Matrimonio "per prova" e risarcimento del danno

This note offers a critical analysis of a recent decision by the Italian Supreme Court, which denied compensation to a spouse who was unaware that the other party had entered into the marriage solely as a temporary “trial”. In its ruling, the Court prioritized the protection of individual autonomy – specifically, the freedom of the spouse who approached the marital bond with a unilateral mental reservation. However, this emphasis came at the expense of the relational dimension of marriage and the duties it entails: both pre-contractual obligations, such as the duty of disclosure, and obligations arising within the marriage itself, such as the reciprocal duty of moral support. Significantly, the judgment also signals a move beyond the so-called contractualist paradigm of marriage – which has often been framed as a manifestation of the broader “privatization” of marriage – in favor of an interpretive framework rooted in the language of fundamental rights. In response, this note advocates for a neo-institutional framework that better reflects the distinctive legal character of marriage within the Italian legal system, as compared to less formal forms of cohabitation. Such a framework, it is argued, provides a more coherent basis for assessing both the systemic implications of the marital bond and the nature of the liability arising from its breach.

La nota esamina criticamente la decisione alla quale è pervenuta la Cassazione circa l’irrisarcibilità del danno lamentato dal coniuge ignaro dell’intenzione dell’altro di contrarre matrimonio solo come “prova” temporanea. La Cassazione ha insistito sulla salvaguardia di una sfera di libertà del coniuge che al vincolo si è accostato con una riserva mentale unilaterale, ma al prezzo di uno svilimento della natura relazionale del matrimonio e degli obblighi che esso fonda, sia prima dello scambio di promesse forti (obblighi di informazione), sia in costanza del rapporto (tra cui, l’obbligo reciproco di assistenza morale). Per tale ragione, nella sentenza si rileva anche un superamento della lettura del matrimonio secondo il paradigma cosiddetto contrattualistico, che pure è stato tipicamente presentato come espressione della cosiddetta “privatizzazione” del matrimonio, in favore di uno invece ricavato dal linguaggio dei diritti fondamentali. La nota suggerisce un inquadramento della vicenda entro una concezione cosiddetta neo-istituzionale, che valorizzi la specificità del vincolo matrimoniale, distinto nel nostro ordinamento da altre forme meno impegnative di convivenza, sottolineandone le implicazioni sul piano sistematico e i riflessi in punto di natura della responsabilità.