Il 2024 è stato l’anno della svolta per diverse banche centrali, che hanno abbandonato la politica restrittiva introdotta due anni fa per fare fronte alle pressioni inflazionistiche, ormai largamente rientrate. Negli USA, il processo di disinflazione è finora avvenuto senza significativi contraccolpi sull’attività economica e sul mercato del lavoro (soft landing). In prospettiva, un freno al percorso di riduzione dei tassi di policy potrebbe venire dalla politica fiscale espansiva, dalla ripresa del protezionismo e dalla politica anti-immigrazione annunciati da Trump: tutte politiche che, se venissero attuate, rappresenterebbero altrettanti fattori inflazionistici. Nell’area euro, il quadro congiunturale è più fragile rispetto agli USA, per la debolezza dei consumi e degli investimenti. In presenza di un tasso di inflazione che converge verso l’obiettivo del 2%, ci si attende che la Bce prosegua nel suo percorso di riduzione dei tassi di policy. Intanto prosegue la normalizzazione dell’assetto operativo delle banche centrali, con il graduale riassorbimento dell’eccesso di liquidità accumulato negli anni del quantitative easing. Al contrario della Fed e della Bank of England, la Bce non ha ancora definito completamente il suo nuovo assetto operativo: anche dopo la revisione del marzo scorso, rimangono alcuni aspetti da chiarire. Le regole interne all’Eurosistema prevedono la condivisione, tra le banche centrali nazionali, dell’onere di interessi pagati alle banche della zona euro sui saldi depositati sulla deposit facility. In presenza di una ampia liquidità e di tassi di interesse tuttora elevati, questo meccanismo implica rilevanti sussidi incrociati tra i paesi membri. La Germania è il maggiore beneficiario di questa redistribuzione, mentre l’Italia è il maggiore contributore netto.
Baglioni, A. S., Politica monetaria: uscita dalla fase restrittiva e normalizzazione dell'assetto operativo, <<OSSERVATORIO MONETARIO>>, 2024; (3): 53-72 [https://hdl.handle.net/10807/312963]
Politica monetaria: uscita dalla fase restrittiva e normalizzazione dell'assetto operativo
Baglioni, Angelo Stefano
2024
Abstract
Il 2024 è stato l’anno della svolta per diverse banche centrali, che hanno abbandonato la politica restrittiva introdotta due anni fa per fare fronte alle pressioni inflazionistiche, ormai largamente rientrate. Negli USA, il processo di disinflazione è finora avvenuto senza significativi contraccolpi sull’attività economica e sul mercato del lavoro (soft landing). In prospettiva, un freno al percorso di riduzione dei tassi di policy potrebbe venire dalla politica fiscale espansiva, dalla ripresa del protezionismo e dalla politica anti-immigrazione annunciati da Trump: tutte politiche che, se venissero attuate, rappresenterebbero altrettanti fattori inflazionistici. Nell’area euro, il quadro congiunturale è più fragile rispetto agli USA, per la debolezza dei consumi e degli investimenti. In presenza di un tasso di inflazione che converge verso l’obiettivo del 2%, ci si attende che la Bce prosegua nel suo percorso di riduzione dei tassi di policy. Intanto prosegue la normalizzazione dell’assetto operativo delle banche centrali, con il graduale riassorbimento dell’eccesso di liquidità accumulato negli anni del quantitative easing. Al contrario della Fed e della Bank of England, la Bce non ha ancora definito completamente il suo nuovo assetto operativo: anche dopo la revisione del marzo scorso, rimangono alcuni aspetti da chiarire. Le regole interne all’Eurosistema prevedono la condivisione, tra le banche centrali nazionali, dell’onere di interessi pagati alle banche della zona euro sui saldi depositati sulla deposit facility. In presenza di una ampia liquidità e di tassi di interesse tuttora elevati, questo meccanismo implica rilevanti sussidi incrociati tra i paesi membri. La Germania è il maggiore beneficiario di questa redistribuzione, mentre l’Italia è il maggiore contributore netto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.