orientata a un approccio “AI for Good” , e delinea una procedura operativa de jure condito che i datori di lavoro possono seguire oggi per introdurre lecitamente i DPI intelligenti, integrando le normative giuslavoristiche e gli obblighi dell'AI Act.
Faioli, M., Verso un “AI for Good” sul lavoro. Riformare la l. 300/1970 per governare i DPI intelligenti, <<FEDERALISMI.IT>>, 2025; 2025 (31): 180-209 [https://hdl.handle.net/10807/325796]
Verso un “AI for Good” sul lavoro. Riformare la l. 300/1970 per governare i DPI intelligenti
Faioli, Michele
2025
Abstract
Il saggio analizza il cortocircuito normativo generato dall’introduzione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) intelligenti nel contesto lavorativo italiano. La questione centrale risiede nella difficile classificazione di tali tecnologie ai sensi dell'art. 4 della legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori): se debbano essere considerati “strumenti di controllo”, soggetti a complesse procedure di autorizzazione sindacale o amministrativa, oppure “strumenti di lavoro”, esenti da tali vincoli. L’analisi si sviluppa confrontando l’interpretazione restrittiva del potere di controllo datoriale con gli obblighi di “massima sicurezza tecnologicamente possibile” (art. 2087 c.c.) e di adozione di “assetti organizzativi adeguati” (art. 2086 c.c.), i quali spingono verso l’adozione di tecnologie avanzate. Viene inoltre esaminato l’impatto del nuovo Regolamento europeo sull'Intelligenza Artificiale (AI Act) che classifica molti di questi sistemi come “ad alto rischio”, imponendo un quadro di compliance più sofisticato e rendendo obsoleta la tradizionale dicotomia dello Statuto. Il testo propone una riflessione de jure condendo, suggerendo una riforma legislativa orientata a un approccio “AI for Good” , e delinea una procedura operativa de jure condito che i datori di lavoro possono seguire oggi per introdurre lecitamente i DPI intelligenti, integrando le normative giuslavoristiche e gli obblighi dell'AI Act.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



