Se per lungo tempo il mancato riconoscimento degli specifici bisogni formativi dei minori con disabilità mentale ha portato gli stessi a essere reclusi insieme ai cosiddetti “folli” all’interno dei manicomi italiani, a fine Ottocento tale pratica ha subito un graduale ma incessante arresto. Per l’accoglienza di coloro che venivano definiti “idioti”, “frenastenici” e “deficienti”, e soprattutto nei casi in cui il deficit era particolarmente grave, vennero progressivamente istituite realtà residenziali che avvicinavano il soggetto tanto dal punto di vista clinico, quanto da quello educativo. Sul territorio emiliano, ad esempio, con il fine di fornire una valida alternativa ai minori deficienti costretti a misere condizioni di sussistenza nei frenocomi della zona, fu inaugurato nel 1899 l’Istituto medico-pedagogico di San Giovanni in Persiceto, nel giro di pochi anni trasferito a Bertalia. Quando nel 1917 l’Istituto fu chiuso, si presentò la necessità di proseguire nell’opera educativa a favore dei frenastenici. Per tale ragione, nel 1921 aprì a Reggio Emilia la Colonia-scuola “Antonio Marro”. Avviata sotto la gestione amministrativa e sanitaria del manicomio “San Lazzaro”, e confinante con i suoi padiglioni, la Colonia adottò un approccio integrale a favore dei suoi allievi (sia maschi che femmine), curati nel fisico, educati nella morale, attrezzati con gli elementi base del sapere e avviati a un mestiere. Alla luce delle ancora piuttosto ampie lacune storiografiche nel campo dell’educazione speciale, la ricerca vuole contribuire ad approfondire l’esperienza reggiana, con il fine precipuo di verificare in quali forme e modalità si sia concretizzata la collaborazione fra medicina e pedagogia nei primi due decenni di attività dell’Ente. Un’iniziale analisi del tema, difatti, ha evidenziato come già all’atto di ammissione gli allievi venissero sottoposti a un duplice esame. Da un lato, il medico preposto si occupava di sondare la sfera fisiologica e anamnestica del minore; dall’altro, era invece affidato al personale docente il compito di sottoporre il bambino a un vero e proprio “interrogatorio”, per una prima rilevazione del suo stato mentale e morale. In aggiunta, l’affondo storico qui proposto consentirà di conoscere la tipologia di test intellettivi utilizzati nella struttura, altra questione che ancora necessita – su un piano più esteso dell’esperienza emiliana – di approfondite attenzioni storiografiche. L’indagine storico-educativa sulla Colonia “Marro” si appoggerà – oltre che sulle già edite pubblicazioni sulla storia dell’Ente – anche sulle cartelle personali degli allievi conservate nell’Archivio dell’ex Ospedale psichiatrico “San Lazzaro”, situato presso la Biblioteca Scientifica “Carlo Livi” di Reggio Emilia.
Debe', A., Tra medicina e pedagogia: la storia della Colonia “Marro” di Reggio Emilia nelle cartelle dei suoi allievi frenastenici (1921-1940), in Ricerca, servizi, politiche territoriali pedagogiche. Trasformative, innovative, emancipative, (Siena, 22-23 February 2024), Pensa MultiMedia, Lecce 2025: 65-71 [https://hdl.handle.net/10807/317718]
Tra medicina e pedagogia: la storia della Colonia “Marro” di Reggio Emilia nelle cartelle dei suoi allievi frenastenici (1921-1940)
Debe', Anna
2025
Abstract
Se per lungo tempo il mancato riconoscimento degli specifici bisogni formativi dei minori con disabilità mentale ha portato gli stessi a essere reclusi insieme ai cosiddetti “folli” all’interno dei manicomi italiani, a fine Ottocento tale pratica ha subito un graduale ma incessante arresto. Per l’accoglienza di coloro che venivano definiti “idioti”, “frenastenici” e “deficienti”, e soprattutto nei casi in cui il deficit era particolarmente grave, vennero progressivamente istituite realtà residenziali che avvicinavano il soggetto tanto dal punto di vista clinico, quanto da quello educativo. Sul territorio emiliano, ad esempio, con il fine di fornire una valida alternativa ai minori deficienti costretti a misere condizioni di sussistenza nei frenocomi della zona, fu inaugurato nel 1899 l’Istituto medico-pedagogico di San Giovanni in Persiceto, nel giro di pochi anni trasferito a Bertalia. Quando nel 1917 l’Istituto fu chiuso, si presentò la necessità di proseguire nell’opera educativa a favore dei frenastenici. Per tale ragione, nel 1921 aprì a Reggio Emilia la Colonia-scuola “Antonio Marro”. Avviata sotto la gestione amministrativa e sanitaria del manicomio “San Lazzaro”, e confinante con i suoi padiglioni, la Colonia adottò un approccio integrale a favore dei suoi allievi (sia maschi che femmine), curati nel fisico, educati nella morale, attrezzati con gli elementi base del sapere e avviati a un mestiere. Alla luce delle ancora piuttosto ampie lacune storiografiche nel campo dell’educazione speciale, la ricerca vuole contribuire ad approfondire l’esperienza reggiana, con il fine precipuo di verificare in quali forme e modalità si sia concretizzata la collaborazione fra medicina e pedagogia nei primi due decenni di attività dell’Ente. Un’iniziale analisi del tema, difatti, ha evidenziato come già all’atto di ammissione gli allievi venissero sottoposti a un duplice esame. Da un lato, il medico preposto si occupava di sondare la sfera fisiologica e anamnestica del minore; dall’altro, era invece affidato al personale docente il compito di sottoporre il bambino a un vero e proprio “interrogatorio”, per una prima rilevazione del suo stato mentale e morale. In aggiunta, l’affondo storico qui proposto consentirà di conoscere la tipologia di test intellettivi utilizzati nella struttura, altra questione che ancora necessita – su un piano più esteso dell’esperienza emiliana – di approfondite attenzioni storiografiche. L’indagine storico-educativa sulla Colonia “Marro” si appoggerà – oltre che sulle già edite pubblicazioni sulla storia dell’Ente – anche sulle cartelle personali degli allievi conservate nell’Archivio dell’ex Ospedale psichiatrico “San Lazzaro”, situato presso la Biblioteca Scientifica “Carlo Livi” di Reggio Emilia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



