L’articolo esplora il concetto agostiniano di bellezza come esperienza che unisce sensibilità e intelletto, orientando l’anima verso Dio. Partendo dalla celebre confessione “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova…”, l’autrice mostra come Agostino passi dall’attrazione per le bellezze sensibili alla scoperta di una pulchritudo autentica, intellegibile e ordinata, che rimanda all’eterna Bellezza divina. La bellezza del creato è segno e voce che parla solo a chi l’ama disinteressatamente; non è fine a sé stessa, ma via verso verità e bene. Agostino lega la bellezza a principi ontologici come armonia, proporzione e unità, presenti in ogni creatura. Essa ha anche una dimensione soteriologica: risveglia dal torpore e orienta all’Assoluto, pur essendo ambigua e soggetta a idolatria se ridotta a mero fascino sensibile. La piena rivelazione della Bellezza è in Cristo, la cui gloria paradossale culmina nella croce: bellezza redentiva fondata sull’amore che salva. In un contesto contemporaneo che spesso riduce la bellezza a gusto soggettivo, Agostino propone una visione esigente e trasformante: la bellezza vera è apertura, comunione e cammino verso Dio, capace di educare lo sguardo e il desiderio, e di far cogliere l’invisibile nel visibile.
Muller, P. A. M., La vera bellezza non chiede possesso ma ci conduce all'amore autentico, <<AVVENIRE>>, 2025-07-30 [https://hdl.handle.net/10807/320416]
La vera bellezza non chiede possesso ma ci conduce all'amore autentico
Muller, Paola Anna Maria
2025
Abstract
L’articolo esplora il concetto agostiniano di bellezza come esperienza che unisce sensibilità e intelletto, orientando l’anima verso Dio. Partendo dalla celebre confessione “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova…”, l’autrice mostra come Agostino passi dall’attrazione per le bellezze sensibili alla scoperta di una pulchritudo autentica, intellegibile e ordinata, che rimanda all’eterna Bellezza divina. La bellezza del creato è segno e voce che parla solo a chi l’ama disinteressatamente; non è fine a sé stessa, ma via verso verità e bene. Agostino lega la bellezza a principi ontologici come armonia, proporzione e unità, presenti in ogni creatura. Essa ha anche una dimensione soteriologica: risveglia dal torpore e orienta all’Assoluto, pur essendo ambigua e soggetta a idolatria se ridotta a mero fascino sensibile. La piena rivelazione della Bellezza è in Cristo, la cui gloria paradossale culmina nella croce: bellezza redentiva fondata sull’amore che salva. In un contesto contemporaneo che spesso riduce la bellezza a gusto soggettivo, Agostino propone una visione esigente e trasformante: la bellezza vera è apertura, comunione e cammino verso Dio, capace di educare lo sguardo e il desiderio, e di far cogliere l’invisibile nel visibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



