Tra il 1576 e il 1587, durante gli anni della sua permanenza a Praga, Giuseppe Arcimboldi tentò di elaborare una scala di misurazione che ordinasse secondo un puntuale parallelismo le relazioni intercorrenti fra toni e colori; e sarebbe effettivamente giunto a creare una sorta di notazione cromatica da utilizzarsi per suonare uno speciale strumento a pizzico in grado di trasporre la musica in valori visivi, pittorici. Anche prescindendo dagli esiti artistici e filosofici di simili tentativi, gli esperimenti compiuti da Arcimboldi ebbero il merito di stimolare la ricerca sulla cromatica, da cui fioriranno nei secoli successivi numerosi e diversi frutti: nell'ambito strettamente scientifico gli studi di ottica e le teorie dei complementari; ma anche, in un terreno per così dire di confine, tutta quella serie di "organi a colori" o "pianoforti luminosi" che vanno dal settecentesco "clavecin oculaire" del gesuita padre Castel fino al XX secolo, con il "clavier à lumières" di Skrjabin e moltissimi altri marchingegni del genere.
Bolpagni, P., Arcimboldo. Bizzarrie cromatiche, <<AMADEUS>>, 2011; (Marzo): 52-54 [http://hdl.handle.net/10807/32463]
Arcimboldo. Bizzarrie cromatiche
Bolpagni, Paolo
2011
Abstract
Tra il 1576 e il 1587, durante gli anni della sua permanenza a Praga, Giuseppe Arcimboldi tentò di elaborare una scala di misurazione che ordinasse secondo un puntuale parallelismo le relazioni intercorrenti fra toni e colori; e sarebbe effettivamente giunto a creare una sorta di notazione cromatica da utilizzarsi per suonare uno speciale strumento a pizzico in grado di trasporre la musica in valori visivi, pittorici. Anche prescindendo dagli esiti artistici e filosofici di simili tentativi, gli esperimenti compiuti da Arcimboldi ebbero il merito di stimolare la ricerca sulla cromatica, da cui fioriranno nei secoli successivi numerosi e diversi frutti: nell'ambito strettamente scientifico gli studi di ottica e le teorie dei complementari; ma anche, in un terreno per così dire di confine, tutta quella serie di "organi a colori" o "pianoforti luminosi" che vanno dal settecentesco "clavecin oculaire" del gesuita padre Castel fino al XX secolo, con il "clavier à lumières" di Skrjabin e moltissimi altri marchingegni del genere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.