Luciano Anceschi accoglie tra i sei poeti della sua celebre antologia anche Roberto Rebora (1910-1952) e, in particolare, alcune sue poesie della raccolta Dieci anni (1950). Una definizione ritenuta da Rebora «casuale», «limitativa», e che egli sente di dover rifiutare «completamente». Se da una parte, la sua anima lombarda si riflette nel paesaggio bagnato dall’acqua e nella quotidianità degli oggetti, dall’altra, si fa spazio un lessico frammentato, essenziale, reticente. Come ha ricordato Carlo Bo, infatti, Rebora è stato «il più puro dei poeti» italiani del Novecento, coltivando in solitudine e in silenzio la sua vocazione, senza rientrare mai in nessun gruppo o in una qualche scuola.
Geremia, L., Roberto Rebora e il "rifiuto" della Linea lombarda, <<TESTO>>, 2024; XLV (88, 2): 73-82. [doi:10.19272/202405502006] [https://hdl.handle.net/10807/310477]
Roberto Rebora e il "rifiuto" della Linea lombarda
Geremia, Lucia
2024
Abstract
Luciano Anceschi accoglie tra i sei poeti della sua celebre antologia anche Roberto Rebora (1910-1952) e, in particolare, alcune sue poesie della raccolta Dieci anni (1950). Una definizione ritenuta da Rebora «casuale», «limitativa», e che egli sente di dover rifiutare «completamente». Se da una parte, la sua anima lombarda si riflette nel paesaggio bagnato dall’acqua e nella quotidianità degli oggetti, dall’altra, si fa spazio un lessico frammentato, essenziale, reticente. Come ha ricordato Carlo Bo, infatti, Rebora è stato «il più puro dei poeti» italiani del Novecento, coltivando in solitudine e in silenzio la sua vocazione, senza rientrare mai in nessun gruppo o in una qualche scuola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.